Nel suo libro “Ciò che abbiamo di più caro” pubblicato da Rizzoli, troviamo la citazione completa (p. 128) inquadrata nelle conversazioni del 1989 del fondatore di Comunione e Liberazione con i suoi membri del CLU, riguardanti l’attività centrale della presenza cristiana nel mondo: la sua missione pubblica! Leggiamole per intero queste tre-quattro righe profetiche: “… per raccogliere la sfida della nuova evangelizzazione, nell’approssimarsi del terzo millennio, la Chiesa ha bisogno di uomini e di donne totalmente spregiudicati nella missione. Oggi come agli inizi del tempo della Chiesa”.
Cosa, allora, di più conseguente e pertinente della nascita, all’inizio del nostro millennio di un ordine monacale, sia femminile che maschile, in clausura ma allo stesso tempo apertamente molto missionario nel nostro mondo postmoderno. Fondato perdipiù sulla non negoziabilità ecumenica della pratica dell’Adorazione eucaristica (!) e con la celebrazione della Bellezza, soprattutto artistica, del Mistero salvifico ed eterno!
A ben pensarci, queste due modalità coincidono: la presenza del Cristo in carne e sangue nel candore dell’ostia consacrata riassume il cuore del centro irriducibile del cristianesimo e ne fa – ne dovrebbe sempre fare – la sua più densa e profonda attrazione. Tutta la storia umana e cristiana ha celebrato questo miracolo, originalmente primo, instituito nella sua continuità universale da Gesù stesso come sacramento indispensabile alla Savezza umana. Tutta l’arte, nella sua storia, non poteva sfuggire alla visualizzazione manifesta di questo Mistero diventato inaggirabile nella vita tendente verso la sua inevitabile ed ontologica trascendenza.
I due conventi di Pietrarubbia e San Marino, situati sulle meravigliose colline dell’Appennino, diretti da suor Maria Gloria Riva (in sovrappiù assistiti dal prete molto giussaniano Gabriele Mangiarotti), www.adoratrici.it sono già costituiti di suore monacali e di monaci, tutti adoratori e intrinsecamente proiettati verso la loro missione pubblica! Sono anche particolarmente “spregiudicati” nella libertà evangelica e nel coraggio pregante della Croce.
“Ciò che i cristiani hanno di più caro è il Cristo stesso”: Solov’ev, il grande scrittore russo, nella sua narrazione dell’”Antecristo”, aveva fatto rispondere in questo modo alla radicale domanda dell’imperatore. L’oggetto della loro missione non poteva dunque essere che il miracolo permanente ed eterno della presenza del Cristo vivente e reale nella vita degli uomini, laddove essi vivano. Nelle comunità che si riuniscono nel Suo nome. Dal primo miracolo eucaristico della storia, a Lanciano nell’anno 700 negli Abruzzi, dove un celebrante la santa Messa, rimanendo dubbioso sulla reale presenza del Gesù vivente, s’è visto sanguinare e trasformare in carne l’ostia che stava elevando sull’altare! I più grandi medici hanno constatato per più di un millennio, con innumerevoli fedeli e pellegrini di tutto il mondo. Soprattutto, gli scienziati dei nostri giorni non hanno potuto certificare il non spiegabile DNA identico alle altre diverse ostie miracolate a distanza di centinaia d’anni e ben altrove http://www.michaeljournal.org/juvdm/enseignements/lanciano/page.01-fr.html.
Il genio carismatico di questo nuovo ordine monacale consiste dunque nell’aver riunito e sintetizzato queste due polarità che don Giussani chiamava il “Fatto cristiano”: vale a dire l’incarnazione del Figlio di Dio Padre, sempre presente nelle nostre esistenze; e l’indepassabile Bellezza della Creazione continua scaturente dalla collaborazione pregante tra l’uomo e la Trinità.
Si tratta dell’inseparabile bipolarità della dimensione più ritirata e sorgiva – pure in clausura! – del Mistero della Risurrezione; e dall’altro lato, dell’intenibile Annuncio urbi et orbi, universale, della Bellezza infinita ed imparagonabile di quest’avvenimento di perfetto amore per la Salvezza eterna dell’umanità.
Vale a dire l’incrocio delle due dimensioni esistenziali, l’una verticale e l’altra orizzontale: la prima d’adorazione celebrativa divina e la seconda di comunicazione suprema nella fattualità laboriosa più umana e quotidiana. Del mai visto insieme! Si conoscevano i misticismi della clausura oppure l’apertura più universale della missionarietà. Ora, pure in questo nuovo ordine di adoratrici e adoratori aperti e interlocutori del mondo (anche mondano e apertamente miscredente), si vede in azione la vocazione più contemplativa, “totalmente spregiudicata”. Mentre essa si estrinseca e si realizza senza alcun scrupolo umano. Ecco quindi presentate le “baldanzose” suore (e i “baldanzosi”monaci), per utilizzare l’altro aggettivo sinonimico spesso usato da don Giussani per descrivere l’entusiasmo degli uomini innamorati della vita in quanto toccati dalla Grazia. Che altro?
In realtà un laico come me, imprenditore in famiglia, ha anche e per l’appunto a che fare quotidianamente con il colossale problema dominante nel nostro mondo nichilista: lo statalismo. Il cancro cioè più grave e disperante della nostra era. La supremazia – come mai prima – dell’idolo dello Stato sulla Persona e su tutte le sue relazioni articolate sta rendendo schiavi gli uomini contemporanei: fatale! La sottomissione ostentatamente laicista di Dio e delle sue leggi al razionalismo (assolutamente non razionale!) dell’uomo non fa che condurre al totalitarismo consenziente cosiddetto moderno. La Chiesa, a sua volta, segue questa tendenza non fosse che per il suo ultimissimo irenismo (essere d’accordo con quasi tutti o – in ogni caso e illusoriamente – per “non aver nemici”), oltre che a causa del suo ormai abituale modernismo relativista.
Le conseguenze di questo statalismo estremo sono molto perniciose sia sul piano spirituale e culturale che su quello politico ed economico. La persistenza, per esempio: della “crisi economica” la quale altro non è che la catastrofe, praticamente mai citata, della denatalità che affligge da 60 anni due generazioni edoniste progressivamente straccione; poi la quasi tranquilla permanenza della fiscalità europea che ha superato da parecchio e largamente lo stadio della confisca (!); e, in sovrappiù, della privazione di ogni reale speranza per il futuro di libertà politica e civile, costituiscono gli element principali della nostra apocalisse contemporanea largamente incosciente.
Così l’Adorazione eucaristica non può che riportare alla ragione, molto sperduta e perduta, alla sua causa pricipale della perdita di coraggio missionario.
E questo, nel silenzio meditativo ed essenziale, essa permette di zittire l’oceano delle ignobili chiacchiere e stupidità lobotomizzate per giustificare l’orribile casuismo tautologico statalista: molto maggioritario nella Chiesa ufficiale e attualmente petrina.
Il silenzio pregante dell’Adorazione è pure indispensabile a privilegiare ciò che si ha veramente “di più caro” e liberarsi, comunque, nella libertà di ogni scrupolo mistificante.
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