Nell’ultima intervista di don Giussani alla televisione svizzera prima della sua morte, il servo di Dio – fondatore di Comunione e Liberazione e attualmente in via di canonizzazione – rispondeva molto lucidamente e velato di tristezza alla domanda più cruciale: “Sì, è stata la Chiesa che ha abbandonato gli uomini!”, aveva affermato gravemente, aggiungendo “piuttosto e prima degli uomini ad aver abbandonato la Chiesa”. L’educatore ritenuto più importante al mondo del ventesimo secolo forse non s’immaginava che anche la sua CL si sarebbe posizionata in siffatto autolaicismo appena una diecina di anni dopo. Le motivazioni del suo ben caro movimento, sebbene necessariamente diverse delle altre associazioni, sarebbero state nella sostanza le stesse degli spiritualisti e degli intimisti fatalmente psicologisti, diventati progressivamente anche loro cristiani “concretamente” a metà. E questo, accettando l’esclusione, ed anche l’autoesclusione volontaria, dalla società detta moderna la loro presenza pubblica di testimonianza divina e, naturalmente, umana. Va da sé che una buona parte di CL è rimasta fedele ai principi totalizzanti di origine. Ma i dirigenti profondamente giussaniani si sono ritrovati implacabilmente esclusi dai ranghi preminenti, oppure chiaramente spinti al di fuori: un vero tradimento oggettivamente organizzato contro il carisma attualmente mistificato del suo fondatore! Il quale carisma, misteriosamente, resiste sempre ed è anche tracimato in altri movimenti caratterizzando lo spirito ortodosso del tempo. Del nostro tempo. Questi sta cominciando una nuova era ecclesiale piena d’intelligenza autenticamente religiosa. Ma, per il momento, questo carisma irriducibilmente cristocentrico, collegante – e non separante! – il verticale dall’orizzontale, sembra destinato a dover constatare solo la grandezza della sua testimonianza in una sconfitta generale sul piano quantitativo, sia culturale che politico.
Peraltro è esattamente quanto il cristianesimo sempre richiede – come minimo – ai veri cristiani, secondo la testimonianza del Cristo morente sulla croce, prima della sua gloriosa e decisiva Risurrezione.
Ma in che consiste il riduzionismo che mi autorizza a parlare, in modo apparentemente così arrogante, di 50% di tradimento del carisma originario di CL? Si potrebbe fissare la caratteristica forse principale del carisma giussaniano con due aggettivi, due verbi al participio presente, che gli erano molto cari: totalizzante e globalizzante. Il cattolicesimeo, per don Giussani, non può essere che totale e globale. Sempre! Nessuna dimensione può esserne esclusa da un cristiano, in quanto Cristo è per definizione Re di tutto, in ogni caso e dappertutto. La limitazione di questa sovranità, la sua sola riduzione alla sfera personale delle relazioni intime e dirette è, di fatto, anche più della semplice riduzione quantitativa a metà. Essa è l’annichilimento della caratteristica essenziale del cristianesimo che, nella sua univesalità, non può che affermare sempre in primo luogo l’annuncio pubblico, molto pubblico, del suo messaggio. Senza questo preliminare si entra fatalmente nel relativismo, dunque ci si sottomette – più o meno progressivamente e in modo subordinato – al nichilismo proprio del nostro tempo che afferma nella pratica la pretesa del dominio dello Stato sui valori della Persona: i “valori non negoziabili” di papa Emerito Benedetto. Lo statalismo, l’orrendo statalismo preponderante nel nostro tempo, altro non è!
Ineluttabilmente tutto cade nello statalismo epocale in quanto, quando si è eliminato Dio dall’orizzonte vitale, è lo Stato che cerca di sostituirlo. Inevitabilmente! Allorquando l’uomo narciso decide di seguire i suoi desideri piuttosto che le leggi naturali che Dio ha fissato nella sua perfetta armonia, avvengono puntualmente le catastrofi corrispondenti e conseguenti. Non si fanno più abbastanza figli? Non ci si sorprenda quindi se una crisi economica colossale, di cui non se ne conosce veramente l’uscita, si presenta a livello mondiale (il crollo della domanda interna a causa del miliardo e mezzo di anime non nate negli ultimi cinquant’anni). Si decide arbitrariamente di assecondare conformisticamente i desideri di certi omosessuali impossibilitati – va da sé – a produrre nascite? Che ci si prepari a far fronte alla neobarbarie inumana dell’utero in affitto: quella che rende schiave le donne (le povere), oltre alla tragica e assurda separazione dai loro bambini (e alla condizione, brutale e feroce per tutta la vita, di orfani da parte di questi ultimi). Si decide poi di dare seguito alle “soluzioni” razionalistiche (assolutamente non razionali!) inventate ideologicamente dagli uomini burocratizzati? Che si sia pronti a subire un intollerabile e mostruoso modello di società, come in Belgio attualmente, dove si dispone in modo inimmaginabile et surreale di tanti statali quanti sono i lavoratori del privato (e così, viva le tasse!).
Si può continuare in tal modo parlando di tutto e di ogni sedicente problema anche sentimentale (come l’amore relazionale e sociale). Non si vuole la presenza di Dio ma, fatalmente, si insegue in modo forsennato la creazione artificiale di diritti e leggi, di milioni di leggi in specie e nel tempo, con lo scopo di “regolamentare” ogni aspetto della vita e delle cose: così tutto diventa insolubile e producente ulteriori problemi…
Ecco dove vanno a finire i cattolici intimisti e spiritualisti (ma statalisti) che rinunciano al loro ruolo sociale e pubblico di “sale della Terra”. E questo, soprattutto se non si è vincitori. Essi possono solo permettere alla potenza del disegno di Dio di destinarsi apparentemente al nulla nelle applicazioni umane sprovviste anche di semplice spiritualità.
Sento a questo punto l’obiezione dei laicisti (ed anche degli autolaicisti cristiani): “ma allora voi volete essere integristi”! Invece è proprio stato Gesù ad inserire nella storia il concetto, con l’episodio evangelicodelle due facce della moneta, della separazione del potere spirtuale da quello fattuale e politico! Certi responsabili del clero – in pratica molti, troppi – soprattutto nell’ultimo secolo si sono molto allineati all’idea lobotomizzata e inutilmente orribile che bisogna eliminare dallo spazio pubblico tutte le religioni allo scopo, in effetti, di permettere di piazzarne un’altra pubblica (necessariamente totalitaria), la famosa “religione civile” sedicente neutra e “democratica”. Quella del dominio dello Stato sulla Persona. C’è pure nello stesso clero l’idea (conseguente e automatica) secondo la quale la politica è cosa esclusiva dei grandi responsabili della Chiesa in modo, va da sé, molto clericale. Sono loro, gli spiriti elevati, che secondo loro dovrebbero sempre trattarla allo scopo che i semplici fedeli cattolici possano non essere distratti dalle loro attività spiritualiste ben cintate e sperdutamente “profonde”. Il tutto in un negoziato continuo con i politci al potere in una posizione verticistica. E favorevole, ahimè, allo statalismo oltre che al laicismo. Questi politicisti nichilisti di Stato, fondamentalmente, perseguono generalmente l’idea di un mondo senza Dio. Oppure, tutt’al più, di un mondo – come visto – che permette il culto di Dio nella vita detta intima o privata. O al massimo in sagrestia.
Don Giussani ha lottato tutta la sua vita contro questa visione totalmente eretica.
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