Infatti Weber, secondo la concezione protestante della politica vitale, pensava alla non redenzionabilità dell’uomo schiavizzato implacabilmente dal suo Peccato originale. Quindi anche all’impossibilità di poter risolvere il problema morale centrale della politica! Ancora oggi cruciale
Dubito moderatamente che il suicidio del sociologo-filosofo Max Weber possa essere ridotto alla sola motivazione addotta dal celebrato Massimo Cacciari, anche se tutte le motivazioni “filosofiche” sembrerebbero poter essere sufficienti per giustificare la propria messa a morte. Ma prima di approfondire questo tema, mi preme sottolinearne il precedente, forse di stimolo iniziale anche per Weber, alla fine della prima guerra mondiale, riguardante la politica come “attività professionale permanente” per ogni uomo attivo nel sociale operativo. La sua definizione di “professionista della politica” mi ha trovato sempre d’accordo pure se ho poi fatto l’imprenditore come vocazione.
Ne ho però tratto l’ispirazione dall’esempio di don Giussani, che avevo seguito appassionatamente da giovane, a partire dal ’61-‘62 a Milano al Raggio Comasina. Il prete brianzolo, mi era parso quasi subito come un grande “imprenditore ecclesiale”: un fondatore e produttore di rara ricchezza spirituale, nel campo non solo della teologia viva e della generazione professionale dell’opulenza intellettivamente salvifica. Era per me il primo vero incontro con l’idea d’imprenditorialità come primo impegno naturale per ogni uomo da verificare. Già lavoravo come apprendista elettromeccanico in una grande ditta alla riparazione dei tram, conoscendo così pure da vicino e direttamente un vero “impreditore”, un grande costruttore di Chiesa. Già un paio di anni dopo, vedevo circolare nel tram che prendevo per andare al lavoro, giovani che come me leggevano avidamente un libro dalla copertina verde che lo strano prete-educatore aveva raccomandato non solo di leggere, intitolato “Costruire la Chiesa”!
La sua posizione complessiva, che allora avevo definito approssimativamente “economica”, riguardante la sua intrapresa religiosa a cui ero stato attirato, era delle meno “fortunate”, anche ecclesialmente. Il suo solo “capitale” di partenza era una Fede che non avevo mai incontrato nei preti della prima infanzia dell’Abruzzo dove ero nato. Oppure a Varese dove i miei genitori mi avevano portato con loro come immigrati, o a Milano dove eravamo finiti per lavoro, ormai in famiglia completa di cinque… poveri. Osteggiato anche esplicitamente dai parroci della diocesi, il giovane prete ambrosiano si prodigava, con la coscienza del “niente” (parola che utilizzava spessissmo riguardo alla sua persona), per dare origine, procreare e sviluppare il suo movimento di Gioventù Studentesca d’”ambiente”. Di cui il mio Raggio di periferia cittadina, era riservato ai lavoratori giovani locali, col titolo scontato di movimento Giovani Lavoratori).
L’idea di Weber sul Lavoro, la stessa dal punto di vista non solo funzionale di pura produzione della ricchezza, ma proprio di tutta la sua vocazionalità esistenziale, mi era subito parsa la medesima – naturalmente questo molti anni più tardi – nella filogenetica del sacerdote famosamente rauco. Con l’impostazione del concetto di Lavoro, da parte del sociologo finito suicida. Visione questa, religiosa nel suo senso originale del termine latino di “religare”: legare insieme nel Tutto e nella sua essenza. Totalizzante come ogni progettualità vitale per la vocazione globale dell’uomo. Lo dico con le parole mie di oggi, evidentemente. Nella geniale analisi di approfondimento, il protestante Weber, nel libro di Cacciari, mise in evidenza il problema centrale di questo processo naturale, alla base della perenne attività di uomo. Associato alla Creazione divina ed eterna, come ripeteva il già visionario Giussani. È però col termine forse riduttivo di “imprenditori”, da allora per me sinonimico di quello che poi ho scoperto utilizzato da Weber come “scienziato”, che ho potuto vedere mai disponibili i cosiddetti miei ben conosciuti e coincidenti “padroni” a veramente “dialogare” con i politici, anch’essi di medesima e rigorosa professionalità vocazionale e mai dilettanti: come ripeteva il magnifico ricercatore sociale tedesco. Allo scopo di ripartire non meno dei propri profitti ottenuti seppure in investimento globale… Perché mai – mi son chiesto ultimamente – avrebbero peraltro dovuto farlo con gente che aveva utilizzato il proprio tempo anche per oziare o eventualmente divertirsi, in luogo di fare sacrifici “scientifici”? Che solo in seguito sarebbero forse diventati produttivi di ricchezza, evidentemente sempre nel rischio? Naturalmente, ero già convinto che, per la politica, fosse imprescindibile esserne “tagliati” e preparati ad hoc. Come con l’esempio di senso comune per cui non ci si fa operare ovviamente da uno qualsiasi macellaio, se non da un chirurgo provetto, di lunga e meditata preparazione specialistica…
Ma il dialogo presupposto dai politici (solo volontaristicamente avanzato dallo stesso Cacciari) non è veramente possibile! In quanto la politica non dispone all’interno di una sua categoria del “valore trascendente”, di Autorità, che permette l’unità vocazionale ed efficace del fine perseguito
Ecco il motivo profondo per cui sarei sempre pure dubbioso, soprattutto oggi, del motivo unico del suicidio (non solo di Weber). E dell’impossibile successo di perseguire la volontà del solito “dialogo” di sinistra cacciariano, in mancanza di un principio superiore e trascendente autoritativo: non solo volontaristico e sul piano esclusivamente antropologico! Capace cioè di associare liberamente e sottomettere nell’unione della comune e libera sottomissione degli uomini allo stesso fine.
Quando si consideri che i medesimi uomini hanno rigettato la Verità, fra l’altro della Creazione e della realtà sempre trascendente, entrambi eterne (dunque già permanenti), ben al di fuori della razionalità. Ossia fuori dalla dimensione pubblica (dunque politica), nel dominio dell’illusorio razionalista dove vige il relativismo opinionista e individualista. In che modo, se senza, e su quali basi tentar di “dialogare”? E sulla base di quale interesse unificante nonché sul piano anche semplicemente umano e ontologico? Gli impreditori, forse ancora non lo sanno, ma senza morale superiore comunemente e religiosamente accettata insieme (quella della Legge di Dio ormai rigettata), per quale motivo dovrebbero dar vita cogli “scienziati” fattuali di Weber al cosiddetto “dialogo” con il mondo della politica? Perdipiù impersonificata da nuovi buzzurri incolti ben noti, privi di principi se non partigiani e pure molto spesso edonisti pubblici! Per fondare anche solo un inizio di dialogo, occorre saperlo fare almeno dal punto di vista metodologico… Questo è il crimine preliminare della filosofia detta moderna e ovviamente almeno modernista: da Cartesio in poi con l’aver decretato l’ostracismo di Dio al di fuori della realtà politica, grazie al potere mirabolante del cosiddetto pensiero. Il suicidio del pur grande Max Weber, fondatore con Émile Durkheim della molto controversa sociologia, come solo costatativa, al più, del reale e non del “dover essere”.
Spessissimo in sovrappiù pure confusi: cosa per cui, non potrà mai essere permesso questo miracolistico dialogo così concepito. Del resto sempre comunque volontaristicamente iniziato (almeno negli ultimi secoli) ma mai realmente concretizzato, se non a rovescio. Non a caso lo sviluppo delle ricchezze fattuali non ha fatto altro che svilupparsi, e la cosa continua a confermarsi, nella sua più mastodontica divaricazione a livello mondiale e mondialista!
Senza il sacro rispetto della Verità della Creazione stessa e nella sua sequela religiosa (di Verità e complessiva unitariamente, ci si ricordi!), è ovvio che non solo il cosiddetto dialogo antropologico fallisca. Ma sempre anche le affermazioni scientifiche, tecniche e imprenditoriali non possono far altro che rallentare o errare nelle sue dette scoperte. Spesso inficiate, già all’origine, dalla falsificazione dell’Essere, proprio ab ovo (dalla sua origine): sostituita anti-filosoficamente e soprattutto irrazionalmente – anche solo sul piano teoretico! – dal banalisssimo e fonetico bing-bang. Infatti ci si chiede – nel qualcaso – col più ignorante dei contadini: “un minuto prima della deflagrazione del bing-bang (generato da Chi?), c’era forse il Nulla?”. E chi avrebbe assicurata la Creazione come causa dell’effetto universo armonioso, soprattutto umano?
Certo, il motivo teoretico del suicidio di Weber indicato esclusivamente da Cacciari non può mai essere circoscritto ed esaurito, come in ogni altro tragico gesto umano. La Vita contiene sempre ben altro e più, che il semplice pensiero, anche il più arguto e intelligente. È del resto per lo stesso motivo per cui il professionalismo tecnico e “a vita” dell’attività politica, oggi molto politicista, non possa essere giustificato se non per vocazione (non per votazione!). Altrimenti anche i singoli risultati fattuali vengono tragicamente e sistematicamente falsificati. Ecco un altro motivo possibile, di fronte al Mistero impenetrabile anche del suicidio in questione, nella verifica veritativa della sostanza assolutistica attribuita alle ricerche pure molto intelligenti di Weber. Ma pur sempre solo costatative del reale effettivamente realizzato; e non del dover essere secondo le Leggi eterne della Verità divina ormai disgregate… Anche o soprattutto dal pensiero immanentista protestante.
Il problema è comunque di attualità bruciante: ora il mondo sembra essere sospeso in attesa dell’esito dell’elezione americana di novembre. Dopo l’inutile sconfitta relativa alla sinistra atea europea in tutti i Paesi del Vecchio continente: tutto potrebbe rovesciarsi, nelle sorti mondiali
Siccome la natura si ribella al vuoto creato dall’irrompere dell’ideologia politicista, vale a dire falsificata soggettivisticamente nell’evanescenza della Verità unica ed eterna del Dio creatore e trinitario, l’ideologia ne prende surrogatamente il posto. In modo ovvio e sistematico!
Per cui nulla rimane di Vero e oggettivamente raggiungibile. Tutto diventa relativo e interdipendente, non dai principi fissi e perpetui, ma dalle eventualità incidentalmente prodotte, in modo irrazionale o soprattutto razionalista: da altri avvenimenti ugualmente casuali o falsificati dallo stesso male sempre in agguato… Le prossime elezioni americane, ma anche quelle appena svolte in Europa, costituiscono le varianti pure largamente impazzite. Per cui il futuro, sebbene non debba essere previsto meccanicamente (a causa del Peccato originale), di certo dovrebbe sfuggire alla certezza attuale del suo fallimento previsionale. Il suicidio di Weber è dunque emblematico come pure il cosiddetto “dialogo” di Cacciari, altamente improbabile come quello sempre proposto e riproposto dalla sinistra (ma non solamente) alle condizioni però neo-gnostiche ed hegeliane attuali.
Per cui il problema irrisolto del suicidio è indicativo di una disperazione che potrebbe, dopo più di un secolo, sempre riprodursi con la stessa tragicità.
Cosa fa in questa occasione storica eccezionalmente gravida di opportunità la Chiesa cattolica, detentrice, non per suo merito originario, della Verità che tutto potrebbe risolvere?
Il Cattolicesimo corre così banalmente e anti-evangelicamente appresso al mondo, non certamente per offrire il sovra naturale patrimonio di sapienza morale trascendente, di cui la Trinità l’ha gratuitamente fornita con millenni di Rivelazione e di ricerca creaturale retta e corretta: Mistica e petrina ecclesiale. Ma coinvolgendo tragicamente anche i suoi movimenti cattolici laicali nell’impostura modernista con cui la filosofia, già dal Rinascimento, affermava antagonisticamente in modo irreligioso la non meno che scemenza del pensiero coatto e immanentista. E solo umano di un Cartesio già positivista o di un illuminista Voltaire…
Ma felicemente, come sempre, la Chiesa Mistica cattolica vigila: fatta di semplici fedeli umili e polverizzati nel Mistero della resistenza della Tradizione, come non mai. Al vero potere divino, ora fuzionalizzato al crudele e funesto dell’ideologia nel mondo luciferino. Quello del cosiddetto “adattamento razionalista” ai desideri immondi del mondo.
“Tutto ciò che è di pertinenza dell’umano non può che riguardare il Cristianesimo e ogni Cristiano”, ripeteva don Giussani. Il pensiero di Weber, a sentire Cacciari, era apparentemente drammatico. Come è stato affrontato dal Cattolicesimo? Il “Distributismo” prodotto e mai veramente recepito…
Un suicidio pone sempre il problema escatologico completo dell’uomo che rinuncia al suo bene più cruciale e agognato: la propria vita. Per segnalare il dramma fondamentale e unico dell’uomo che è, e rimane sempre, la Salvezza eterna. Quindi già qui e ora. Dopo le encicliche di Leone XIII e, specialmente, quella della “Rerum novarum” (Le cose nuove) di fine secolo diciannovesimo, tre fedeli anglosassoni – Hilaire Belloc, l’amico del più grande scrittore al mondo e cattolico geniale, Keith Chesterton convertito dall’anglicanesimo, insieme al monaco irlandese Vincent McNamm, loro direttore spirituale – giunsero rapidamente a ideare e sviluppare il Distributismo. Su iniziativa così del primo del terzetto, l’allora parlamentare britannico Belloc, cominciarono a progettare una vera e propria teoria politica, in risposta alle falsificazioni ormai secolari e ritenute salvifiche delle due ideologie borghesi, il liberalismo e il socio-comunismo. E questo, in armonia con la Dottrina Sociale cattolica rifondata e aggiornata rispetto alla modernità industriale. Contrariamente all’ideologia corrente che attribuisce alla parola distribuzione la nozione di assistenzialismo statalista, il Distributismo significa la diffusione massima della della proprità di produzione di ricchezza. Naturalmente non solo a favore delle preordinate classi medie dette piccolo borghesi, ma di tutta la popolazione. Il liberalismo fin dal britannico Hobbes, col suo Leviatano del 1651, avena messo le basi della separazione strutturale e strategicamente generativa dell’infernale “lotta di classe”, tra capitale e lavoro. La retta idea dell’inseparabilità delle due componenti di base della produzione di ricchezza ha ingenerato l’idea del Distributismo. Della vocazione imprenditoriale già come prima scelta ideale di ogni uomo. Salvo poi, sulla base della verificazione della propria vocazione “non-imprenditoriale”, poter rettamente proporsi come subordinati, ma non schiavi e “servili” come di fatto tutta la “classe dei lavoratori” chiamata inizialmente di “proletari”. Karl Marx, avrebbe poi sistematizzato teoreticamente, con tutta la sua opera famosissima (ma non studiata) e ancora ritenuta di fatto attuale (allo stesso modo del letale liberalismo detto ora democratico), abbia generato il socialisteggiante utopismo comunista (come ancora attualmente trasformisticamente riproposto dalle ideologie anche wokiste ). Naturalmente il marxismo detto dialettico è il doppio prodotto della sistemazione filosofica “definitiva” del filosofo Hegel – ancora oggi osannato come… massimo pensatore della storia (in realtà solo speculativo neo-gnostico) –, con la sua furbesca e falsa dialettica: quella della tesi, antitesi e sintesi. Essa ha contemporaneamente nutrito e sviluppato il principio anche del liberalismo neo-modernista, ovviamente sempre neo-gnostico. Ambedue all’origine l’uno dell’altro, in quanto falsamente antagonisti di un unico sistema fondato sulla totalitarietà dello Stato Assoluto, naturalmente hegeliano e inevitabilmente statalista.
Il quale si è esteso negli ultimi quasi due secoli in modo ipertrofico e inimmaginabile: così dittatorialmente imperialista nella storia, da portare tutta l’umanità sull’orlo della pazzia bellicista, da una parte, e dall’altra, in procinto di autodistruggere tutta la Terra con un cataclisma anche nucleare.
C’è da notare che l’eventuale verifica personale della non-vocazione imprenditoriale, per insufficienza di capacità o di talenti specifici (non però così rari come li si immaginano), oppure per metodi inadeguati a finanziare l’iniziativa, porterebbe a persone consapevoli dei propri limiti umani al punto da garantir loro il vaccino naturale contro la sempre deleteria e gratuitamente irresponsabile “lotta di classe” socialista. Il Distributismo riporterebbe in auge la concezione naturale della vita consapevole, relativamente alla propria Creazione e vera creatività continua limitata. Ora dispersa e persa nella conquista sempre folle della nozione di non-limite alla base della utopica libertà salvifica atea e solo umana. Sia escatologica che fattuale per la produzione (sprecata) di ricchezza. Nemmeno nella pace che così sarebbe assicurata metafisicamente e in modo trascendente. Quindi si tratta di un Distributismo non limitatamente alla proprietà, ma come sua massima e sempre intrinsecamente responsabile diffusione della proprietà!
Non a caso a Davos e nell’Unione Europea ancora attuale, sono sempre dell’idea di… abolire detta proprietà (ma non a danno della loro oligarchia sempre predatrice!). Hanno così già escogitato sistemi infernali, soprattutto informatici di cosiddetta “intelligenza artificiale” per la schiavizzazione massificata, con riduzione attraverso ogni mezzo (non esclusa la guerra e le pandemie mortifere), pure della metà della popolazione mondiale, in modo pervicacemente malthusiano, come più di duecento anni fa. La Chiesa ufficiale romana ha tragicamente e semplicemente ignorato il cattolicissimo Distributismo e appoggiato nella sua dirigenza pontificale detta bestialità anticristica!
La grandezza incommensurabile del Cattolicesimo, rispetto a tutte le altre religioni o filosofie solo antropologiche, consiste nell’infinita Misericordia perdonistica della Trinità: però dopo la contrizione contro la disperazione naturalmente e fatalmente neo-gnostica, sempre in agguato
Non è assolutamente necessario che gli umani diventino tutti intelligentoni e salvatori mitici del semplice genere solo e ovviamente maschile e femminile della Terra. La loro intelligenza, ora malata, è più che sufficiente. Né che gli uomini inventino nuove, false e inutili religioni civili o esoteriche.
Qui si è solamente sottovalutata o negata la straordinaria e unica Rivelazione del Cattolicesimo, con l’eredità della sua solamente Chiesa petrina, fissata nella Tradizione (senza nessuna fregola modernista o solo immanente, perché nudamente scema e troppo indegnamente scema).
Bastano, allo scopo, tre iniziative, forse non rapide.
La prima. Convertirsi al realismo. La vittoria, per esempio, ultra-maggioritaria e molto profonda dell’ideologia di sinistra neo-gnostica ideata e promossa dal carcere da Gramsci, ha travalicato le frontiere con la sua perfetta omogeneizzazione, ormai fanatica che ha conquistato anche larghi strati della popolazione non solo europea (però ora in declino sia culturale e secolare che elettorale).
Le ultime elezioni tedesche come pure quelle europee (e soprattutto francesi) lo hanno confermato. Esse riguardano, però in tendenza opposta, la categoria degli intellettuali, tra cui è la stragrande maggioranza dei giornalisti, quasi tutti massificati, che sono rimasti non solo ideologicamente inviolati dal movimento generale verso destra, ma che continuano a comportarsi allo stesso modo precedente (sinistroide). Radicalizzando il loro giudizio sempre più irrealistico. Anche di fronte ai risultati elettorali… Il loro solito giudizio consueto da molti anni, non cambia minimamente. Anzi, organizzano le più impossibili coalizioni dette politiche, anche contro le regole democratiche per restare tranquillamente al potere. Sebbene, come in Francia e ora anche in Germania, si giunga pure a bloccare la decisionalità degli esecutivi… L’inventario e il cambiamento culturale di Civiltà politica è ancora ben lontano dal potersi vedere iniziato.
La seconda iniziativa. La ricerca nel pensiero interpretativo della realtà, essendo così bloccato o quasi, fa sì che lo scollamento tra le popolazioni e le sue élites cosiddette rappresentative, sia ora a livello istituzionale oltre che sul piano del settore importantissimo dell’informazione, aumenti sempre più, compresa con l’indifferenza fatalista. La grande assente è la lotta alla follia opinionistica divergente tra quella elitaria e l’altra politicamente sempre più opposta e soprattutto refrattaria alle sue manifestazioni cosuetudinarie. Il livello di demenzialità veramente preoccupante della situazione sociale appare, di conseguenzae di volta in volta, più acuto e inaccettabile. Tutto continua come se nulla fosse invece avvenuto. Evidenziando un livello di assuefazione non completamente espresso delle popolazioni: cosa che dovrebbe molto preoccupare la serenità delle cosiddette élites.
La terza iniziativa. Prepararsi a una lunga e tenace lotta. Di cui solo i Cattolici petrini e tradizionali hanno il segreto, che però rimane tale: sia riguardo alla speranza certa di vittoria religiosa, che sulle modalità e i tempi del suo compimento. In quanto ambedue non dipendono semplicemente solo dall’uomo. È il Cattolicesimo, infatti, la sola religione al mondo e nella storia a essere l’unica Via, la vera Vita e la sola Verità nella Salvezza sempiterna che comincia qui e ora.
Chi è l’avversario di cotanta e forse interminabile lotta per noi (sempre piccoli uomini limitati ma Liberi)? È come già detto e ripetuto dalla Rivelazione, pagata con la morte sulla Croce e riscattata dalla Resurrezione divina e tionfale di Cristo. È quindi il peccato di Superbia stesso alla radice di tutti gli altri: voler essere Creatore al posto di costatare la meravigliosa condizione di… creatura comunque Libera.
Perciò preghiamo, soprattutto per la conversione del nostro attuale Papa modernista.
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