«Oggi è La giornata mondiale dei senior», è quanto mi ha comunicato mia moglie arrivando in agenzia questa mattina. Con l’abituale occhiolino implicito di quando si parla della nostra generazione (abbiamo tutti e due 70 anni), ella aggiungeva brevemente che l’aveva ascoltato alla radio in macchina. Per poi subito parlare d’altro : particolarmente di un cliente per cui bisognava che immmediatamente intervenissi…
Cosa possa avere, ai nostri giorni, da festeggiare o di cui complimentarsi la nostra generazione di senior, ci sfugge sempre sistematicamente, senza nemmeno dire o commentare nulla.
La nostra coppia s’è desolarizzata radicalmente dall’attuale generazione di senior da più di 50 anni!
Il nostro processo di demassificazione personale è cominciato con questo atto di separazione culturale. Purtroppo, la separazione politica e economica non è mai possibile: non si “divorzia” mai completamente dalla propria generazione di cui si resta solidali, malgrado tutto.
La riflessione ha continuato a trottarmi in testa lateralmente quasi tutta la giornata. Siamo stati troppo ingenerosi e ignobili con i nostri congeneri a cui le date di nascita ci hanno uniti obiettivamente?
Il risultato finale delle mie elucubrazioni si è fissato – come d’abitudine – su due punti sui quali la nostra epoca, malgrado gli straordinari progressi in tecnoscienza, sarà implacabilmente giudicata dalla storia.
Innanzitutto, mai dei senior – contrariamente ai nostri – hanno lasciato le generazioni seguenti con una speranza di benessere inferiore a quella ricevuta dai loro genitori.
E secondariamente, mai una generazione aveva scalfito l’ordine naturale della procreazione giungendo, in tutti i paesi detti moderni, a tassi di fertilità ben inferiori di molti decimi di punto al 2,1 che i demografi definiscono minimale per la pur semplice riproduzione delle popolazioni.
Questi due fenomeni, di cui tutti gli innumerevoli media, gran chiacchieroni in Europa non parlano mai (o quasi), scaturiscono dallo stesso errore morale e sorgivo: l’edonismo, anche se parecchio barbone e precario, alle spese dei figli e pronipoti (forse non si sa che i contributi versati per le proprie pensioni non supera mai il 15-20% del loro costo reale)! In effetti, il tenore di vita dei nostri giovani (in gran parte disoccupati o precarizzati) è totalmente impedito dai debiti pubblici che noi adulti nemmeno riusciamo a cominciare a rimborsare, ma il cui costo per gli interessi è spaventoso e blocca ogni progresso (da cui ancora più di disoccupazione).
La denatalità, a sua volta conseguente con le centinaia di milioni (gli esperti parlano di più di un miliardo) di culle vuote nel mondo, da una cinquantina d’anni, hanno fatto crollare la domanda interna di tutti i paesi sviluppati.
Ecco così l’altra ragione della crisi economica ancora più importante di quella già devastante dei debiti statalisti. Questi due grandi peccati delle nostre generazioni non sono del genere leggero (una volta si sarebbe detto veniale): essi ipotecano tutti i giudizi sulla nostra era nichilista, malgrado abbiamo messo il piede sulla luna, che si possa disporre d’Internet sui telefonini o che il cancro non sia più incurabile… Ma il crimine più grave dei nostri senior è di aver sottratto la speranza a sé stessi e, soprattutto, alle nostre generazioni future, in penuria in un mondo impoverito. Questi si è tragicamente abituato a sovraconsumare e a coltivare una falsa coscienza delle sue idee culturali, spirituali e anche antropologiche!
Come non essere fieri – tristemente, purtroppo – di essere desolidarizzati da questo mondo!
I senior starebbero molto meglio in silenzio, a meditare veramente, senza festeggiare le loro « performances » storicamente nemmeno presentabili.
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