Quasi tutta l’Europa è marcata, in questo dicembre, da scioperi, manifestazioni contro l’austerità e denunce di scandali economici. I giornali, le televisioni e le radio dedicano tutte le loro copertine e le loro trasmissioni «bla bla» a ciò che affermano essere la salvezza del mondo: incassare più soldi (in periodo di recessione, in sovrappiù). La cosa non è minimamente cambiata da più di 2000 anni. Il grande arcivescovo di Milano, il cardinale Scola, ricorda, in uno dei suoi numerosi interventi detti socioeconomici (libri, omelie, articoli, incontri, seminari…) molto seguiti anche da esperti finanziari, politici e imprenditori, che il popolo d’Israele era molto deluso nelle sue attese del Messia-Gesù: la liturgia ambrosiana (e non solo) descrive che Cristo non aveva risposto ai vasti desideri del popolo che voleva solo un piccolo messia che lo liberasse dalla dominazione romana (come se fossero contenti di quella dell’ebreo Erode che aveva fatto massacrare tutti i bambini per paura di un rivale al suo trono, in ogni caso sottomesso ignobilmente all’impero di Roma). Gesù annunciava una salvezza globale ed eterna, soprattutto per ogni uomo, e non solamente della condizione economica o pseudo politica.
In mancanza di scioperi – per il momento – in Francia, non si discute d’altro che dei 60.000 euro (!) spesi dal segretario del sindacato di sinistra (la CGT) per i nuovi mobili del suo ufficio.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole: si scambia sempre il mezzo (i soldi) per il fine (lo scopo della soalvezza umana). A sua volta il Venerabile arcivescovo cattolico americano, Fulton Sheen, è citato da Antonio Socci (si veda il Link nella home page di questo Blog), per le sue raccomandazioni a «cercare la Chiesa che il mondo rifiuta, così come gli uomini rifiutarono di accogliere il Cristo».
Riflettevo su questi temi intorno all’orizzonte riduttivo nel quale gli uomini si riversano così spesso, mentre leggevo un rapporto marketing molto fitto, diligente e documentato, che una’agenzia del mio gruppo ha spedito al nostro head office di Bruxelles come piano previsionale 2015. Di tutti gli espedienti commerciali, anche molto informatizzati, quasi tutti sono già utilizzati dall’oligarchia mondiale dei nostri concorrenti. Questi hanno ottenuto il “successo commerciale» con giri di affari giganteschi in rapporto a quelli del nostro gruppo. Questo piano ricevuto ha fatalmente dimenticato due elementi fondamentali: innanzitutto l’orizzonte strategico delle molto gravi contraddizioni e inconvenienti di questi sedicenti successi ottenuti (da altri). Le “analisi” marketing, in effetti, sono spesso riduttrici: se si pensa che l’obiettivo del Messia-Gesù (che si continui a riferirsi all’agenzia in questione) è incommensurabile e ben oltre l’obiettivo ridotto del sedicente successo economico (battere, nello stesso paragone, l’armata romana), allora risulta meglio associarsi a queste grandi imprese, secondo la tecnica spesso utilizzata nel loro espansionismo imperiale.
Tutto dipende dunque dall’orizzonte culturale ed economico che si coltiva nella propria vita.
Il secondo elemento riduttore è costituito dal fatto che si ignora molto spesso, e a sua volta, due altri fattori propri alla detta strategia, diciamo ancora imperiale. Il primo è la dimenticanza che l’eterno e ineliminabile male si riproduce inevitabilmente sotto altre forme. Per esempio, negli Stati Uniti, si è giunti al limite della rivolta da parte dei freelance «sfruttati» da questi giganti con tariffe minime che vengono giudicate «indegne». L’altro fattore conseguente è, ancora per esempio, l’evidenza che questi grandi player internazionali, praticamente destinati a quotarsi in borsa, diventano strumenti a disposizione del potere generale, molto esclusivi (e non inclusivi!) sempre di estreme minoranze proprietarie (certamente non benevoli e immancabilmente dannate). In sovrappiù, non si dimentichi che anche tra i fedeli molto vicini a Gesù – e nella Chiesa attuale – c’erano riduzionisti utopicamente affascinati dal sedicente successo economico e politico: gli Zeloti, assolutamente politicanti limitati nel polticismo, come i sindacati.
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