La goccia dei rarissimi ma pervicaci profeti che da decenni annunciano la catastrofe, anche economica, come conseguenza della mostruosa dénatalità, comincia a scavare la roccia della scemenza spensierata occidentale. L’ovvietà conseguenziale per cui, interrompendo la legge naturale (quindi di Dio) della natalità, si è già prodotto il disastro annunciato nell’Humanae vitae (1969) da papa beato Paolo VI. Questo ha messo in evidenza, anche in pratica, la prova della sua implacabilità. La radicale diminuzione, da ormai due generazioni (dagli anni ’60), dello sviluppo spontaneo della natalità – che peraltro ancora continua –, ha maturato e cumulato la crisi economica di cui tutti, o quasi, i cosiddetti esperti occidentali non hanno ancora capito, o voluto capire, le reali origini. È infatti il pauroso crollo della domanda interna occidentale, con il miliardo e mezzo di non nati nell’ultimo mezzo secolo (tre volte la popolazione europea!), che ha principalmente generato la crisi economica altrettanto gigantesca che sta attanagliando il nostro mondo in preda ad una comprensibilissima penuria endemica. E questo in maniera progressiva da una cinquantina d’anni. I profeti, almeno in materia, non sono mancati, quasi tutti cattolici, come Ettore Gotti Tedeschi, ex ministro delle finanze del Vaticano, oppure in Francia, come il ministro Charles Pasqua, che da decenni hanno cominciato – perfettamente inascoltati o indebitamente zittiti dal potere – ad allertare le popolazioni sulla deriva squallidamente edonista che ha portato alle pratiche di massa anticoncezionali e abortive.
Perché gli esperti economici e demografici non capiscono? Per ideologia, perché l’ideologia dei desideri massificati, grande idolo delle nostre società secolarizzate, esclude la natalità in quanto gli standard di vita ad esse necessarie sarebbero irrinunciabili. E questo mentre tutte le nostre generazioni precedenti, benché povere incomparabilmente, facevano molti figli (gli stessi immigrati, peraltro, anche miserabili, sono molto, molto, prolifici). Le attuali generazioni adducono invece giustificazioni turpi e cosiddette economiche (anche se talvolta vere) a sostegno della scelta di gabbare la fertilità naturale. Non solo, ma queste due generazioni (le nostre!), che sono da riconoscere purtroppo come scervellate, sono anche quelle che si sono indebitate attraverso lo statalismo, va da sé dello Stato detto moderno. La qual cosa per aumentare vieppiù il loro tenore di vita già ben al di sopra dei propri mezzi. Con l’opzione altamente immorale e coatta di non rimborsare mai detto debito che, inevitabilmente, aumenta pure continuamente, alla faccia (anche incoscientemente) delle generazioni successive. In tutti i paesi, più o meno. Per non parlare del fatto che lo Stato non ha un soldo da parte, per esempio, per le sempre possibili catastrofi naturali…
Non a caso l’Humanae vitae è stata l’enciclica più contestata e semplicemente rigettata nei fatti dopo il Concilio, anche all’interno della Chiesa. La qual cosa la dice lunga sul livello di nichilismo reale e di reificazione generalizzata anche dei cattolici stessi. E questo da parte delle nostre stesse generazioni (non altre!) che evitano accuratamente di parlarne e che hanno portato gli indici di natalità à 1,38 (o poco più). Allorquando per mantenere il livello di sopravvivenza delle popolazioni occorrerebbe almeno un indice di 2,1, secondo i calcoli non complicati e intuitivi dei demografi. Così, per rilanciare le economie son necessari per vari decenni almeno livelli di fertilità doppi degli attuali: 3-4 figli di media per coppia e per quasi mezzo secolo. Altro che le chimeriche, ingenue e ora impossibili uscite dalla crisi economica!
Queste cose le scrivono ora solo alcuni giornali online come La Bussola quotidiana o Tempi sulla rete Internet : con firme come Cascioli, Ronza, Zola, Magni della DSC (Dottrina Sociale della Chiesa), Casadei o Amicone…
Attualmente, perfino la ministra della Salute ha preso l’iniziativa di un’assennata campagna pubblicitaria televisiva in Italia in favore del Fertility Day. Temendo le scontate reazioni ideologiche della sinistra al governo – puntualmente scatenate! – il primo ministro boy-scout Renzi, sedicente cattolico de sinistra e, nella fattispecie “benaltrista”, ha preso opportunisticamente e assurdamente le sue distanze dalla molto tardiva ma giusta iniziativa. Pure la sua ministra sollerte, anch’essa timorosa dell’incombente opinione pubblica dominata dall’abituale edonismo straccione e a credito sempre più fallimentare, ha promesso di cambiare non si sa bene cosa. Così tutti sono apparentemente contenti – soprattutto il governo , gli “intellettuali” e i media di sinistra –, almeno per il momento!
Cosa fa nel frattempo la maggioranza dei cattolici? Nulla. Se ne stanno come sempre in silenzio o quasi su questi temi e si occupano, come al solito, di pietismo. Lo statalismo, infatti, è silenzioso: per la sua realizzazione, basta l’automatismo dell’infernale azione politicista e demagogica del governo eletto, desiderato e voluto, all’uopo. Che sia di sinistra, di centro e pure di cosiddetta destra, il tipo di politica portato avanti è più o meno lo stesso. Si tratta di affermare il predominio ormai standard della cosificazione con i princìpi umanoidi e razionalistici (non razionali) su quella invece fondata sull’inviolabilità della Persona e della sua reale libertà.
Non a caso avevo scritto fin dal 1994 un libro intitolato “Destra, sinistra o centro? Sopra.” (TGC Edizioni, Bruxelles Destra sinistra o centro. Sopra), in cui già sostenevo tutte le tesi antistataliste sopra descritte.
Il modernismo ateo della nostra contemporaneità ha ipostatizzato, vale a dire oggettivizzato nella falsificazione, lo statalismo come ideologia scontata e nemmeno mai veramente messa in discussione. Il pensiero unico, chiamato pure come appartenente al “politically correct”, altro non è che la riduzione superficiale, spesso becera, ignorante e masochisticamente egoista, munita della sola orizzontalità immanente dell’esistenza. Correre cioè appresso alle masse abbrutite, ai loro desideri fatalmente impazziti e peccaminosi nel non-senso, perché nel rifiuto dell’eterno Dio vivente. E delle sue sapienti leggi naturali ricordate, ormai solo a volte, dalla saggia e millenaria tradizione magisteriale della Chiesa.
Così il casuismo, l’opportunismo circonstanziale, diventa il criterio “cattolico” che sembra talmente affascinare una gran parte della Chiesa, come pure Comunione e Liberazione attualmente: il suo obiettivo è di avere successo mondano e di non avere utopisticamente, oltreché in modo antievangelico, “nemici”. La fede totalmente cristocentrica di don Giussani appare oggi piuttosto sostituita da quella di un generico “volemose bene tutti quanti” di tipo onusiano o cattoprotestante.
Lo spettro dell’antecristo è così oggi presente davant ad ogni cattolico nel mondo secolarizzato. Esso vive il dramma religioso, tragicamente, della sua libertà. Al più alto livello, in quanto il supremo clero – come la cultura del popolo di Dio – sta maggioritariamente per essere preda totalmente della ben concreta apostasia.
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