Due sarebbero i contendenti politico-culturali secondo Comunione e Liberazione la quale si posiziona così molto al di sopra per condannarli e per giustificare la sua posizione ufficiale di non partecipare alla lotta del Family day. La grandissima manifestazione libera e popolare a Roma di questo 30 gennaio (due milioni stimati !), ha in ogni caso fatto il giro di Europa, ed anche più (c’era perfino l’americana CNN).
A Milano, la mia città di provenienza e di fondazione di CL dove ho cominciato a partecipare nel 1962 all’incomparabile carisma di don Giussani, in via di canonizzazione e fondatore del movimento, in questi casi si dice (in dialetto) “tüc istess” (tutti sullo stesso piano): per stigmatizzare questo posizionamento indegno, condiscendente e sedicente esterno alla realtà.
I nichilisti neobarbari che hanno preparato una legge, pronta per essere approvata in parlamento, sono messi in simmetria perfetta – di fatto – con il popolo di Dio: quest’ultimo si oppone obbligatoriamente a causa delle circostanze legislative vincolanti per l’approvazione della legge che ha già devastato i principi della civiltà occidentale in altri importanti paesi. I contendenti cattolici (ma non solamente) hanno pubblicamente gridato l’affermazione assurda e incivile di equivalenza del matrimonio eterno e ontologico tra l’uomo e la donna con, diciamo, quello dell’unione omosessuale!
Non solo, ma i partigiani di quest’ultima imposerebbero con questa legge, scellerata e non emendabile, anche la premessa per l’approvazione della stepchild adoption contro natura dei bambini (!) da parte degli omosessuali anche con la pratica mostruosa dell’utero in affitto. Questa posizione alquanto sorprendente di CL, tradizionalmente presente nella sua storia carismatica e sociale, è ora concepita per permettere di assumere un discorso falsamente purista, con parecchie prese di posizione da parte di suoi pennivendoli clericalizzati, spiritualisti e intimisti sedicenti insoddisfatti della profondità del discorso degli opponenti alla legge in un modo supposto non abbastanza religioso. Anzi, con la motivazione secondo la quale “la manifestazione di piazza non è il luogo più adeguato per difendere i valori” (Danilo Zardin, nel Il Sussidiario del 31 gennaio 2016). È così lanciata e rilanciata l’argomentazione principale contro la partecipazione ad ogni manifestazione pubblica! Anche se obbligata per legittima difesa.
Sono pure di questi ultimi giorni, invece, le prese di posizione dei partigiani del carisma ben noto del Comunione e Liberazione giussaniano (e di altri movimenti cattolici) che, come l’arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri, fedele collaboratore anche personale, per più di mezzo secolo, del fondatore del movimento attualmente presente in più di 70 paesi, ricordano che dopo l’”ite misse est” alla fine dell’Eucarestia, i cristiani devono calzare gli stivali di gomma: per andare in missione nel mondo spesso sparso anche di guano. Non c’è nulla che possa giustificare la separazione da una lotta e da una manifestazione – vale a dire dalla sempre indispensabile testiminianza – peraltro socialmente (anche politicamente) contro iniziative strutturate in proposte di legge barbare e contro natura. La cosa è anche molto normale, nella Tradizione della Chiesa, di situarsi inevitabilmente, diligentemente e in maniera ecumenica con posizioni pure laiche, teologicamente – va da sé – distanti ma essenzialmente a sostengno delle leggi naturali! Tanto più che esse permettono di esercitare una funzione misericordiosa oltre che missionaria da parte dei cattolici. Si tratta così del carisma anche elementare per il quale don Giussani ha lottato tutta la vita, ora tradito. La posizione militante, non solo di adesione, agli obiettivi di difesa della civiltà permette, in sovrappiù, di garantire tre vantaggi oggi rari e preziosi: a) uscire da una posizione spaventosamente clericale soprattutto per un movimento ecclesiale di laici; b) posizionarsi in una utilità anche necessaria e indispensabile storicamente al consorzio umano; c) liberarsi di ogni sospetto di atteggiamento spocchioso, intellettualistico e, soprattutto, riscattarsi dal pericolo psicologista e infantile proprio della nostra epoca che ha decretato, da parecchio, che il ridicolo non uccide più nessuno!
Le ripercussioni nel movimento Comunione Liberazione di queste posizioni teologiche e ecclesiologiche eterodosse sono gravissime. Non bisogna mai dimenticare o sottovalutare che viviamo immersi, in Occidente, in una cultura devastata dalla psicanalisi generalizzata da marciapiede dove lo psicologismo ha ridotto il naturale senso del peccato ad una infima porzione. In più l’individualismo comportamentale massificato ha fatto sì che la parola missione, vale a dire l’atteggiamento principale della fede cristiana che non può fare a meno di comunicarsi irriducibilmente, non ha più veramente senso proprio. Queste due tendenze nichiliste e relativiste non hanno fatto che aggravare progressivamente in CL (ma anche in ogni altra aggregazione) le pulsioni involutive verso il centro del movimento di autogiustificazione salvifica (ciò che Papa Francesco aveva definito con la parola “autoreferenzialità”, il 7 marzo 2015 a Roma all’incontro con i quasi centomila aderenti al movimento). Se a questi due freni o acceleratori di scemenza che caratterizzano la nostra cultura ambiente ormai globalizzata dal pensiero unico, si aggiunge l’accidia della nostra visione massificata del (non)lavoro contemporaneo, tanto più statale e statalista, si può capire anche il successo delle posizioni indolenti e intellettualiste “troppo intelligenti”, come non ha mancato di definirle ironicamente l’arcivescovo primate del Belgio, André Léonard.
Da là prende piede l’ideologia riduttiva detta solo verticale e priva di orizzontalità, giudicata sempre più inconcepibile, che non permette agli attuali responsabili di CL di capire veramente il richiamo missionario nel mondo. E, particolarmente, la totalità inaccettabile della legge in corso d’approvazione (Cirinnà). Questo, malgrado i meandri opportunisti delle loro elucubrazioni diventate ormai quasi completamente pseudointellettuali e totalmente psicologistiche.
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