Homo ludens et sostentatus: l’ultima ideologia antropologica comincia molto lentamente a sparire.

Pensavo che la definizione «homo ludens et sostentatus», che avevo utilizzato come titolo di un capitolo del mio libro « Destra, sinistra o centro. Sopra» nel 1994, fosse sparita verso la fine degli anni ’90. Ho invece appena verificato che essa è ancora ben viva : alla radio francofona e nazionale belga, sempre molto di sinistra e statalista, con l’annuncio della prossima soppressione delle sovvenzioni per gli utilizzatori della legge che permette l’anno sabbatico, si è verificata una pioggia di dichiarazioni che si lamentavano di questa abolizione di destra e antipopolare. Il nuovo governo federale belga, detto svedese, si è fondato, dopo molti decenni, su una coalizione di destra al livello nazionale (contrariamente alla Wallonia, la regione francofona al sud del reame, rimasta di sinistra). Così ho scoperto che la soppressione riguardava solo i 400 euro mensili (!) che i cittadini sabbatici incassano alle spese di Pantalone, anche per ragioni « personali », fondamentalmente ludiche.
Non ero nemmeno al corrente di codesta assistenza ai divertimenti per tutti questi disoccupati volontari.Continuo a sorprendermi per le innumerevoli forme di propaganda e di sostegno all’ideologia del non lavoro. Il generoso permissivismo, ai fruitori di tempo libero a gogo dello Stato statalista, è naturalmente pagato dagli altri lavoratori laboriosi (compreso per i contributi della pensione). C’è voluto «l’odioso nuovo governo di destra» per annunciare (senza ancora la messa in opera) l’eliminazione di questa sovvenzione: così tutti gli insorti del popolo degli approfittatori si manifestano nelle trasmissioni e attraverso gli articoli ben mediatizzati, già in lotta irriducibile contro la riformetta.

 Avevo scoperto la nozione di homo ludens leggendo, all’inizio del ’70, il libro dello storico olandese Huizinga, pubblicato alla fine degli anno ’30 con il titolo eponimo: libro poi diventato inaggirabile per capire l’uomo europeo detto moderno. Non solamente sul piano culturale, ma anche su quello, molto inquietante, antropologico. In effetti, lo statalismo, che non pensa ad altro che a (falsamente) assistere, m’aveva fatto incontrare l’ultimissima nozione dei modelli della serie homo faber, homo sapiens fino all’homo ludens : vale a dire «l’homo ludens et sostentatus».

 Ieri mattina, par esempio, all’uscita dalla messa ho incontrato uno dei responsabili del comitato parrocchiale che, molto raggiante anche di perfetta salute, mi annunciava che sarebbe «finalmente» partito in pensione per «finalmente» poter approfittare della vita e del suo tempo libero. Non si rendeva conto, il pio uomo, che questo suo sedicente diritto era – come abitualmente – doppiamente pagato dai giovani che dovranno rimborsare a più dell’80% i costi della sua disoccupazione legalizzata (la pensione) anche ben pagata (egli è un quadro d’industria). E, questi stessi giovani già la pagano molto cara con la disoccupazione (quasi la metà sono senza lavoro, mentre i rimanenti sono spesso precarizzati), a causa della crisi economica prodotta dalla denatalità e dai mostruosi debiti pubblici statalisti. A loro volta, essi sono prodotti dalle stesse generazioni pensionate e pronte a infilarcisi felicemente, spesso pieni di salute e di falsi entusiasmi, in ogni caso ignobili. Si tratta infatti di un tipo di entusiasmo profondamente illegittimo in quanto, in gran parte, non pagato anticipatamente (con i ridicoli contributi attuali : non più del 15-20% del costo globale!). E, in secondo luogo, si tratta di una pensione, il cui importo mensile è calcolato per tutti sulla base dell’ultimo salario (spesso artificialmente maggiorato con aumenti indebiti negli ultimi mesi) e non sulla base di un importo di sopravvivenza nella dignità. Bisogna anche notare che i pensionati sono non raramente già agiati sul piano economico e non nella necessità di molto spendere.

Perché dunque tanta follia strutturalmente tesa all’ozio e al divertimento ? Non è un caso se i situazionisti francesi, all’inizio degli anni ’60 avevano definito la nostra epoca «la società dello spettacolo nello spettacolo della sociétà»: l’attuale homo ludens digitalizzato e infelice!
Sempre alla stessa messa, come ogni domenica, alla questua dell’Offertorio, c’è una gentile e vispa donnetta di più di 101 anni che raccoglie le offerte dei fedeli: che Dio la conservi per molti anni. Ma non in una società dell’homo ludens et sostentatus con il suo sistema ignobile di pensioni a gogo: mia sorella è pensionata, in perfetta legalità, dai suoi 38 anni! E la media europea degli stessi pensionati, compresi i prepensionati, è di 56 e qualche mese. Un vero popolo di homines ludentes.

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