Titolo del primo libretto : «Filosofia per tutti» dove, in modo semplice ed essenziale, si dimostra come non è veramente possibile essere veri cattolici se non si è calibrata criticamente la propria filosofia di servizio, di cui ogni cristiano è dotato. Anche se analfabeta o semplice
La subordinazione generale dei cattolici alla cultura nichilista e pagana del mondo è incominciata di soppiatto e discretamente. E questo, nella sua prima acquisizione attiva e relativa alla separazione antagonista tra filosofia razionalista e la Fede cattolica nonché metafisica e ontologica. Vale a dire dopo il Medio Evo, con l’avvento dell’era dell’insanabile frattura tra la filosofia gnostica e la teologia allora cristiana e ancora rigorosamente veritativa. Infatti, senza una filosofia cattolica, non si può produrre una teologia e una ecclesiologia cattoliche! Questa verità, del resto, è molto antica. Essa viene dal latino medievale della famosa «philosophia ancilla theologiae» (la filosofia è l’ancella al servizio della teologia). Ma cos’è una filosofia cattolica ai nostri giorni? Oggi la reale subordinazione arrendevole del cattolicesimo è attualmente giunta alla sua fase suprema, raggiunta – pure molto attivamente – dal nostro Papa Francesco. Uno dei più grandi filosofi naturalisti e cattolici dei nostri giorni, Matteo D’Amico, ha definito questa sottomissione anche ulteriore al neo-modernismo: quella denominata con le parole stesse, sempre alquanto imprecise o reticenti, di Papa Francesco: «La vita è superiore all’idea». Aprendo e confermando così esplicitamente una fase di totale rovesciamento esistenzialista secondo cui la Verità Unica del cattolicesimo, rivelata ed eterna, oltre che ontologicamente naturale, diventa completamente in trasformazione permanente e relativa.
In divenire! Aderendo in tal modo, almeno parzialmente, alla dottrina centrale, all’approssimativamente denominata «idea», anche da ingenti attuali papisti non petrini, appartenenti alquanto dell’ateismo moderno. Secondo il quale, in modo relativistico, la verità non esiste e non può esistere. Essa sarebbe in costante trasformazione nella sua sedicente realtà vitale ed esistenziale, contro l’idea cristiana e salvatrice della Vérità immodificabile (sebbene progressivamente perfettibile). Finita dunque, secondo questa visione modernista, la «mistificazione» detta dai nichilisti gnostici dell’esistenza dell’unico Dio, il cattolico! Il quale sarebbe ben morto, come l’aveva dichiarato con audacia il pensatore Friedrich Nietzsche, constatandolo nella storia non solo della filosofia, dei quattro secoli a lui precedenti. Il nostro Papa attuale, dopo un altro secolo e mezzo, constata ora pubblicamente pure lui (apparentemente in modo altresì superficiale e di fatto) la stessa percepita morte ipostatizzandola, cioè teorizzandola come vera, in un oggettivo materialismo relativista e rovesciato. Che anche il grande filosofo tedesco non aveva osato dire : questi era in ogni caso tendenzialmente troppo «religioso» nella sua comunque continua ricerca del senso unitario dell’Assoluto. In quanto uomo angosciato e tormentato nella sete di Verità, ancora al diciannovesimo secolo!
Tutta la filosofia realista, dopo il pensiero dell’ultimo grande filosofo, Martin Heidegger, gnostico nichilista e strutturalmente feticciamente solo ermeneutico, ha tradito in modo compiuto il cattolicesimo alle sue stesse radici. Divenendo e confermando il proprio secolarismo massificato, irreparabilmente, almeno per molto tempo.
Invece, un altro grandissimo filosofo cattolico ora ben vivente, Stefano Fontana, ha constatato la verità dell’indispensabile coerenza naturalista con la teologia cattolica, nel suo prezioso libretto intitolato «Filosofia per tutti». A dispetto degli stessi pensatori e professori che cercano sempre – riuscendoci perfettamente ! – di complicarla inutilmente. Come? Il processo è in ogni caso molto semplice e comprensibile, dunque con i contenuti alla portata di tutti. La sua facile comprensibilità, nella sua evidenza, è immediatamente intuitiva anche per coloro che non hanno mai studiato la materia: è sufficiente – per liberasene – l’ascolto sincero e sempre critico della Rivelazione e del ricchissimo Magistero evangelico ecclesiale. Naturalmente sempre con la Grazia divina garantita dalla Chiesa coi suoi Sacramenti!
Fontana ha sottotitolato il suo libretto «Una breve storia da Socrate a Ratzinger», realizzando l’impresa dimostrativa di un giudizio completo ed essenziale su tutti i filosofi fondamentali da un punto di vista della storia e della Verità. E soprattutto, illustrando la tesi principale di tutta la sua apologetica, vale a dire della «dimostrazione del benfondato della Fede», che è l’utilizzo di un pensiero filosofico rigorosamente naturalista (compreso il suo classico principio logico della « non contraddizione »). In quanto la cattolicità non è altro che il naturalismo più la Rivelazione e il Magistero. Sempre che si escluda dalla sua definizione l’essenziale : l’incontro personale con il Gesù vivente! Ormai, il cattolicesimo è ai notri giorni la sola religione che difende il naturalismo realista tra tutte le ideologie religiose, detestabilmente fantasiose e false.
Titolo del secondo libretto : «La Nuova Chiesa di Karl Rahner» dove, in modo sempre molto comprensibile, il nostro autore Fontana presenta l’attuale principale eresia che spiega la crisi contemporanea della Chiesa, il neo-modernismo e le sue origini culturali. In gran parte ignorati
A dire il vero, ci sarebbe anche un terzo piccolo libro dello stesso grande autore appena pubblicato nel giugno 2019 – sia rapido che miracolosamente semplice, come la realtà lo è sempre – che entra pure nella cronaca dei nostri giorni riguardanti il mondo e la vita della Chiesa. Questo terzo libretto, concepito e scritto ad uso del semplice cristiano, è intitolato «Esortazione o rivoluzione?», sottotitolato Tutti i problemi di «Amoris Laetitia». Esso costituisce, con gli altri due appena precedenti, una vera e propria trilogia di una rigorosissima catechesi, indispensable per ogni cristiano alla ricerca oggi dell’Assoluto salvifico. L’arcivescovo emerito e gran scrittore oltre che amato pastore, Luigi Negri, nella sua presentazione del secondo detto libretto sul gesuita érético Rahner, ha fatto arrossire di piacere l’autore di questi piccoli grandi capolavori grazie agli elogi indirizzati anche alle sue pubblicazioni, in quanto direttore della DSC: per la loro chiarezza, semplicità e rigore teologico della sue tesi! Il grande prelato giussaniano storico è giunto a citare per paragone anche Jean Guitton, il celebre scrittore francese cattolico personalmente incontrato, allo scopo di mettere in valore il lavoro del nostro Fontana : «La questione è – diceva nel suo italiano che utilizzava a volte dialogando con Papa Paolo VI e con don Giussani – la Fede che giudica il mondo oppure è il mondo che giudica la Fede? ». Tutta la descrizione analitica di questi tre piccoli capolavori in questione non fa che rispondere a questa duplice domanda molto retorica, eternamente d’attualità e naturalmente… parecchio semplice. La genialità ha sempre i tratti distintivi dell’estrema semplicità!
Alla condizione di non privarsi di una struttura di pensiero rigorosamente naturalista, dunque ontologica. Che è possibile definire «cattolica», anche ante litteram a riguardo dei Greci dell’antichità precristiana. In effetti, le perversioni e gli errori tragici della pastorale contemporanea derivano tutti dalla stessa eresia primordiale. Spesso anche molto complicata e a tratti non veramente molto comprensibile nella sua intelligibilità, come quella dei testi innumerevoli e prolissi di Rahner: nell’utilizzo di una falsa e cattiva filosofia veramente infondata e gnostica. Il gesuita tedesco era anche un seguace di Heidegger fin dalla sua università! In sovrappiù, a supporto – se si osa dire – dell’abitudine a non giustificare nemmeno teologicamente e dottrinalmente le nuove pratiche. Ma solamente attraverso la prassi brutale e diretta, soprattutto del mondo. In ogni caso e comunque, nei seminari di formazione sacerdotale, a partire almeno dagli anni ’60, la teologia più conosciuta e stimata era quella già eterodossa di Rahner e non più quella di sant’Agostino o quella suprema di san Tommaso d’Aquino! Ora, quasi tutta la filosofia, compresa quella idealista hegeliana, quella razionalista kantiana illuminista (l’Aufklärung), fino a quella globale heideggarriana, è funzionale per produrre le idee inevitabilmente relativiste dell’attuale pastorale più diffusa. E narcise a sostegno dell’impossibile auto-salvezza sedicente dell’uomo creduto moderno. La « nuova dottrina » cattolica si ritrova così « fondata » – meglio dire «infondata» – sul prassismo. Sul fatto di privilegiare praticamente in modo esclusivo, come lo fa teoreticamente il diabolico neo-gesuita tedesco (immorale anche personalmente in quanto viveva more uxorio, e pubblicamente, fino alla sua morte nel 1984, con l’amante). Di cui esiste pure un carteggio…
Ma si tratta pure di immoralità oggettiva anche da parte della maggioranza dell’attuale pontificato e di questo Papa, sebbene – va pur detto ! – in modo intermittente e linguisticamente impreciso, come pure volontariamente ambiguo. Va anche sottolineato che l’intermittenza e l’ambivalenza della neolingua generalmente così utilizzata sono caratteristiche essenziali dell’eresia modernista che sguazza coscientemente in un miscuglio infernale di tradizionalismo e eterodossia. Con una esperienza pratica esistenziale alternativa alla Verità, in un modo apparentemente e percettivamente acefalo.
Ed eventualmente, da perfezionare nei campi della conprensione relativa alla Rivelazione e al grande Magistero ecclesiale. Per un solo necessitante (eventualmente) di un quasi spesso approfondimento.
La Chiesa cattolica e i suoi fedeli sono così vittime della grossolana mistificazione della Fede globale descritta puntualmente e denunciata in questi tre libretti. «Il modernismo – come l’aveva detto san Pio X nel 1907, nella sua enciclica Pascendi – è la sintesi di tutte le eresie»
Tutto era iniziato, nella sua ultima fase ancora attuale, con la frenesia veramente libidinosa di ciò che viene chiamata in tutte le lingue « l’aggiornamento » anche ingenuo di Papa san Giovanni XXIII, in occasione della proclamazione all’apertura del Vaticano II. Papa Pio XII ne aveva invece giustamente rifiutato la proposta di indirne uno, nel 1951. La sua paura verteva sulle minoranze sempre molto attive e sedicenti piuttosto rivoluzionarie (soprattutto interne alla sua sempre evoluzionista e mai rivoluzionaria Chiesa, per ragioni teologiche, naturalmente). Egli temeva che siffatte minoranze leader potessero utilizzare l’occasione – come abitualmente e fatalmente pure in tutta la storia – per impadronirsi del potere eversivo. Anche facilmente, e manipolarne gli avvenimenti con le loro partigiane e nefaste finalità. Siffatta intima convinzione aveva determinato questo gran Papa, tra i più calunniati, a rifiutare un nuovo Concilio, dopo quello del secolo precedente: il Vaticano I. Peraltro è ciò che è poi successo nella medesima degradazione che si è subito dopo verificata. Il Concilio è stato portato a termine dopo la morte dell’entusiasta Papa Roncalli, da Papa Paolo VI dal 1962, ex modernista e molto rapidamente pentito. Affascinato come l’era una parte consistente di prelati imprudenti e idealisti dell’epoca, a causa dell’illusione storica di un grande e dato per scontato «rinnovamento imminente» creduto positivo della Chiesa. Ma infelicemente, sotto il segno di una secolarizzazione implacabilmente in atto in tutte le società occidentali! Il contrario dunque delle intenzioni alla base degli obiettivi iniziali del Concilio.
In realtà, si stavano avverando le previsioni pre-postindustiali dei filosofi alla Heidegger. I quali affermavano – ed ancora osano tranquillamente farlo – che «L’uomo procede sempre a partire dalla sua situazione (secondo la famigerata ideologia storicista) e mai dalla sola verità unica e metafisica ». Era questa l’epoca dove i cattolici avevano erroneamente scambiato la loro speranza certa di Salvezza ma solo finale, alla fine dei tempi e garantita dallo Spirito Santo riguardante la Verità della Chiesa e il Regno di Dio, al posto della situazione concreta e immediata : il fideismo miracolistico comandato dalle sole capacità umane inevitabilmente diaboliche (il Peccato originale !).
E, in sovrappiù, unicamente senza discernimento e indipendentemente dai piani divini del Dio Creatore! In realtà, le frequenti e ricorrenti malattie trasfigurative molto gravi dette del modernismo si ripropongono ormai regolarmente. Nella versione del casuismo e dello scisma all’epoca protestante luterano (nel 1500), in quella ancora battuta da Pio IX alla metà del diciannovesimo secolo, in quella apparentemente sterminata da Pio X all’inizio del secolo passato e, infine attualmente, in pieno svolgimento sotto il pontificato di Papa Francesco e del clero dell’era del Vaticano II. Così l’attuale neo modernismo continua a devastare il mondo e la Chiesa cattolica. Sotto gli occhi dei piuttosto inerti, sebbene molto affaccendati, cattolici anche dei più attivi in quanto sensibili solo agli effetti e molto poco alle cause dell’apostasia generale in pieno svolgimento.
Questa ultima crisi, sempre di vera Fede e intrinsecamente interna a quella pure politico-economica del mondo, ne è la più grave. Preghiamo.
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