I paesi europei, in grave crisi d’identità culturale ed economica, si occupano di problemi indifferenziati di ogni sorta, non escluse le futilità ideologiche come la legge in Italia sull’omosessualità: dubbiosamente utile solo ai proponenti e devastatori della civiltà attraverso la diabolica disarticolazione della Famiglia naturale. Si è dovuto e si continua a doversi difendere dalle conseguenze intrinseche di queste leggi sul piano antropologico e morale, che polarizzano l’attenzione dell’intero Belpaese da più di un anno (quantitativamente parlando, la legge riguarderebbe non più di 7.500 omosessuali su una popolazione di più di 60 milioni). Così la manifestazione a Bruxelles di 5.000 imprenditori (!) contro il possibile “accordo” con la Cina che permette a questo gigante dell’economia di praticare il dumping e di distruggere le industrie del nostro Vecchio Continente (sì, sì!) è passato sotto silenzio. In tal modo questa manifestazione di lunedì 15 febbraio, piuttosto disperata di fronte agli organi irresponsabili dell’Unione Europea e denunciante un problema anche di milioni di posti di lavoro in gioco, si è svolta nella sostanziale indifferenza dell’opinione pubblica: i media europei, anche della stampa, non ne hanno parlato o in maniera superficiale anche irrilevante, come del resto succede abitualmente allorquando si tratta della vita delle imprese. Non è stato risottolineato il fatto che in Cina il costo del lavoro (dunque della produzione) non è altro che una frazione risibile in confronto a quello europeo. Il governo cinese, sempre totalitario e comunista, ha già deciso d’imporre nei nostri futuri mercati prezzi inferiori anche a quelli praticati nel loro stesso paese!
Ciò che si sta preparando quasi confidenzialmente, tra le pieghe di una burocrazia persino non tecnocratica, è invece un “accordo storico” dove la libertà reale sarebbe già supposta come se lo “Status di Economia di Mercato” fosse acquisito. Ciò che è in gioco, invece, è una crudele doppia presa in giro devastatrice per le imprese europee messe fuori mercato mondiale da una concorrenza sleale, se si considerano anche le sovvenzioni piuttosto malcelate a monte dello Stato dittatoriale cinese. Tali sovvenzioni sono, va da sé, vietate in Europa. E il tutto come “servizietto” degli eurocrati immuni e impuniti ben accompagnati dai generalmente ignoranti e opportunisti politici e giornalisti del nostro continente. Questi preferiscono riempire i loro giornaloni sovvenzionati e le loro emissioni radiotelevisive con grandissime e importantissime notizie relative, piuttosto a… cantanti come Elton John. A guidare l’informazione in Europa e nell’Occidente è in effetti l’audience immediata e non la verità della realtà. Soprattutto dopo gli anni ’60, si tratta infatti della “società dello spettacolo e dello spettacolo della società”, formula coniata dai situazionisti francesi, a dettare la guida della maggior parte degli editori e giornalisti ideologicamente abbrutiti del nostro mondo. La vita delle nostre imprese non giunge così alle orecchie delle masse popolari apparentemente lobotomizzate da una cultura irrazionale, pseudo-ludica e completamente vuota, ma propagandata in modo furibondo.
Anche con una disoccupazione record, soprattutto per i giovani.
Politici, eurocrati e giornalisti sono così tutti rimbambiti? Non tutti. Anch’io, piccolo imprenditore (ma residente a Bruxelles), ho potuto essere sommariamente informato intorno al problema: però cercando attivamente le mie indispensabili notizie. Alla testa di questa manifestazione, d’importanza capitale per il futuro di una economia già in piena crisi di cui non si sono ancora scoperte le vere cause, si sono ritrovati due europarlamentari italiani del centro-destra: Massimiliano Salini e Antonio Tajani, vice presidente – quest’ultimo – del parlamento europeo. Sono stati comprensibilmente ringraziati dagli organizzatori dell’azione politica davanti e presso le sedi dell’UE, per essere stati attenti al problema di primo piano posto. In quanto, non solamente esso pone la questione redibitoria della disparità attualmente incompatibile e non praticabile tra la Cina e l’Europa, ma avanza anche il problema del livello di statalismo europeo talmente senza possibilità di vere soluzioni a medio termine. La cosa quasi “giustifica” l’inevitabile rimozione ideologica dei politicanti, burocrati e giornalisti intorno a tutta la problematica. È infatti da decenni che la tragedia immensa di due generazioni, nell’ultimo mezzo secolo, è più o meno all’ordine del giorno delle popolazioni che non vogliono saperne di più… Queste non hanno pensato ad altro che a richiedere e produrre supposti “diritti” e reali debiti pubblici. I quali continuano ad aumentare, dunque messi immoralmente e antidemocraticamente sul gobbone delle generazioni future. Queste stesse popolazioni scervellate – ahimé, le nostre! – hanno ridotto artificialmente la natalità (con anticoncezionali massificati e aborti anche banalizzati) ben al di sotto del grado di riproducibilità demografica pura e semplice: da cui le recessioni e le naturali depressioni economiche cocciutamente ignorate. La prima e superficiale reazione a questa follia di crapula edonistica a credito, contro natura e contro Dio, è il tentativo irrazionale e arrogantemente dipendente dall’improvvisazione del razionalismo nell’autocelebrazione. Peraltro questo edonismo narciso è anche diventato straccione e squallido oltre che sempre più immorale. Non parlo oltre qui dei debiti pubblici e del loro costo gigantesco per gli interessi annuali che hanno paralizzato ancor più lo sviluppo economico virtualmente possibile (di questo, clamorosamente, nessuno fiata). L’attuale incoscienza delle classi dette dirigenti in Occidente è data da questa situazione che ha già compromesso l’avvenire per moltissimi anni. Il fatto che non si giunga, malgrado l’evidenza e la reiterazione degli annunci più che fanfaroneschi (in ogni paese europeo), a ripartire veramente dalla profonda depressione economica, la dice lunga sul livello di disorientamento, inevitabilmente demagogico, della maggior parte dei politici e dei sedicenti “esperti”. Ormai tutti codesti sono insensibili alla loro incompetenza pubblicamente provata.
La vergogna non uccide più nessuno.
È dunque possibile sperare nel futuro per almeno i notri figli e nipoti che non dispongono di generazioni adulte che assicurino loro un cammino ben segnalato e strutturato?
Innanzitutto la speranza non ha alcuna parentela con il generico ottimismo psicologista, ma essa dipende dalla certezza della fede nel disegno di Dio e delle sue leggi, non solamente ma almeno naturali. Come sempre bisogna rivolgersi ai rari, molto rari, profeti che Dio ci manda in ogni caso perché possano alzare l’indice nella nebbia fitta, spesso con una debole voce che si deve individuare nell’eco delle verità nel proprio cuore. Allo stesso modo della ricerca acuta del Creatore permanente che apparentemente è invisibile. “Quaerere Dominem” (Cercare Dio), ricordava papa Emerito Benedetto a Parigi nel suo discorso ai Bernardini. Esistono sempre i profeti. In ogni categoria professionale e culturale. E soprattutto religiosa. Quelle che sono tra le più trascurate o le più combattute ai nostri giorni increduli, relativisti e laicisti che invece presuppongono non esistente la verità e che, soprattutto, la vita non abbia senso. Bisogna quindi cercarli attivamente. Per esempio, io ho avuto la grazia di averne trovato sul piano economico uno: Ettore Gotti Tedeschi, l’ex responsabile delle finanze del Vaticano, il quale ripete instancabilmente da molti anni, con molto più talento ed efficacia di me, le tesi sopraindicate, senza veramente ricavarne troppo successo. E poi partecipo pure all’Associazione Nonni2.0, piena di cattolici intelligenti e appassionati di sapienza: www.nonniduepuntozero.eu.
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