Ieri 6 novembre, c’è stato in Belgio il primo sciopero generale del 2014 contro le misure dette di “austerità” decretate dal nuovo governo federale di destra, scauturito dalle ultime elezioni di qualche mese fa. Esse hanno visto la sinistra battuta al livello nazionale, dopo molti decenni al potere con i suoi socialisti. Un altro sciopero generale è già programmato tra un mese. La manifestazione di ieri ha visto sfilare a Bruxelles più di 100.000 scioperanti ( non male per un piccolo paese non più grande della Lombardia !) chiamati e condotti dai sindacati. Sciopero politico ? Certamente. Già da parecchi decenni, la maggior parte degli scioperi e delle manifestazioni lo sono. Violenze si sono ancora una volta prodotte nella giornata : si sono resi necessari vari interventi della polizia, particolarmente con gas lacrimogeni e pompe d’acqua.
Anche nella «ricca» Germania c’è stato uno sciopero proprio ieri nelle ferrovie. La settimana scorsa è stato il turno dell’Italia in cui uno sciopero generale ha radunato un milione di manifestanti a Roma. Un altro sciopero generale è anche previsto per il mese prossimo nello Stivale… L’autunno caldo annunciato dai sindacati e i partiti europei di sinistra è ben avviato. In tutta la sua illegittimità.
Negli Stati Uniti, si sono appena svolte le elezioni di mezzo termine e, come nei tre paesi citati nell’ultimo anno, per un totale di centinaia di milioni di elettori. Esse hanno portato ai governi di coalizione di destra con il mandato di far fronte, d’appertutto e veramente, alla gigantesca crisi economica in Occidente. Stesso scenario in Francia dove il presidente Hollande e il suo governo socialista sono stati nettamente battuti (come del resto in USA in cui il presidente Obama, sempre di sinistra, è rimasto completamente isolato). In definitiva, anche se in largo ritardo, maggioranze di popoli appartenenti all’ex-welfare a gogo si sono decise a invertire le loro tendenze spendaccione e stataliste che hanno prodotto e aggravato la crisi economica.
Perché allora questi scioperi politici e legali ma, come vedremo, illegittimi? Siccome tutti questi popoli hanno appena votato, esprimendosi democraticamente nel segreto dell’urna, i sindacati intervengono al di fuori della linea e della logica democratiche con il loro strumento dello sciopero raddoppiato con manifestazioni pubbliche. E questo, secondo una certa tradizione realmente totalitaria da più di un centinaio d’anni. Il tutto con il corollario di possibili e probabili violenze. In ogni caso, questi sindacati dilagano sistematicamente, «raddoppiando» il loro voto legale compiuto in compagnia di tutti gli altri cittadini. È in questa funzione di doppia ed esclusiva rappresentanza di classe dei lavoratori votanti e, allo stesso tempo, manifestanti, che si concretizza l’illegittimità della loro pratica, fondativa e operativa. I sindacati sono sempre stati, e sono diventati sempre più, dei partiti extra-parlamentari. Così, nelle competizioni elettorali della nostra era nichilista, allorquando i partiti e i governi statalisti sono battuti (come attualmente), possono sempre rifarsi con la pressione degli scioperi e delle manifestazioni… Questa concezione bellica era e resta assolutamente congeniale a quella che veniva chiamata, nell’ideologia leninista, la strategia della «cinghia di trasmissione» tra i partiti rivoluzionari e le masse proletarie dette «comuniste», per la presa del potere e l’instaurazione della dittatura del proletariato. In altri termini, si tratta di un anarco-sindacalismo il cui obiettivo non è la difesa degli interessi dei lavoratori subordinati nell’impresa, ma quello della «lotta di classe» generale per giungere ad una sociétà socialista e comunista.
Ora questa concezione non è più ufficialmente d’attualità e non è più teoricamente affermata nelle nostre società dette democratiche. E questo da una cinquantina d’anni in cui si è abbondantemente legiferato anche con norme perfino pleonastiche. Soprattutto dopo il fallimento confessato del comunismo nel 1989. Ma i sindacati, con la loro pratica economicistica e politicamente inaccettabile (extra-democratica), riproducono siffatta visione sociale che non ha nessuna ragione di esistere legittimamente: essa non l’ha mai avuta, del resto, se non come azione di difesa nell’impresa (e nel suo settore)! Che si pensi, in sovrappiù, all’idea del lavoro che questa ideologia particolarmente fraudolenta veicola contro la gratuità ontologica e socialmente indispensabile (indipendentemente dalla sua rimunerazione massimale possibile). E che non si dimentichi che la finalizzazione vocazionale e intrinsecamente trascendente del lavoro è necessaria a tutta la salvezza umana.
Per non parlare, oggi, del fatto che fare sciopero è sempre contro l’interesse, anche immediato, dei lavoratori stessi : essi impoveriscono la società e si impoveriscono, non solamente per le giornate scioperate, ma nell’idea stessa del senso della vita.
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