La sfida è oggi di parlare del tabù della trascendenza. Essa anima l’esistenza attraverso il lavoro collaborativo con il Creatore essendo riconoscenti almeno della semplice creaturalità.
La moda, anche in letteraura, è al relativismo e al modernismo che ha generalmente sacrificato superficialmente la modernità alla invadente secolarizzazione e alla falsificazione del fatale apparente. È poi anche rarissimo incontrare la ricerca del vero, in quanto la massificazione comportamentale ha decretato obsoleta la Verità e la Salvezza definite abitualmente “inesistenti”.
Ho così avuto il desiderio di ripercorrere la storia correntemente “impresentabile” della mia grande famiglia dislocata nel mondo intero come emigrati. I criteri comuni di ciò che viene definito “l’interessante” nella cosiddetta comunicazione contemporanea sono però quasi sempre farlocchi.
Avevo, in effetti, sotto gli occhi un secolo di storie (come spesso) esterioremente usuali della mia famiglia totalmente comune e apparentemente semplice. L’ordinarietà più consueta, però, nasconde spesso il creativo più sorprendente perché umano e pure troppo umano.
Ecco così l’eccezionalità di attraversare quattro civiltà in nemmeno cento anni, con più di sei lingue parlate in famiglia: e con un atteggiamento critico di particolare altezza vitale e libera.
A partire da una società fondamentalmente contadina fino a quella industriale, per giungere alle disillusioni del postmodernismo: tre generazioni non solamente della mia famiglia ci son naturalmente passate! Alle quali sta aggiungendosi anche l’era della glocalizzazione (globalizzazione + localizzazione) nel mondo equiparato, iniziata in corrispondenza di questo terzo millennio.
Il problema principale per l’uomo è tuttavia sempre lo stesso: quello della Libertà e della Salvezza eterna. La sorpresa in questo caso è la scoperta, per l’appunto, che è cruciale solo ciò che si apparenta con la limitazione della parola più illimitata che ci sia: la libertà! Ed è proprio l’entità Dio che permette la vera e totale Libertà. Anche se siffatta parola è attualmente diventata piuttosto desueta, dileggiata o travisata: libertà non è fare quello che si viuole!
Come vivere il piacere sublime di giocarsi del pensiero unico politically correct per evitare l’inflazionata follia contemporanea: il conformismo nichilista e la perdizione massificata?
Tutte le tragiche stupidità umane si sono concentrate in questo ultimo secolo, a tutte le longitudini e le relative latitudini. Così la storia della più dozzinale delle famiglie ha finito per rilevarle con una evidenza senza l’impiego di espedienti e trovate particolarmente sorprendenti e astutamente stupefacenti. Ben al di fuori dell’artatamente artificiale.
La natura umana, rivelata dal cristianesimo in tutta la sua creaturalità anche più quotidiana, è messa in evidenza spontaneamente e in un modo eternamente eccezionale, anche se giudicata modesta.
Basta guardarla senza le deformazioni degli occhiali ideologici: vale a dire con la “Modernità senza il modernismo”, il titolo della narrazione di questo libro.
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