Tutta l’”intellettualità”– se si osa dire – della nostra era, fonda la sua certezza” sul sofisma, in sovrappiù impossibile da dimostrare, che la Verità non esiste e inutilmente la si ricerca.
Veramente tutti i contemporane in blocco? Anche se la cultura dominante è attualmente totalitaria al punto che il NOM (Nuovo Ordine Mondiale) già degli anni ’70 ha apparentemente vinto su tutta la linea: l’opposizione a questa “dittatura” si è fatta sempre più visibile. Mentre le sue sedicenti democrazie moderne sono già diventate invece subdolamente di “consenso”… E ben dittatorialmente manipolate. Con in ogni caso una vittoria dell’abbrutimento generalizzato delle società che ha inserito un famoso bemolle a questo dominio quasi totalmente incontrastato. Perfino l’adesione soprattutto dell’attuake Pontificato modernista e sangallista di sinistra, sebbene moderatamente ma regolarmente intermittente, non permette ancora di celebrare pienamente la vittoria mondialista. A causa anche della grande reazione legittima di un certo mondo cattolico e di quello razionale dei non credenti. Pure nell’ipotesi assolutamente improbabile prossima nel tempo – di una certa sconfitta evidente del razionale – un nocciolo di uomini su Terra, costituito soprattutto da cattolici petrini (!), sembra conservare rigorosamente una identità fondamentalmente di Creature “a immagine di Dio” stesso! Il legittimo dubbio di Gesù che aveva avanzato la possibilità nel Vangelo, secndo cui al Suo “ritorno sulla Terra, alla fine dei tempi, avrebbe ancora potuto ritrovare uomini dotati di Fede”, sembra attualmente assicurare una risposta quantunque positiva. Che l’uomo possa credere all’esistenza evidente della Verità, nel senso che crede che Dio ha già ben risolto il problema primordiale di offrire all’umanità la figura personale del Cristo-Verità nella sua Persona, a mezzo dell’incarnazione fino alla sua Passione e Risurrezione, è cosa totalmente risolta! Con anche l’istituzione petrina della Chiesa, esclusivamente “una e cattolica” (e del suo primo Papa Pietro), si cerca l’approfondimento della Verità e non meno . E, soprattutto di… più! Così, anche il fatto che la Chiesa abbia progressivamente acquisite, negli ultimi secoli, posizioni teologiche – se non liturgiche – anche eretiche, moderniste e molto gnostiche di sinistra (con tendenze e fatti tremendamente anticattoliche oggettive), non ha mutato – e mai potrà mutare – di un millimetro la sua vocazione ecclesiologica e salvifica di Verità eterna!
L’avvenimento centrale della storia in tutta la grande civiltà, cioè il Mistero escatologco della Risurrezione del Cristo, è ormai trattato, anche da giovinastri incolti e scervellati, come un episodio indegno di considerazione e derivante da una “inaccettabile e irrazionale superstizione”…
Mai nella storia si è potuto constatare una unità ideologica così perfettamente identica e identificata tra vecchi, adulti e giovani come ai nostri tempi. La sfida dell’unità generazionale appare avere ora la sua quasi totale soluzione: ma nell’abbrutimento generale nello gnosticismo relativista, proclamato anche come principio paradossale di Verità tipicamente “irreligiosa”: praticamente con una nuova “religiosità” ideologicamenteiperdogmatica! Il tutto, rinforzato da un edonismo molto massificato e generalmente impossibile per le masse da praticare veramente (in sovrappiù) se non in maniera pure stracciona: a causa di una certa relativa povertà non solo recente della società sedicente opulenta (ma non per tutti)… E questo, in un deserto di scetticismo incredulo che è visualizzabile con l’osservazione secondo la quale lo gnosticismo, eternamente relativista, ha sostanzialmente conquistato, tragicamente, una gran parte molto importante anche della gerarchia anche della Chiesa cattolica. Et pure del popolo di Dio. Il quale preferisce, sempre più, progressivamente da almeno mezzo millennio, gl’inseguimenti eretici degli ideali del mondo immanentista e massone. In luogo di proclamare l’éterna Verità cristocentrica, anche se in “divenire d’approfondimento e a misura d’uomo”! La Chiesa petrina, sebbene molto minoritaria e malgrado le apparenze è scervellatamente “esibizionnista”, sebbene quasi la sua invisibilità. Ma essa è sempre presente a riaffermare potenzialmente la sua eternità identitaria. Malgrado gli ecclesiastici del Clero e del Pontificato fino a Papa Francesco (!) siano attualmente nell’errore ben applaudito in modo plebiscitario, eterodosso e mediatizzato dai poteri diabolici del poltico politicista, a gran gracassa!
E questo, pure malgrado le forme più impensabili e, purtroppo, le meno ufficiali. Con le queli lo Spirito Santo comunica misteriosamente, come già sperimentato nell’evidenza di molti episodi del passato nella sua “Ecclesia” universale e senza fine. Peraltro, si continua a stupirsi che i giovani non si ribellino troppo a ragione del fatto che li si è caricati, almeno ignobilmente, di debiti colossali che aumentano continuamente e che non si sa come potranno essere rimborsati. Con questa assudità totalitaria sul futuro, il loro futuro, si è ben pensato di saturare con tutta l’ideologia dello Stato detto moderno e delll’odioso statalismo. Vale a dire con l’idea ipotecata e orribile in relazione anche alla Trinità della cosiddetta “superiorità dello Stato”, diventato soprattutto assoluto e pure indebitato, alle spese di Pantalone e dello Spirito di Verità!
L’incultura appena tecnica e la fatica naturale della propria indispensabile formazione, giudicata inutile o quasi, sono “fondate” sull’incomprensione volontaria della cultura di civiltà. Mentre ci si appoggia invece sulla potenza delle memorie degli “smartfones” indipendentemente dai contenuti.
Si è giunti ad attribuire uno strano potere di Verità negata “scientificamente” anche alla gnoseologia rigorosa del Vero, frutto d’una accumulazione e di un lavoro critico contro il negazionismo razionale ateo ultra secolare del cattolicesimo. In effetti non si può né conoscere né denominare una qualunque verità, oppure neanche il senso di un sentimento, se non si può concettualizzarlo nella logica filosofica (classica). In altri termini, se non si dispongono le parole per descrivere gli oggetti e gli enti, non si può conoscere veramente. Ma il paradosso veramente divino consiste nel fatto che, la precondizione per arrivare alla stessa conoscenza e delle parole indispensabili a siffatti concetti di principio, consiste nella premessa di amare le condizioni e i costituenti oggettivi dello stesso processo di conoscenza: da cui, il principio chiave “Si acquisiche la Verità dopo averla amata!”. La frase apparentemente illogica dei filosofi e pensatori più intelligenti è malgrado tutto giusta: essi sono sempre giunti a formulare: “Non si può conoscere che ciò che si conosce già” (aforisma proferito da Nietzsche, per esempio). È per questo che il Cattolicesimo è metodologicamente la sola (non)religione che, essendo definita e associativa dell’Amore infinito di Dio, permette di abbracciare nella propria conocenza (in divenire sempre di approfondimento anche nostro cattolico) la più ampia e più profonda di tutta la realtà della Créazione. Compresa nell’indissolubile rapporto tra Ragione e Fede! Come, del resto, si può riconoscere, evidentemente nella ricchezza infinita di tutte le dimensioni, un autolimitato e ignorante, preludente anche teoreticamente al suo processo cognitivo, con l’esclusione massificata e razionalista della possibile esistenza della stessa Verità? Anche nel caso di un pensatore talentuoso e sinceramente innamorato della ricerca speculativa, la fatale sopravalutazione delle proprie capacità intellettive (offerte invece essenzialmente sempre a valle dalla Grazia di Dio!) lo porta alla relativizzazione aprioristica, falsa e resa ideologicamente frutto della propria auto-coscienza narcisista. Vale a dire a considerare la Verità divina non già vera, certa e già disponibile, in quanto Rivelata sebbene sempre perfezionabile nella sua conoscenza globale e completa. Essa è, in effetti, comunque strutturalmente e soprattutto falsificabile, con argomentazioni orribilmente perfino razionaliste. Da cui anche il carattere infinito e apparentemente ripetitivo della marginalità e della sterilità globale della filosofia gnostica e non cattolica: vocazionalmente e globalmente totalizzante con anche motivazioni dette liberiste!
Il livello della bestialità – per non essere accusati di offendere, diciamo “di abbrutimento” – non ha mai raggiunto, come ai nostri giorni, il grado d’illogismo anche degli antichi Greci, posizionati di fronte al problema essenzialmente eterno della Verità e della Salvezza adeguate.
Quasi tutta la filosofia (non solemente la teologia!) dei cinque ultimi secoli è di tipo tendenzialmente ateista e modernista, essendo essa assestata sulle sole facoltà umane e nell’incoscienza negazionista della Verità rivelata! In luogo di considerare anche la ricerca della Verità un’attittività come tutte – veramente tutte – le altre intrinsecamente religiose, nel senso originario di “religate” e integrate: da realizzare con tutta la modestia nella loro collabarazione sempre umile con la Santa Trinità.
La maggior parte dei filosofi si sono dimenticati nelle loro attività esclusivamente umane e hanno fatalmente affossato la loro Salvezza non solo intellettuale. Essi hanno anche ipostatizzato e eternizzato sistematicamente le loro incertezze infinite e ricorrenti – naturalmente – sul proprio lavoro esclusivamente “creatore di ricerca”. Da cui la falsa idea filosofica (a parte le loro scoperte tecniche e non solo linguistiche) come successione di contestazioni progressiste di tesi acquisite… Allo stesso tempo veniva praticata, l’idea falsificata e illusoria dei modernisti anche “cattolici” nell’utilizzare una erronea filosofia a supporto di una “nuova” teologia per la Dottrina, da parte dei colleghi teologi… Il massimo autore di queste tesi attualissime sul piano teologico e filosofico è Stefano Fontana, il direttore dell’Osservatorio Van Thuan (detto dicastero della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica). Come altrimenti spiegare – per esempio – l’apparente incongruenza del “più grande e celebrato filosofo del ventesimo secolo, il tedesco Martin Heidegger”? Il maestro, assoluto e riconosciuto da quasi tutti i suoi pari, si soffermava in riflessione pregante ad ogni cappella incontrata nelle sue passeggiate nella Foresta Nera. Provocando così lo scandalo nel proprio corteo del suo nutrito seguito di ammiratori, tutti supposti per definizione, d’incredulità “scientifica” (ma in realtà, realmente esistenti come veri e purtroppo volgari scientisti)! Oppure, a conclusione di più di un mezzo millennio di un lavoro gigantesco e apparentemente cumulativo di ricerca speculativa “intelligente”, questo grande Heidegger rimaneva almeno ufficialmente, non senza però sorpresa e sgomento per tutti i suoi heideggerriani, nella sua religione giovanile di famiglia cattolica (suo padre era anche sagrestano). E questo malgrado il costume tedesco e soprattutto professionale a sbattezzarsi volontariamente nel legalismo germanico. Egli si era invece anche abbandonato, in sovrappiù, alla sibillina affermazione, blasfema per la maggior parte dei suoi “follower”, secondo i quali “Solamente un dio” (minuscolo in originale nella sua intervista al quotidiano non molto prima della sua morte) potrebbe far uscire dal colossale vespaio appena sottinteso… i filosofi inconcludenti ma molto argomentativi nella storia!
Una filosofia cristiana al servizio della teologia magisterialmente cristocentrica, confermata dalla via secolare e divina ecclesiale, disseminata di Martiri. E non viceversa!
Peccato che tutti questi filosofi atei, sebbene spesso geniali tra i più intellettivi, non siano mai partiti, dai loro inizi, ad attribuire la priorità alla Fede in rapporto alle loro riflessioni speculative. Dovrebbero sapere, come principio gnoseologico, che l’emblematico dilemma tra le due opzioni sempre in questione deve essere risolto a partire dall’attribuzione sistematica di una priorità assoluta a un corno delle due alternative in ballo: l’unità inseparabile oppure la separazione irreversibile per supposta incompatibilità, come comunemente intesa, tra Fede e Ragione! Questi pensatori avrebbero dovuto innanzitutto scegliere esplicitamente, di fronte all’immancabile ed eterno dilemma ontologico: “ forza speculativa autonomista umana (la detta Ragione)”, scaturigine dal basso terreno fattuale, politico e politicistico; e, dall’altro lato, in rapporto alla “ricerca ontologicamente trascendente con lo Spirito Santo (scaturigine dalla superiorità accordata alla Fede), dal cielo spirituale detto, non a caso, “metafisico” dei Greci ben precristiani… Questa seconda opzione si è del resto posta, per approfondire nel corso di tutta la storia, la ricerca del “Vero certo”, nella coerenza rigorosa e ortodossa del naturale svolto, pure nell’ordine ontologico.
Non per fortuna ma per Grazia divina, esistono sempre molti grandi filosofi, uomini di suprema cultura, eccelsiastici (cardinali, vescovi, semplici preti, consacrate religiose) e anche moltitudini ordinarie di fedeli al Cattolicesimo christocentrico. Quelli della grande tradizione magistariale della Chiesa cattolica per un periodo storico, di cui nessuno conosce ora la durata della sofferenza pregante e nell’obbedienza esclusiva alla Trinità! Bisogna fare sempre meglio, beninteso, che perfino un san Tommaso d’Aquino , grandissimo santo teologo laziale e filosofo cristiano della Scolastica!
Ma mai in contraddizione primaria e antagonista con la Rivelazione e la sua “Summa” suprema! Come poi fece il francescano san Bonaventura da Bagnoregio anche lui insegnante a Parigi.
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