L’incontro al Meeting di Rimini di quest’anno 2024, presentato dalla giornalista Mondo, con gli interventi del ben noto Savorana, la precisissima Ghisoni, il grande critico Berardinelli e il vice-presidente di Comunione e Liberazione, Prosperi, è stato forse il più interessante di tutti gli ultimi due decenni. Il tema era naturalmente “Don Giussani e il sessantotto”, ossia verteva sul giudizio fondativo di CL stessa e rifondativo di tutto il movimento giussaniano, dopo il Concilio. E dopo la funzione di cerniera storica della grande ribellione anticristiana, anticlericale e razionalista in tutta la Civiltà

I quattro interventi sono stati di un rigore analitico e teologico di grandissimo rilievo, centrati sul tema cruciale della nostra epoca, ossia relativo pure allo gnosticismo e all’ecclesiologia salvifica!
Il pregio dell’ultimo intervento di Prosperi, come responsabile generale e attuale di Comunione e Liberazione, è certamente quello di aver colto l’essenza originale e geniale del don Giussani, critico impareggiabile del sessantottismo. Soprattutto nella sua tripla linea strategica su cui il movimento “nuovo” di CL avrebbe dovuto risituarsi. Salvo l’essenziale errore storico che sempre attanaglia CL anche dalla sua rifondazione. Don Giussani, infatti, col suo discorso sul ’68, autenticamente e genialmente originale sulla cristocentricità del Cattolicesimo, aveva già sempre un po’ sottovalutato la storicità dell’origine della sua analisi. Per cui la “mentalità moderna” (non parlava mai o quasi, esplicitimante di modernismo!) era già molto incapace di riconoscere l’idea salvifica cristiana della Comunità cristiana. Per cui bisognasse ormai solo insistere nella pratica permanente della Comunione, quindi della sua Liberazione escatologica! Se si può parlare del punto debole suo pedagogico, si devono mettere in evidenza due termini quasi assenti nel suo complessivo discorso dirompente di allora come non mai nelle memorie internazionali: la parola “Dottrina della Chiesa” e quella di “Rivelazione cristiana”. Tutto per lui era integrato nell’espressione “identificazione in Cristo”! Dallo stesso concetto creaturale a quello comunitario di Comunione anche universale, la sua preoccupazione religiosa autentica e ambrosiana, di tradizione anche popolare, non gli permetteva una esaustività soprattutto relazionale completa… Tutta la relativa assenza o marginalizzazione, nella sua ricchissima analisi culturale e anti-modernista, di un Pio IX (sul Sillabo, pure da lui trattato minuziosamente), di Leone XIII (sulla Dottrina della Chiesa), di Pio X (sullo specifico modernismo con la Pascendi), di Pio XI, suo concittadino di Desio, (sulla Quadragesimo anno), appare come molto sullo sfondo, e concretamente pochissimo conosciuta dalla molto ignoranza teologica, storica e filosofica dei giessini, e anche dei successivi ciellini a partire dagli anni ’70… Tale limite indotto di marginalizzazione permane ancora oggi, aggravato tragicamente nel movimento senza molti rimedio. E questo, nello stesso intervento del presidente Prosperi il quale si illude di far coincidere il pensiero di Giussani con quello di Papa Francesco! Che egli cita a conferma, palesemente falsificata, combaciante con quella dell’attuale Pontificato alquanto immanente…
Tutta l’ambiguità pure della CL odierna, dopo una ventina d’anni dalla morte del divenuto monsignor Giussani, e dopo un mezzo secolo dalla sua critica incommensurabile del sessantotto, è contenuta nella sua breve e intelligentissima notazione dei criteri giussaniani di giudizio religiosissimmi a caldo, nel frangente storico più fondante della nostra era modernista. E scismatica interna pure alla Chiesa Cattolica. L’identità religiosa di CL non poteva così che diventare, nel tempo, sempre più drammaticamente sentimentaloide e papalina coatta. In una falsificazione tra l’impostazione intrinsicamente religiosa giussaniana e soggettivamente sempre sottomessa alla tragica secolarizzazione vincente della menzogna palese, relativista e nichilista del mondo.

Belardinelli: il saggista criticissimo con molto coraggio anche di Massimo Cacciari, il pensatore considerato  più importante ora in Italia, giudica pure don Giussani, da esterno a CL, come il più grande teologo cattolico dell’era moderna, giudicato spessissimo nella Chiesa come estraneo…
All’inizio dell’ultima primavera, sul Foglio, Alfonso Berardinelli ha firmato un suo articolo contro l’intelligenza sprecata di Cacciari che, per tutta una vita continua, ancora oggi,  a cincischiare, in modo molto fatalmente narcisista, in quanto “filosofo sommamente intellettuale” di sinistra e sempre neo-gnostico. Fino a giocare il ruolo di “Gentile”, anche proficuamente, con il cardinale sangallista Martini, al Duomo di Milano. Riconoscendo così il talento eccezionale del ricercatore però “infinito”, nel senso però dell’inconcludente: anche nella provvisorietà propria della Vita sempre  limitata e di quasi tutti. Ma  attaccandolo inabitualmente e irritualmente sul piano pure teoretico (soprattutto anti-hegelianamente), mentre il ricercatore (anche politicista, sebbene a partire dal suo eccezionale background culturale!) molto progressista viene sistematicamente celebrato da molti ambienti anche e soprattutto della stessa Cattolicità. Che pensano che il Bene sia sempre in divenire e progressivamente in pieno sviluppo accrescitivo…: tipico del moderno!
Quando lessi l’articolo, di cui sottoscrivevo la totalità di ogni sua allegazione contro il famoso saggista sindaco di Venezia, integerrimo e, anche per me, sommo intellettuale popolare della sinistra di sempre (compresa quella ancora marxisteggiante), costatavo la mia contentezza nel veder corrispondere il mio giudizio ammirativo con quella di un pensatore che ammiravo già da molto tempo. Riconoscente l’acutezza speculativa logico-culturale del filosofo veneto e, allo stesso tempo, per l’accumulo concentrato di vizi intellettualoidi propri di tutta la filosofia contemporanea, complessivamente accortamente nichilista: sempre relativista e preoccupata solo del suo dibattito positivista e “dialettico” e mai inchiodato alla ricerca di Verità, soprattutto pure personale: quella  unica ed eterna! Quella già Rivelata dalla sapienza metafisica della religiosità millenaria, non solo cristiana dell’Aquinate… Si potrebbe dire così che il caso di Cacciari sia anche emblematico di tutta la filosofia neo-gnostica moderna e non solo italiana. La quale continua a ricercare, sempre però allontanandosi, piuttosto che approfondire le articolazioni della Verità nella sua essenzialità già Rivelata dai Testamenti, dalle Sacre Scritture e da Cristianesmo petrino. E bimillenario di tutto il Cattolicesimo! Ovvero, un vero e proprio intoppo intellettualistico, quello della filosofia moderna, in cui l’amor proprio per la ricerca in sé speculativa, per il piacere cioè del ricercare come strumento, che si sostituisce a quello finalistico per il… trovare, se possibile il già acquisibile Rivelato!
Il quale si serve, ovviamente e naturalmente, della passione innata dalla Crezione per la ricerca continua e approfondita del Vero. Con l’obiettivo di scoprire di più l’autentico vero già detto e ripetuto, anche e soprattutto attraverso la Grazia divina della teologia dottrinale (solo cattolica).
A cui tutti devono sottoporsi almeno per metodo. Invece la filosofia continua a  surrogare la sua autonomia giustamente rigorosissima con… l’indipendenza dalla teologia, come ha pure separato mostruosamente e definitivamente la sua Ragione dalla Fede. Cioè l’intelletto dalla dalla Verità, vale a dire dall’oggetto prediletto del suo desiderio. Berardinelli l’aveva semplicemente capito in tutta la sua complessità: da lì tutte le sue critiche sacrosante, da me già condivise tutte! Così, in tutti gli incontri del Meeting, con gli ottimi interventi di Savorana e della Ghisoni, ora aleggia un clima di rinnovata ricerca veritativa. In cui il bemolle è costituito dal gigantesco equivoco sulla finalità che si oppone clamorosamente, da parte dell’attuale Papa e del suo suo clero perlopiù dottrinalmente silenzioso, a quello proclamato e  sostenuto di fatto, almeno teoricamente, da CL. Il ritorno esplicito e diretto a don Giussani non può che sempre ampliare questa riscoperta essenziale!

Il modernismo bergogliano e sangallista ormai si è fatto maestro, nella storia mondiale, col suo (apparente) relativismo strategico e la sua proverbiale ambiguità metodologica e linguistica: pure nella falsificazione di tutto il suo politicismo come deterioramento della nobile politica
Papa san Pio X l’aveva già ben chiaro e scritto nella sua più famosa enciclica, la Pascendi del 1907, in cui aveva proclamato “il modernismo come sintesi di tutte le eresie”! Grazie agli eccezionali progressi dell’argomentazione filosofica almeno fenomenologica o di quella di Heidegger della prima e sua seconda fase, le capacità speculative anche teologiche interne al Cattolicesimo e alla Chiesa si sono sviluppate ancora più in modo specialistico. E contrarie, ovviamente, al principio veritativo e semplice evangelico del “sì, sì, no no” metafisico e divino che per millenni aveva guidato la ricerca del Vero nella storia. La frenesia smaniosa dei modernisti, di tutto cambiare nella sostanza della Dottrina della Chiesa per raggiungere i desideri della mondanità modernista e relativista, con la copertura dell’approfondimento tradizionalmente imperativo della Rivelazione, ha ancor più preso il sopravvento nella concezione teologica e dottrinale della Chiesa cattolica dopo Pio X. Al punto che, col primo Pontefice quasi coscientemente progressista, san Giovanni XXIII, si ebbe a proclamare l’inizio del Concilio Vaticano II con l’indicazione che non sarebbe stata un’assise mondiale “dogmatica ma solo pastorale”: ecco l’esempio emblematico della falsificazione e dell’abiguità modernista.
Non esiste in effetti alcuna pastorale che non implichi implicitamente una filosofia e, ancor più, una teologia dottrinale ovviamente dogmatica. Da lì in poi è stato un festival di orribili sciocchezze dottrinali. Però, come al solito, “saggiamente” controbilanciate da affermazioni ben contrarie e ”rassicuranti” per i gonzi (cioè i fedeli-massa !) che tutto fosse nella “continuità” ecclesiale.
La strategia protestante – aveva già notato Pio X – era nel frattempo già cambiata o ne accelerava la velocità: non si trattava più di realizzare traumatiche scissioni scismatiche protestanti, ma di infiltrare la Chiesa cattolica e provocarne il reale cambiamento trasformativo dall’”interno”!
Dopo il Pontificato di Pio XII, e dopo la prima guerra mondiale, ecco l’inizio col modernismo soprattutto di don Buonaiuti, entrista (sebbene molto pubblicamente osteggiato) del modernismo e del neo-modernsimo anche nella Cattolicesimo.
Fino all’esplicitazione dell’elezione di Papa Francesco, militante attivissimo già quasi Papa nel 2005 battuto solo da Benedetto XVI (Papa Ratzinger) ma solo per soli otto anni. Infatti già le sue inaudite  dimissioni del 2013, al già candidato cardinal Bergoglio permisero di essere infine eletto Papa: “sangallista” esplicitamente, ma anche esponente di rilievo della teologia eretica (già condannata) della cosiddetta “Liberazione” (marxista) in tutta l’America latina. In che modo?
Semplicemente appoggiando ora chiaramente le politiche europee che, a loro volta, non sono altro, dopo il Trattato di Maastricht, della pure tradita e originale “Comunità europea” fondata (principalmente) dai tre politici cattolici, il tedesco Adenauer, il francese Schuman e l’italiano De Gasperi (il centrista che guardava a sinistra). Grande leader quest’ultimo della Democrazia Cristiana italiana, che poi permise l’introduzione modernista del divorzio e dell’infernale aborto nello Stivale… Fatalmente tutta la concezione della politica, come gestione teologicamente santificata degli affari pubblici, divenne definitivamente attività (forsennata) politicista, attualmente. Come totrebbe un movimento minimamente religioso nemmeno parlare di tutto ciò?

Le tre dimensioni esistenziali di CL attualmente metafisiche ed ecclesiali. Quella religiosa giussaniana, quella divenuta individualista e modernista della sua base e quella falsamente papalina, sua tradizionale, criticamente sottoposta, a priori, all’Autorità in modo formale
Quasi dodici anni di questo Pontificato esplicitamente modernista e una ventina d’anni dall’assenza e morte del fondatore monsignor Giussani, hanno portato Comunione e Liberazione allo sfaldamento e la centrifuga anche interna, prevedibile e prevista del suo movimento. “Era scritto nel Cielo”, può tranquillamente essere detto oggi rispetto al contrasto con l’epoca del modernismo detto forzato dalla modernità secolarizzata nel mondo. Ma il movimento forse più religioso del ventesimo secolo, insieme a quello sacerdotale della Fraternità san Pio X di monsignor Lefèbvre, non poteva sparire senza lasciare traccia della sua intrinseca religiosità ambrosiana e ovviamente ortodossa. Pure nella sua miracolosità carismatica. Quella che aveva stupito tutta la contemporaneità scettica e ormai in procinto di arrendersi completamente ad una Cattolicità diminuita ben al di qua della sua essenza sovra-umana. Privata del suo fuoco missionario e veramente moderno senza clericalità e pieno di Fede “baldanzosa”. La prima componente ciellina che è possibile ancora notare appena la si avvicina oggi, anche dopo l’emorragia quasi mortale delle due sue crisi: del ’68 e dell’era Carron dopo il 2005. Ma l’enorme perdita, è piuttosto quella di una religiosità ancora abbastanza autentica che riecheggia quella sempre tipicamente giussaniana di un sublime ineguagliato. Imparagonabile anche da parte dei lefebvriani che pure avevano colto la speficità della primazia sacerdotale. Era la potenza non umanamente calcolabile propria della Comunità cristiana e cattolica, sebbene peccaminosa, che aveva stupito il mondo già laicista degli anni ’55-’90, non solamente in Europa. Non si trova da nessuna parte una intelligenza ineguagliata nel discorso originale ciellino attuale, anche se con venature di tonalità e imitative, non configurabili (come anche in passato) in una personalità nella maturità religiosa del  Gius. Innumerevoli volte invanamente descritta. La seconda componente costitutiva, purtroppo maggioritaria, del movimento è quella spappolata della massificazione tipica della società di massa:  con l’individualismo inconsapevole, omologato culturalmente al mondo dissociato e relativista. Esso è configurabile pure nelle sue scelte politiche personalissime, tutte considerate legittime come nella visione detta “pluralista” (e realmente perduta) del mondo eccentrico e irreligioso. Si tratta della componente più diffusa, quella che solitamente vive nel centro del mondo pur essendone situato nella sua più squallida sottomissione. Parzialmente redenta solo in una idealità contraddittoria e per molti aspetti centrali nell’antagonismo al messaggio escatologico.
Sostanzialmente, vien fatto di ricordare i vecchi militanti dell’Azione Cattolica peggiorati in acriticità rispetto alla complessità imparagonabile con l’attuale contesto culturale, cui quotidianamente si deve far fronte. Ed è in questa continuità quasi sociologica che si snoda la terza parte costituente il grosso della formazione informe ciellina che interpreta anonimamente la sua appartenenza più spettacolare e superficiale al movimento. Allo stesso modo con cui si partecipa alle aggregazioni massificate neo-gnostiche senza nemmeno volerne capire il senso. La cosa è naturalmente giustificabilissima dal punto di vista, peraltro, di un qualsiasi movimento massificato e laicale oggi… Ma non da quello cristiano.

Ciò che rende problematica la valutazione su CL è il suo sostegno aperto a Papa Francesco, giudicato mondialmente, o molto permissivo dalla stragrande magggioranza pure anticlericale; oppure già eretico valutato da parte dei Cattolici petrini, nell’anti-modernismo attuale
Il problema di un qualsiasi movimento oggi è sempre quello della sua omogenità e unità tra la testa e il suo  corpo globale. Anche riguardo ai partiti politicisti. Che valore darne ad uno che ha la testa dirigente, diciamo, in via di rinsavimento e il corpo invece inconsapevole, oltre della sua storia, anche dei principi dottrinali che, ancora oggi, dovrebbero animarlo?  Il cambiamento redentivo, se ci sarà, sarebbe poi inficiato totalmente dall’immagine critica di don Giussani fedelissimo alla Chiesa cattolica, ma tenendo conto che i papi della sua epoca potevano essere molto marginalmente modernizzanti ma non hanno mai sostenuto esplicitamente – come l’attuale – il modernismo! E, secondariamente, non ci si trovava di fronte a un popolo di Dio come oggi  già totalmente anticlericale e traviato da ideologie – tutte! – ateizzanti o protestatizzanti. Processi imputabili pure alla condotta permanente di Papa Francesco di cui le popolazioni cominciano pure ad orecchiare l’orrenda eterodossia, compresa quella del suo clero più vicino.
Come presentarsi ligi e allineati e coperti come neppure il movimento di sant’Egidio, il prediletto politicistico oggi  factotum della Chiesa romana, nemmeno si preoccupa di fare?
Sostenere il Papa non vuol dire tacere, ne mai l’ha voluto (!) sui suoi errori palesi. Si ha il dovere di denunciarli! Non solo se ne ha il diritto. Peraltro anche contestato a chi lo esercita disciplinatamente!
La ritenzione di giudizio oppure la sua “tolleranza” giudicata alla stregua di opinionismo personale cosiddetto “carismatico”, non era peraltro per niente mai stato giussaniano!
L’opposizione che se ne riceveva a causa dell’opposizione del mondo e dell’allora chiamata erroneamente Chiesa “tradizionale” (che tale non era e piuttosto coltivava chiusure clericaliste e moraliste), era padroneggiata dal Gius. Fino a convincere un Papa come Paolo VI, il quale, non capendo proprio tutta la religiosità di CL, ne bendiceva l’esistenza “baldanzosa”. Che vedeva unica e rarissima nel sociale, se non personalmente nei cosiddetti fedeli… Salvo poi costatare un clero corto e invidioso che, incapace di criticare razionalmente e teologicamente don Giussani e il suo movimento, si limitavano a denigrarlo…
Così il Gius è rimasto per una trentina d’anni senza riconoscimento ufficiale nella Chiesa cattolica e Mistica. A volte anche in disaccordo con i suoi ciellini. Prima di osannarlo, ce lo si ricordi!
Oggi CL è fondamentalmente contata nelle sue adunate dette sempre “oceaniche” ma non (ancora) sociali o percepite veramente come santificanti e rigorosamente dottrinali!
Non ambisco a dare consigli del resto non richiesti a CL. Ci ho rilunciato da ben più di quindici anni.
Solo insisto che fuori dalla Chiesa cattolica, come sempre, non c’è salvezza. Per la conversione di tutti, preghiamo.    

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