La memoria delle masse indifferenziate è corta, molto corta. “Questa volta più di quattrocento persone come me – si sente spesso dire – hanno preso pallottole sventagliate a casaccio nei loro corpi. Avrei potuto essere come i morti e feriti del Bataclan. A volte vado a concerti! Oppure a bere (come quasi tutti su una terrazza con amici e sconosciuti, anche per iniziare possibili flirt: per rimorchiare, dicono certuni piuttosto spicci)… A centinaia sono stati colpiti, anche mortalmente. Perché non in spiaggia oppure in un museo?”.
A dire il vero, tutto questo era già successo, anche spesso nei nostri anni: nelle Twin Tower, a Madrid, a Londra, a Tunisi, nella discoteca in Asia… Addirittura, spiegano le statistiche, già alla seconda guerra mondiale e nelle altre dell’ultimo mezzo secolo, più del 90% delle vittime (su molte decine di milioni!) sono state di civili anonimi e “innocentemente ignari”. Anche la paura è corta. Presto tutto viene rimosso, non solo dimenticato. Così, grazie anche all’insopprimibile volontà di vivere, si è sempre ricominciato, come prima. Questa volta di Parigi, tuttavia, sembra cominciare a svolgersi, almeno in parte, uno scenario alquanto diverso. Perfino gli irriducibili pacifisti francesi si sono allineati all’interventismo militare in Siria, nel Mali del presidente Hollande. Certo la gigantesca macchina mediatica tesa a tutto giustificare, colpevolizzare, minimizzare, mistificare irrazionalmente, ridurre e deviare, è in funzione giorno e notte. Le analisi riduttivamente politiciste, quando non siano apparentemente e molto inutilmente allarmiste, sono efficacemente in azione per cancellare, in una colossale “riassicurazione psicologica di massa”, gli spiriti piuttosto sperduti: il transoceanico marchingegno dell’oblio è scatenato fino a tracimare opportunamente di continuo, con ogni mezzo, per passivizzare o superficializzare – anche col finto terrore – il vero problema, i veri problemi, realmente posti e comunque in evidenza. L’ideologia e la manipolazione non possono però risolvere (dal punto di vista anche del potere) ogni cosa. Così, almeno una parte della popolazione sembra cumulare profittabilmente anche le pregresse esperienze fino a rendersi abbastanza impermeabile almeno a molte mistificazioni, pure governative.
Dunque quali sono i problemi centrali posti in generale dallo scontro di civiltà (è di questo che si tratta, perlomeno da parte dell’islam) che il terrorismo (ISIS o vari Al Qaeda) stanno parzialmente rappresentando tragicamente?
Benedetto XVI a Ratisbona aveva già mirabilmente analizzato le profondità del tema di fronte all’intellighenzia politica e culturale del mondo, anche con le successive, scontate e abituali contestazioni musulmane.
Innanzitutto l’analisi sull’islam, che è una religione che si concepisce già alla nascita, all’inizio del settimo secolo, come dispotica al massimo livello. Questa religione s’è destinata semplicisticamente a “salvare” tutta l’umanità con metodi persuasivi e/o coercitivi, quindi sostanzialmente violenti: la sua – diciamo così – teologia sociologistica e tutta la sua diffusione, dagli anni 620 dopo Cristo, sono state caratterizzate dalla guerra armata di conquista: la jihad, santa naturalmente!
Il problema più grosso posto all’uomo da questa religione è quello, per essa sempre irrisolto, nientepopodimeno della Libertà. I musulmani non ne dispongono, sia in principio che per definizione dottrinale prescrittiva. In realtà, non sembrano nemmeno porsene il gigantesco e preliminare problema. Essi si concepiscono così, salvo eccezioni molto rare soggettive, senza alcuna possibilità di scelta suprema libera tra il bene e il male in quanto obbligati, non meno che obbligati, in sostanza sempre con la forza, a sottomettersi alle nuove tendenze islamiche (non sempre però è stato così, grazie peraltro alla operante cultura cristiana). La sharia ha però sempre affermato questa coercizione continua sia teoricamente che in pratica: pena la morte o la frusta. Quindi non possono veramente e programmaticamente (ontologicamente) amare né Dio né gli altri uomini: chi non è libero di odiare, infatti, nemmeno può amare in verità. Una ulteriore prova concreta? Nei paesi islamici, non esiste la libertà di religione e di culto oltre all’islam, malgrado i musulmani ne godano totalmente in tutti i paesi occidentali. Tutta l’incommensurabile superiorità del cristianesimo è almeno inscritta in questa grandezza umana e divina apparentemente incomprensibile per il musulmano: come la santa Trinità che loro definiscono, con candore disarmante e sommamente tenuto ignorante, politeismo.
Il sacrificio cristiano della croce ha drammaticamente mostrato questa celebrazione suprema della libertà umana che fa tutta la radicale differenza, prima ed essenziale, con le altre religioni non solo quella musulmana. Il messaggio del Cristo vivente in sostanza diceva e dice: “Muoio inchiodato affinché siate liberi, voi uomini, anche di uccidermi, quindi di amarmi. Solo dopo verrà la mia Resurrezione nella Trinità relazionale”…
Del resto perché Dio dovrebbe essere contento di avere “figli fedeli “ non meno che costretti a seguirLo sotto la minaccia costante perfino della morte (attraverso varie condanne coercitive e inumane a causa di sempre possibili e arbitrarie apostasie)? Tutte le relazioni islamiche, terrene e eterne, sono così inficiate da un semplicismo degradante per la dignità dell’uomo e della sua natura: il primo e irrinunciabile valore umano è – si sa – la Libertà! Tutto il terrorismo musulmano più estremista, così come l’islam più moderato (con buoni e eccellenti sentimenti tipo quelli di “Not in my name”) sono, finora e comunque, espressioni della medesima guerra di conquista di fatto, con astuzia o violenza, contro gli stessi “infedeli” sistematicamente predeterminati: cioè tutti gli altri, al di fuori dei musulmani. Questi islamici appartengono intrinsecamente (anche se in simmetrica posizione e disposizione fra loro) alla medesima religione, seppure molto divisa fra tendenze e pseudo-gerarchie. Quella stessa così coatta e descritta soprattutto dettagliatamente nel Corano in modo (per ora) immutabile. Persino la jihad delle donne musulmane moderate (pur sempre anch’esse schiavizzate almeno quanto gli uomini) è in Europa fondata pure sulla loro pacifica prolificità. Allorquando, per il loro consueto e “religioso” odio alla vita, non si fanno saltare per aria con orrendi scopi omicidi e terroristi.
In secondo luogo, Benedetto XVI aveva – fra l’altro – analizzato i problemi attuali del mondo cristiano e cosiddetto cristiano. Questo mondo è ora in profonda crisi dottrinale quantitativa in tutto l’Occidente, sebbene il Magistero e la Tradizione della Chiesa siano sotto assedio ma integri. L’ideologia ormai dominante del nichilismo relativista ha attaccato e deviato marginalmente anche molte comunità ecclesiali cattoliche. Il benessere anche economico, segno indiscutibile del cosiddetto successo materiale dell’uomo occidentale che tutto deve alla sua civiltà judeo-cristiana plurimillenaria, ha paradossalmente anche indirizzato gran parte dell’umanità, apparentemente, alla sua attuale e reale tiepidezza spesso maggioritaria. Verso quel falso edonismo relativista, che lo rende ancor più inviso agli occhi dei musulmani, i quali confondono – in sovrappiù – l’orribile cultura della secolarizzazione (di cui sono essi stessi vittime già ad un livello avanzato) con il portato del cristianesimo. Questo gigantesco malinteso è sostenuto di fatto pure dal carattere superficiale del dibattito installato nella maggior parte dei media occidentali. Così, anche gli stessi cristiani praticanti spesso giungono a non capire più chiaramente i termini del problema essendo vittime, anch’essi, dell’incapacità strutturale della stragrande maggioranza dei laicisti, malgrado siano reputati dominanti, nella comprensione del reale. Detti laicisti, ben miscredenti, raramente giungono a discernere i fili numerosi e diversissimi che costituiscono la realtà, tutta la realtà. È così che il relativismo del “pensiero unico e liquido” induce anche molti cristiani sempliciotti a diventare autolaicisti. Come quelli che, per non offendere i musulmani aboliscono col loro pensiero debole e politically correct la loro vergognosa inedia missionaria, presepi e canti liturgici… Al contrario, dovrebbero attaccare fieramente nella misericordia il carattere “islamico”, vale a dire superficiale e mistificante (vero o supposto), con la razionalità. Oltre all’abbandono del loro totalitarismo fino all’assassinio preordinato dalla pur sempre attuale sharia (altro che moderatismo islamico fraterno!), per proporre loro la conversione al cristianesimo! Del resto la loro religione è anch’essa in perdizione, pure dottrinalmente rispetto ai suoi stessi fondamenti.
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