Il sistema del potere, con i suoi grandi media detti di comunicazione e le armate d’”intellettuali” al suo servizio, ha una sola ed unica preoccupazione: determinare, selezionare e controllare continuamente l’agenda degli avvenimenti. Ciò di cui le masse popolari e postmoderne, secondo il loro interesse, devono riempirsi e credere come attualità. Il semplice “panem et circenses” degli antichi romani diventa l’appena più complesso “spettacolo della sociétà e la società dello spettacolo” dei situazionisti francesi dei primi anni ’60. La nostra modernità detta democratica l’esige sempre, e ancora imperativamente. Tutte le strutture del potere, in effetti, hanno invariabilmente organizzato o funzionalizzato – da lontano o da vicino – les attualità necessariamente al momento opportuno: vale a dire che il suo bisogno permanente è di occupare, in modo costante e massificato, l’universo immaginario delle moltitudini allo scopo di polarizzarne gli interessi ben lontano dalla loro vita reale. E in maniera più eccentrica possibile al loro vantaggio essenzialmente benefico. In ogni caso, non in diretto antagonismo al dominio al quale esse sono sottomesse e inconsciamente manipolate.
La formazione del giudizio di ciò che deve essere attuale o inattuale costituisce l’attività multiforme e sempre distraente del potere economico e culturale, con tutte le strutture ideologiche preponderanti di cui dispone. Già il miscredente Nietzsche, centocinquant’anni fa con anche molto senso profetico, aveva scritto una opera filosofica che è passata in primo piano della storia, sull’inattualità di ciò che è supposto essere attuale.
L’abbrutimento massificato della gente, se vuole cominciare a liberarsi della sua schiavitù più totale – in quanto pure volontaria – deve rendersi cosciente di questa oceanica e continua menzogna del potere, organizzata contro le popolazioni. Questa va dalla dittatura dello Stato, col suo statalismo concepito contro la Persona che emana continuamente dal Dio Trinitario, fino al suo assoggettamento economico con il furto strutturato della proprietà sulla moneta!
Ritornerò ancora su questo vasto soggetto che aveva tanto appassionato già il genio di Chesterton e, naturalmente dell’amico Belloc, ai primi decenni del secolo scorso.
Del resto, perché Gesù ripeteva continuamente le stesse cose celesti – con le Sue variazioni evangeliche grazie alle innumerevoli parabole e metafore – per mettere in guardia gli uomini contro la “mentalità del mondo”? Quella che monopolizza l’attenzione e i comportamenti via la sedicente attualità.
La desolidarizzazione dai principi mondani costituisce dunque il primo atto culturale del cristiano fedele. L’”Anticristo” dello scrittore russo Solov’ev, lavora giorno e notte contro questa verità eterna e trinitaria servendosi anche della collaborazione attiva della follia masochista degli uomini e dell’eresia dei cristiani. E questo anche nella storia molto lunga della Chiesa e dei suoi insegnamenti, a volte pure pseudo-petrini. Quante volte, dei Papi ne sono stati vittime, se si può dire, almeno parzialmente. E certamente non nel loro Magistero solennemente coperto dalla sacra infallibilità. Satanasso esiste davvero ed è certamente operativo, anche alle spese del pontefice e dei suoi cardinali.
L’obbedienza cattolica irriducibile soprattutto al Papa è, in effetti, sistematicamente sottoposta alle critiche preganti e drammaticamente vigilanti. Il Papa stesso “non può disporre” a suo gusto o al piacere arbitrario del giudizio suo sttoculturale, sulle sorti della Chiesa. Egli sa che tutto ciò che la sua bocca proferisce, se non è solennemente proclamato (nei famosi limiti del “non possumus”, del non ci è, cioè, concesso) non ha valore di Verità se non nella Tradizione divina!
Il Diritto Canonico lo prevede pure in modo esplicito. Dovere di ogni fedele cattolico è così di difendere la Fede cristiana, anzi il Depositum Fidei, fino al martirio. Peraltro, la cosa è già successa: che ci si ricordi, per esempio, di Giovanna D’arco, bruciata viva sul rogo a Rouen e proclamata “santa patrona di Francia” più di 500 anni dopo (nel 1922) la sua condanna a morte!
Chi ha allora il diritto di proclamare ciò che è attuale o non nella storia? Si potrebbe sostituire il termine attualità con la parola Verità. La Chiesa naturalmente! Solo l’istituzione fondata da Cristo, il quale ha realizzato la redenzione del mondo con la Sua morte e Resurrezione, detiene questo diritto ontologico, cioè legittimo ed intrinseco, di fissare ciò che è attuale nella verità.
Il resto cade nel proverbio “Sic transit gloria mundi” (vale a dire: è così che trapassa la gloria del mondo). È vero – lo si sa – che il Santo Spirito soffia dove e quando pensa supremamente nescessario: il popolo (almeno) francese non ha mai avuto i dubbi sulla santità della sua futura eroina e patrona, malgrado l’inquisizione che l’aveva condannata e i molti secoli passati nella dimenticanza.
La Chiesa non è solamente costituita – per fortuna e Grazia – dal clero! E questo, anche se il clericalismo orribilmente organizzato sembra ai nostri giorni in piena crescita.
È l’umiltà religiosa che riconosce la grazia e la grandezza trinitaria, sempre vincitrice, ad accumulare tutti meriti della sapienza di ben discernere il buon grano dalla zizzania…
In fin dei conti è Attanasio, per fare un altro rapido esempio, che è stato inneggiato a santo e non i suoi innumerevoli e molto potenti ecclesiastici persecutori i quali sono caduti inesorabilmente nel misercordioso… dimenticatoio. Essi l’avevano condannato ripetutamente anche all’esilio. I roghi sarebbero giunti dopo, molto dopo. L’aver denunciato senza mai fermarsi l’eresia ariana (di Arius) mentre praticamente che tutta la Chiesa l’aveva accettata e seguita, aveva miracolosamente conservato umile nella retta fede il vescovo di Alessandria, malgrado le persecuzioni: tutta la sua forza, quasi in solitario, la doveva a Dio morto sulla C roce. E la sua speranza poteva scaturire solo dalla Sua Resurrezione.
Praticamente l’attualità del cristiano è sempre inattuale in quanto il Regno di Dio non coincide – prima del Suo glorioso ritorno – con quella del mondo!
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