Ero con mia moglie sull’Alto Lario, così siamo andati alla conferenza sul Gender organizzata da molte associazioni, tra cui la sezione locale dei Nonni2.0 (www.nonniduepuntozero.eu) di cui sono membro dalla mia città principale di Bruxelles (ci vivo da quarant’anni): il responsabile principale dei Nonni2.0 a Como è Alberto Teatini.
La partecipazione reale più massiccia mi è parsa, con molta evidenza e preponderanza, quella dei ciellini (Comunione e Liberazione, malgrado le note reticenze testimoniali della sua direzione generale).
L’avvocato Gianfranco Amato, in gran forma davanti ad un pubblico interessatissmo ed attivo, ha tenuto banco per più di due ore con innumerevoli diapositive, intelligentissime ed attuali, tratte in gran parte dai media internazionali. Era palpabile nell’aria la promessa, ancor più competente ed entusiasta di milintantismo, contro l’inaudito attacco concentrico e laicista dei totalitari del gender e dell’LGBT alla libertà di educazione dell’Occidente, e particolarmente ora in Italia.
Tutta l’esposizione è confluita verso la responsabilità unica – costituzionale! – dei genitori nel loro eterno “rischio educativo” nei confronti dei loro figli e della famiglia.
Amato, editorialista del quotidiano cattolico L’Avvenire e di molte testate cristiane, è presidente nazionale dei Giuristi per la Vita, co-fondatore e presidente dell’Associazione Scienza e Vita e scrittore prolifico di parecchi saggi molto seguiti. Ma soprattutto è un talentuoso conferenziere impegnato quasi tutti i giorni, da anni, a dare le ormai famose sue conferenze in tutta Italia. Esse gli hanno anche valso un prestigioso premio come divulgatore della cultura libera e cattolica sull’educazione. La sala comasca del Gallio era stracolma fino oltre le 23 e 30: un avvenimento culturale contemporaneo di prima grandezza. La video della serata potete trovarla cliccando: https://www.youtube.com/watch?v=ADuPG_u_gJ4&feature=youtu.be
La segreteria dell’incontro, ben organizzata, vendeva pure il suo ultimo libro: Gender (d)istruzione, con una prefazione, come sempre sostanziosa e incomparabilmente intelligente del vescovo di Ferrara, Luigi Negri, seguace e intimo, da più di sessant’anni, del più grande pastore al mondo del secolo scorso, Luigi Giussani, ora anche in via di canonizzazione. E fondatore, oltre che capo carismatico di Comunione e Liberazione, fino alla morte nel 2005. Un libro, questo, edito da Fede e Cultura (2015), già alla terza ristampa con 190 pagine e che si può considerare una vera e propria piccola summa intorno al problema.
Naturalmente, è impossibile riassumere, anche per sommi capi, in questo post i contenuti della conferenza-fiume dal flusso torrentizio di Amato. Se non fosse stato per l’ora così tarda, la cosa poteva durare ancor più con la leggerezza di una impetuosa conversazione immaginaria e ammutolita (tra gli astanti) da tanta sapienza esposta. E questo in opposizione a tutti i luoghi comuni della cosiddetta cultura del “pensiero liquido e unico” nella nostra epoca.
Riporto qui solo alcune parole chiave trattate: genderfluid; flexi sexual (molte formule, va da sé in inglese, in ossequio all’idéologia fondamentalmente anglofona di origine modernista e cervellotica, oltre che molto intellettualistica); essere neutro; omofobia evanescente; porno a scuola; Arcigay in cattedra; teologia di Stato; gli orchi pedagoghi; cosiddetta educazione alle differenze; fermiamo i sessisti; quasi ottanta identità di genere; eccetera.
Ma cosa è veramente successo nella cultura detta moderna alla concezione dell’uomo stesso, per cui si è arrivati a progettare leggi che ridefiniscono anche l’essenza, l’ontologia e la struttura sessuale degl’individui, così come non si è mai percepito la necessità di farlo?
Già a partire dal Rinascimento, una parte dell’umanità pure cristiana ha preteso passare da una concezione del mondo teocentrica a quella di un universo antropocentrico, progressivamente materialista e poi positivista dove l’individuo si arroga il diritto di definire e di ridefinire tutto in modo cosiddetto autonomo. Così, ha preteso tutto costruire artificialmente e manipolare invece di continuare a cooperare col Creatore. Tutto far dipendere dalla volontà arbitraria dell’uomo, senza alcun obbligo o riferimento dettato dalla realtà, dalla natura stessa e dalla trascendenza.
Vasto e utopico programma, codesto, oltre che velleitario, innaturale e disumano!
Perché allora non decidere di poter anche transformare ogni possibile desiderio in (presunta) realtà concreta?
Da cui l’affermazione di questo “diritto” di determinare il proprio sesso indipendentemente dall’evidenza morfologica, fisiologica e psicologica dell’”organo totale” ricevuto congenitalmente alla nascita.
Ma allorquando si cerca di dimenticare irrazionalmente che si è in ogni caso creaturalmente nati, senza avervi giocato alcun ruolo attivo, si può anche pretendere follemente l’assurdo di conoscere e dominare tutto. Compreso l’estremo di modificare la verità ontologica e la natura morfologica fino alla propria intimità.
Ecco quello che il gender pretende essere: la possibilità cioé di scegliere continuamente, anche provvisoriamente, il proprio genere, la propria identità. I quasi ottanta tipi di generi inventati (al posto della semplice e sempiterna coppia uomo/donna) ne sono il risultato intellettualistico e massimamente arrogante nel suo infantilismo. Persino una femminista storica della prima ora, l’australiana Germaine Greer (quella che aveva scritto L’eunuco femmina, già nel 1969 mi pare) ha contestato radicalmente la possibilità di manipolare la propria natura identitaria…
Come cercare d’imporre questa utopia disumana? Con l’”educazione”: cominciando dalla scuola e (irresponsabilmente) dall’infanzia, affermano i nichilisti gender, non solo omosessuali, nemici acerrimi della Tradizione. Perfino cristiani cattoprotestanti, non solo di sinistra, sono relativisticamente della partita.
Così, la semplice razionalità del mondo contemporaneo non crede ai suoi stessi occhi: come è possibile affermare tali assurdità e concepire siffatti programmi sociali, anche legislativi, per imporli indiscriminatamente? È pure questo uno dei motivi per cui i laici liberali e raziocinanti, come soprattutto i cattolici ortodossi o generici razionali, sono apparentemente così in “ritardo” culturalmente e politicamente in relazione all’intraprendenza iperattiva dei pochi militanti internazionali gender (tutti o quasi, laicisticamente agnostici e anticristiani).
Anche il dettato costituzionale – ha sottolineato fra l’altro Amato –, che attribuisce esclusivamente ai genitori nella famiglia naturale il diritto/dovere dell’educazione, è clamorosamente trasgredito dal militantismo legiferante LGBT.
Ma già un popolo cristiano, cosciente e nuovamente acculturato (quello che crede nella conversione permanante della fede in cultura di civiltà) è in azione. Come quello della manifestazione del 20 giugno scorso contro il Gender (Amato ne era uno speaker protagonista) che ha sorpreso tutto il Belpaese esplicitando pubblicamente a Roma con determinazione e impressionando quantitativamente anche i media. Fino a bloccare l’approvazione in corso delle leggi relative. Esso è in marcia per opporsi efficacemente a questo progetto transumanista e distruttivo.
La conferenza di Amato a Como ne è stata una di propaganda (delle centinaia) di cui quasi tutti i media non parlano: la goccia che perfora la roccia. Nel qualcaso, anche velocemente.
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