La “visita” del Papa in Belgio si è svolta, come tutte le altre 45, in modo ormai “apostatica” piuttosto che… apostolica (come riferito dal grande Aldo Maria Valli). Il primo ministro belga, nel suo saluto d’accoglienza dopo quello del re, ha sottolineato due cose emblematiche, forse inconsapevolmente: che il Paese belga è sempre più in “unità” con l’intento generale – in sostanza – del Cattolicesimo papale; e poi che, in quanto capo governativo, poteva augurare al Pontefice ospite che solo un sempre più sottinteso successo “civile”: per il detto sincretismo delle “religioni” riunite. Le due cose non ne costituiscono che una sola: l’eresia modernista già avanzata e molto in incognito per tutti!

Il Paese Belgio, ora classificato come leader del modernismo nell’orribile e mondialista secolarizzazione, costituisce il vero fautore dell’attuale unità moderna tra il l’apostasia cattolica e il processo costruttivista della “religione civile”: falsa, mondialista e totalitaria Anche i Paesi Bassi, nel loro appena iniziato processo di parziale e prevedibilmente molto lungo rinsavimento, hanno ceduto lo scettro della loro scemenza pure trans-modernista. Anche per merito supplettivo delle sedi bruxellesi e terrificanti (perfino anti-democratiche) dell’Unione Europea e NATO, sebbene alquanto ferite dalle ultime elezioni politiche… Ragione per cui il Belgio è ora incontrastato leader mondiale e mondialista dell’immanentismo. La Chiesa bergogliana l’ha quasi raggiuta in questo almeno controverso e non nobile primato, ottenuto non certo per merito. Ma per difetto: la “selezione negativa”, di cui si parlava già all’inizio degli anni ’70, è giunta al suo culmine in ogni Paese del mondo detto avanzato: per cui si vince oggi sempre per demerito. L’unità tra Chiesa e Belgio, vagamente e ambiguamente ricordata dal primo ministro del piccolo e artificiale reame multilingue e multiculturale, dalla sua fondazione, appartenente alla famiglia belga e fiamminga di politici De Croo, è così spiegabile non per merito proprio, ma per convergenza di vera e moderna… barbarie postmoderna. Definita dagli orrori del trans-umanesimo di punta che ora minaccia tutta la Terra. Perdipiù in preda a… giocare, da parte soprattutto dell’Occidente europeo, con la guerra nucleare come se si fosse tutti davanti ad una consolle ludica ed oziosamente edonista!
Si tratta del colmo della scemenza, dunque, come dimostrazione tranquillamente asfissiante dell’idiozia sostanziata. Essa l’ha si è avuta nell’incontro all’Università (quella francofona).di Lovanio. Nell’incontro con i cosiddetti professori e studentame vario, i quali si sono infine scatenati in diretta televisiva, in un festival d’innumerevoli citazioni dell’enciclica “Laudato si’”, di fronte al Papa Francesco (autore del documento “ambentialista”!) e davanti a una serie di cardinali e vescovi perplessi e basiti! I quali non si sono minimamente uniti agli applausi scroscianti dei tremila universitari presenti ignoranti e arrogantemente atteggiati…

L’eresia modernista, sommamente definita già più di un secolo fa, da Papa san Pio X, non è mai apertamente schierata con il perenne luciferismo: ossia l’idolatria dell’orgoglio solo “umanista”. Esso è piuttosto sempre mescolato con la prassi “interna” ora detta cattolica
La teologia della storia, si sa, tratta da sempre degli avvenimenti dal punto di vista escatologico, in particolar modo cattolico. E con lo scenario fisso e realistico della lotta imperitura tra il piano divino della Trinità e quello opposto e immanentista di Satana. Che, in ogni tempo, non fa altro che proporre la follia umana, ben preparata dalla pratica sfrenata del Peccato originale, con le scempiaggini irreligiose più disastrose. Tutte riassunte anche nella “Lettera al Papa” letta con cipiglio arrogante e consegnata direttamente al Pontefice dai tremila studenti e indegni professori della gloriosa Università di Louvain-la-Neuve: ben separata da quella fiamminga di Leuven dal ‘68; però altrettanto post-modernista e pronta a inenarrabili vicende mostruose, anche prossime venture. Da 600 anni dalla sua fulgida fondazione, la famosa università, in altri tempi bilingue, celebre nel mondo intero, ha percorso i suoi ultimi cento anni crogiolandosi nel più assurdo modernismo cui son riusciti a sfuggire pochissimi, vituperati e pure alquanto perseguitati professori, detti “tradizionalisti”, della Tradizione di splendida bellezza.
Tra questi è sempre da ricordare il cardinale belga vallone, Julien Ries, nominato a portare il cappello cardinalizio, però in extremis da Papa Benedetto XVI.  E solo pochi mesi prima di presentarsi al cospetto di Dio per la sua ben meritata eternità. Non aveva aspettato ad allinearsi – il semplice e umile prete ricercatore per tutta la vita in antropologia religiosa (riconosciuto valentissimo dai grandi luminari della specialità, come il francese Claude Lévi-Strauss) – per sostenere senza alcuna ambiguità la Dottrina della Chiesa cattolica della Tradizione. Contrariamente agli innumerevoli modernisti cosiddetti docenti, sempre a cavallo di tutte le ambiguità e le affermazioni blasfeme, contro ovviamente la Rivelazione e il Magistero della Chiesa infallibile. I Cattolici che continuamente scrutano pure l’attuale Pontefice per sorprenderlo nelle sue frequenti dichiarazioni sacrileghe, avranno sempre pochissime occasioni di coglierlo in fallo perfettamente eretico. Nella maggiorr parte dei casi, all’occorrenza praticamente con consuetudine settimanale, le sue innumerevoli affermazioni completamente eterodosse, sempre reiterate, sono per così dire costantemente “compensate” da asserzioni perentorie apparentemente tradizionali. Se non veramente opposte, almeno finto-contradittorie… Per alimentare il famoso “dibattito detto pluralista” anche interno alla Chiesa romana. In cui la predominanza deve essere sempre assicurata dalla cosiddetta “prassi” abitualmente acefala. Protestantizzante, ovviamente!

L’eccesso di enfasi, ancora riservato ai peccati per gli abusi sessuali del clero infedele alla sua divina vocazione, ormai serve a nascondere le derive deviazioniste modaiole – ben gravi e frequenti sul piano dottrinale! – di cui non si parla mai nell’establishment papalino
La prassi iniziata, o meglio ampliata fino al grottesco irrealista, di “chiedere perdono al mondo” peccaminoso, pure delle false chiese fallaci, è stata quasi inaugurata da Papa Giovanni Paolo II. Tutte le altre religioni non finiscono pressappoco di stupirsi per cotanta falsa “contrizione”: da loro mai condivivisa e mai richiesta, come nemmeno immaginata. L’esagerazione falsamente “penitenziale” degli ultimi Papi è, infatti, inversamente proporzionale alla spesso inesistenza dell’indispensabile pentimento autentico per ottenere il perdono evangelico (di sola competenza divina!). Per cui la Misericordia infinita di Dio non può assolutamente darsi.
Ormai è “prassi comune” eccedere nel contrario. Solo l’ormai scontata lassitudine nel giustificare ranherianamente il peccato (non riconosciuto veramente tale!) può giustificare siffatta pratica – perfino contraria intrinsecamente alla Creazione! – nella perversa e incline all’eresia endemica del Cattolicesimo modernista. La moda della falsa modestia e dell’auto accusa a gogo ha raggiunto l’impressione massificata, pure di dismisurate colpe. Ed è diventata simmetrica alla ormai notoria leggerezza con cui si interpretano gli stessi peccati nella norma detta “umana” e “normalizzata” dei comportamenti dell’”accettabilità dottrinale”.
Come se il disordine sessuale e omosessuale non fossero una unica patologica malattia dell’anima, anche endemicamente  indotta!
Così la Misericordia divina diviene il consue” a buon mercato della generosità cattolicheggiante, gratuitamente o quasi. Non che si debba giustificare la mancanza di Fede del clero, ma tali pratiche eccedentarie e ossessivamente ripetitive finiscono per amplificare, oltre la realtà statistica, la fedeltà di santificazione eroica e martire del sacerdozio cattolico. Con lo scopo, ben nascosto del resto, di sminuire o annullare, superficialmente e imperdonabilmente, il sacrificio insegnato e ribadito dal Magistero ecclesiale: nel Cristianesimo dell’applicazione divina dei sette santi Sacramenti. E solo sempre più solitariamente praticati dall’ortodossia cattolica e santificante.
Sola grande notizia, felicemente sorprendente, è stata la nota – eccezionale e veramente acclamativa – comunicata da Papa Francesco relativa all’inizio del processo di beatificazione di re Baldovino: soprattutto per la sua decisione di abdicare (il Parlamento belga aveva poi commutato la scelta del monarca (sebbene costituzionale) per una “sospensione di due giorni”, piuttosto che sottomettere il grande regnante alla “vergogna della sua firma” (come aveva ripetutamente affermato) per l’approvazione legale dell’”aborto di Stato”.

Il dilemma ancora incompreso della Chiesa: continuare a propagandare il modernismo della “religione civile”, mondialista e totalitaria; oppure ri-evangelizzarsi separandosi dal mondo, da sempre infernale. Col gravissimo problema della scemenza endemica!
Tutti gl’innumerevoli politicisti cattolici attuali, con la fregola dello scontato e attivistico ben leninista “Che fare?”, di fronte alla più grave crisi della Chiesa cattolica nella storia, dovrebbero sapere che la risposta al loro inutile quesito è: “Niente! Non bisogna fare niente, salvo sempre, e soprattutto ora, convertirsi”. Sia particolarmente rispetto a se stessi che per la Chiesa apostolica e romana, nelle sue maggioritarie, traviate e deviate gerarchie!
Certo bisogna risolvere detta e ridetta crisi storica, ma a partire dalla sua vera soluzione: ossia dalla radice del suo smarrimento. Consistente nel fatto che “il principio del Verbo”, nel prologo del Vangelo di san Giovanni, ovvero “il Logos che si è fatto carne”, è stato negato e approvato, nella sua più folle assurdità, dalla maggioranza del suo ”ex-popolo di Dio con i suoi pastori anche massimi ”. I quali al vertice, non finiscono di tentare di sostituire – col relativismo opinionistico, pseudo-filosofico ribelle oltreché rivoluzionario, ovvero del falso pensiero antropocentrico e relativista – la sempiterna realtà della divina Creazione continua.
Da mezzo millennio, progressivamente, la Verità non meno che eterna è stata calpestata, fino alla derisione, dall’opinionismo soggettivista che ha imbrigliato filosoficamente la Salvezza: tra gl’indifferenti pareri esistenziali dell’immanentismo indifferenzialista dell’erroneo pensiero puramente speculativo. Quello dell’uomo orgoglioso di divenire Dio.
Questa volta come nell’episodio della Genesi, a proposito della Torre di Babele con il fenomeno, ahimé da secoli reiterato, dell’endemica dissennatezza masochista.
Contraria a considerarsi invece felicemente Creatura divina e umilmente veramente religiosa!
Per questo, non ci resta che pregare ancor più e frequentare assiduamente i Sacramenti.

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