Non penso di aver vantato l’intelligenza personale nei miei libri e nei miei post più di quella di Giorgio Vittadini, uno dei responsabili al vertice di Comunione e Liberazione di Milano, professore prestigioso di statistica all’Università della Bicocca. Negli ultimi anni, sono stato costretto a ricredermi sulle mie lodi di fronte all’evidenza. Ancor più che sul piano morale (corrispondente alla grave degenerescenza di CL) ho dovuto constatare un crollo delle facoltà mentali, come ne ha parlato in un articolo generale del gennaio scorso un avvocato (che lo conosce anche bene), ricordando un intervento pure profetico di Chesterton di quasi un secolo fa in Inghilterra. Il crollo intellettivo è un fenomeno molto generale che sta imperversando nelle nostre società dominate dall’invadente e stravolgente pensiero unico del laicismo incredulo e pure nichilista. La stupidità e l’irrazionalità hanno già devastato l’intelletto dei principali responsabili delle cose pubbliche (e non solo) nel nostro mondo. Si tratta fondamentalmente dell’ideologia riduzionista, una malattia mortale per lo spirito e le facoltà mentali, che riduce ogni tema alla sua dimensione più semplicistica e limitata fino ad impedirne il sempre necessario giudizio globale proprio dell’uomo religioso: quello che collega e rilega (religare è la parola etimologica latina) il tutto al particolare e viceversa. Molto semplicemente, il discernimento ne dipende : la ricerca del senso, anche del buon senso. Così il mio modello d’antan di uomo razionale e colto è diventato un semplice intellettualino riduzionista, sempre furbetto e ora banale conformista. Ma quello che è ancor più grave è il fatto che questa superficialità, appena truccata d’inabituale padronanza dei sistemi di comunicazione moderna e allusiva,non fa altro che riposare sull’idea teleologica (che riporta tutto e in ogni caso allo scopo finale) dell’attuale fascinoso “politically correct”. In una formula, sul letto dell’orribile pensiero “subordinato” al potere. Così, dopo aver fatto la molto semplice dimostrazione, generalmente considerata come brillante e “sbalorditiva” che l’addizione di tutti gli statali presenta un eccedente di più di 750.000 (!) in rapporto proporzionale a quelli impiegati in Lombardia, ha affermato anche – nella stessa frase e senza motivazione alcuna – che non si deve assolutamente liberasene!
In modo perfettamente statalista.
A che scopo dunque fare statistiche ed évidenziare la vérità? E questo dopo che da decenni che tutto quest’oceano di personale pleonastico è stato arruolato per clientelismo alle spese di Pantalone.
Bisogna poi considerare a parte che la stessa percentuale, se non più, potrebbe essere costatata in altri paesi europei…
Ma il nostro nuovo Vittadini, ha anche calcolato il costo incredibilmente superiore e puntualmente corruttivo di questi eccedenti che portano la somma finale all’equivalente di un buon milione!
In sovrappiù, si sa, il numero degli statali in Lombardia non è inferiore, a sua volta, alle necessità reali benché nettamente migliori di tutte le altre regioni. Ora, dopo questo exploit per sapere ciò che si sapeva già senza che nessuno lo dica (vedere anche i miei post e libri precedenti), in due articoli in questa prima decade di marzo con un grande incontro milanese molto mediatizzato, il nostro statistico cattolico di riferimento è ancor salito alle luci della ribalta della comunicazione, non più solo come critico nella sua contabilizzazione statalista in piena contraddizione aggravata, ma anche come pratico e teorico nel campo strettamente politico. Nel quadro della scelta in corso del futuro sindaco di Milano, si è concesso ad una grande lezione di morale etica. Attribuendo, ad ogni candidato al prestigioso posto tra le principali metropoli europee, piccole raccomandazioni e marginali, riguardo ai loro futuri cmportamenti. E CL per chi voterà? “CL non deve scegliere di votare” ha affermato in sostanza il nostro operatore politico-culturale di servizio, dimenticando che non si tratta di un movimento conventuale, in quanto esso è costituito da laici tanto quanto gl’increduli. Il suo riduzionismo intimista e spiritualista rivolto, in questo caso, idealmente verso i ranghi dei movimenti clericali o ecclesiastici (non ecclesiali!), non gl’impedisce di sicuro di distribuire apprezzamenti ai candidati in questione. Tra questi, si trova molto abbondantemente il sindaco di Milano uscente appartenente fedelmente ad un partito di estrema sinistra e neocomunista dichiarato. Dunque che propone, sostiene e pratica tutte le leggi gender compresi i “matrimoni omosessuali”e le adozioni di bambini strappati alle loro madri… Qual è la ragione esplicitata di quest’ignobile inchino, devoto e particolarmente insistito, al sindaco situato all’opposto dello scacchiere delle istanze di libertà civili e religiose? Molto semplicemente il fatto que Pisapia (è il suo cognome) è stato allievo nella classe d’insegnamento, nei lontani anni ’50, al liceo di don Giussani (in via di canonizzazione). E di cui egli avrebbe trattenuto l’eredità del prezioso “dialogo”, parola ormai feticistica quanto non dimostrata nei metodi ed effetti, possibilmente utilizzabili anche come falsificatori e demagogici (“un uomo serio, non settario”, lo definisce invece Vittadini!). In effetti, utilizzando tutta la libertà di cui don Giussani si impegnava ad insegnare prima di tutt’altra cosa, il militante d’estrema sinistra del partito totalitario e inumano (il SEL), collettivista e recentemente (ri)fondato al servizio delle ideologie LGBT, ha fatto tutto il contrario, ma veramente tutto l’opposto, di quanto avrebbe desiderato il fondatore e grandissimo educatore di CL. Nel frattempo, il nostro dirigente politicista, di cui ero sincero fan, non ha certamente scordato di citare, uno per uno, gli “organismi intermedi”, i “suoi” organismi e di CL (mi chiedo ormai a cosa e per cosa?), allo scopo che il potere politico non tralasci di… finanziarli e favorirli. Non sapendo chi potrà vincere la competizione elettorale, meglio è ben parlare di tutti i candidati: nella logica diabolica imboccata, la cosa è coerente. Il tutto indirizzando astutamente a ciascuno qualche piccola critica marginale e ben scontata…
Ecco il triste risultato della sedicente neutralità, tutta statalista di CL.
Ma questa scelta statalista e politico-culturale ancor più grave – come sempre oggi sotto la strategia molto perspicace del diavolo – è quella meno evidente o più nascosta!
Quella cioè implicita, dunque conforme alla mentalità ideologica dominante su tutta la nostra cultura totalitaria contemporanea: quella per l’appunto del pensiero unico, del pensiero scontato puntualmente e sempre statalista: il più mortifero della nostra era, in quanto esso attribuisce allo Stato il dominio senza dirlo sulla Persona! Come rendere compatibile questa mostruosa mistificazione, tanto più a causa della sua grossolanità, con il cristianesimo che ha anche introdotto per primo nella storia l’idea stessa di libertà e della distinzione netta tra concezione christocentrica e potere? Molto semplice! Applicando al pubblico, alla dimensione politica, i criteri di amore caritatevole propri alle relazioni dirette e personali. Qual è in effetti la citazione di Vittadini parlando dei rapporti da avere e sviluppare con i partiti politici e i suoi leader? Indifferenziati e tuc istess, direbbero a Milano. Elementare, molto elementare per il mio ex eroe: “Per parafrasare Carron (l’attuale presidente di Comunione e Liberazione) – egli dice – l’altro è una risorsa e bisogna muoversi su questo”. Così, traslare dal piano personale – sempre necessariamente caritatevole e misericordioso – verso il piano politico e pubblico, il piccolo gioco è assicurato. Tutto il messaggio del cristianesimo, fondato sull’annuncio della contraddizione e del sacrificio martire supremo della croce, è così annullato con un solo tratto. In tal modo, si annulla anche la distinzione irriducibile tra peccatore e peccato. La ricerca prudente del Mistero, quindi, nella relazione personale, ma evidenziando sempre tutta la condanna chiara e senza equivoci in rapporto al peccato, anche e soprattutto politico. In quanto pubblico!
In questo modo, il vizio di ridurre il rapporto verso il pubblico e il politico alla dimensione intimista e spiritualista di tipo privato è ancora una volta ben garantito dal nostro portavoce di CL. E, in sovrappiù, statalisticamente assicurato. Peraltro, se si vuoe “salvare” (la relazione anche con) il “caro sindaco Pisapia”, bisogna prima e prioritariamente, combattere apertamente la sua orribile ideologia e la sua politica praticata.
È tutto l’essenziale insegnato in più di mezzo secolo da don Giussani!
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