Occorre tentare quantomeno per ognuno di diventare imprenditore e, ancor più radicalmente, di coltivare sempre la propria spiritualità cattolica. Poi, si potrà pure ripiegare gloriosamente nella subordinazione statutaria, sia operaia che impiegatizia, anche di alta professionalità… Nel frattempo, si dovrà indispensabilmente verificare di non essere stato scelto dal divino destino per la vocazione esclusivamente religiosa (contemplativa nel monachesimo) oppure pastorale (prete o frate da presbiteriato per il culto, la predicazione, l’assistenza testimoniale…). Tutte le altre funzioni vocazionali, pure femminili – veramente tutte! –, non sono che semplici loro articolazioni: dipendenti dalla “missionarietà cristiana personale”. Nella pubblica utilità del detto “mercato”, ma sempre scrupolosamente evitando il dannato neo-gnosticismo, nell’inevitabile scemenza oggi modernista!

Tutto parte dalla prevalenza della vita interiore: essa è la caratteristica peculiare dell’uomo in tutto il Creato. Il “cosa farai da grande” consegue nella sua primazìa vocazionale nell’universo. Ma tutto scaturisce dalla religiosità, dal suo “religare” ogni attimo di esistenza al lavoro dello Spirito!
Andate a lavorare, fin da ragazzini, e cercate innanzitutto di diventare anche piccoli imprenditori, creatori del vostro lavoro e di quello pure altrui”! È il messaggio perlopiù inascoltato che tutti i grandi uomini della nostra epoca continuano a trasmettere, piuttosto inutilmente, da quasi tre generazioni. Non è lo Stato, oltretutto statalista e totalitario, la soluzione vocazionale della Vita come idolatricamente creduto oggi.  E questo, specialmente dal ’68 edonisteggiante, superficialmente ribelle e radicalmente rivoluzionario sul piano culturale, oltre che assassino del Padre nella civiltà: nella vita spirituale e in quella personale della Famiglia! A Milano, per esempio all’inizio degli anni ’60, c’erano non meno di 70.000 lavoratori-studenti che, oltre alle allora 44 ore settimanali di lavoro, si sobbarcavano di almeno 22-26 ore di scuola serale comprensivo del sabato pomeriggio, più l’immancabile studio alla domenica, per realizzare il famoso boom economico mai più rivisto poi, se non con incrementi da prefisso telefonico di una volta. Con i genitori, come mio padre insieme a moltissimi altri, che oltre al lavoro di infermiere, ne  faceva altri due: il falegname con l’ndare a suonare i timpani nelle armonie, soprattutto le “bande musicali” svizzere nei week-end (per guadagnare i conquibus, come allora pure si diceva, con cui si è comprato – a rate naturalmente per la famiglia con tre figli –  l’appartamento di più di 90 m² nella periferia di Milano)… Mio fratello ed io andavamo alla scuola di sera per cui, dopo il lavoro giornaliero, io operaio metalmeccanico e lui disegnatore tecnico, abbiamo raggiunto la scolarità (in sei anni) di scuola superiore.

L’indispensabile coltivazione della spiritualità cattolica personale più la pratica imprescindibile della classica Famiglia: da cui il concetto stesso (gradualmente bloccato) di imprenditorialità
Fin da ragazzini”, oggi illegale? Fatelo piuttosto di nascosto ma fatelo. E puntate a verificare se, per destino di Grazia, non si sia nascosta per ognuno una vocazione imprenditoriale al posto di coltivare l’escclusiva e unica idea di lavorare il meno possibile o di fare l’impiegatuccio a vita: se possibile sindacalizzato e “bisognoso” di molto riposo garantito e ben remunerato con continue vacanzine (e non rare “malattie”)… Una volta verificata che la vostra vocazione non possa essere quella dell’imprenditore, potrete rispondere alla prima inserzione per un impiego subordinato. Senza però la boria delle pretese lavorative con i ricchi “benefits” che la società non può del resto permettersi: se non con i debiti pubblici da mille miliardi e molro più di euro. Che, ovviamente, pure le prossime generazioni dovranno pagare inconsapevolmente… E senza il macigno sulla schiena dell’ideologica “lotta di classe”. Disumano e arcaico tutto questo? Neanche per sogno!
Dai grandi miti degli “uomini fai da te” all’ultimo “best seller” mondiale di Vance (il candidato repubblicano alla vice-presidenza americana), l’hillbilly (il poveraccio bianco delle colline) nell’Ohio negli stati Uniti, racconta la stessa storia che è un po’ anche la mia, emigrato in Brianza da bambino, a Milano e poi a Bruxelles. Dove ho fondato un’impresa, ora venduta da mia figlia che l’aveva ereditata ai miei 72 anni e oltre… Da ben oltre una cinquantina d’anni.
Da dove mi era venuta l’idea di creare un’impresa? Ma dall’idea di matrice missionaria cristiana e responsabile (nell’assoluto personale), data da Gesù ai suoi Apostoli: per andare a convertire alla Verità unica le popolazioni dell’attuale Palestina e planetari. Cosa che il movimento dell’allora chiamato Giovani Lavoratori di don Giussani (poi denominato Comunione e Liberazione) , in un quartiere della periferia milanese, insegnava ai giovanissimi come me… Era il tempo della nostra prima formazione come apprendisti dello Spirito, nella ricerca della dimensione interiore prevalente alle notre pratiche fattualissime quotidiane e metropolitane: ora impensabili anche a poter solo essere comunicate…

La vocazionalità divina non può che primeggiare, sia per ragioni metafisiche che fattuali. Anzi dalle prime discendono sempre le seconde: il principio per cui si deve produrre più di quanto si consumi!
Il “Distributismo”, la teoria politico-economica cattolica, mai davvero considerata dalla Sua Chiesa
Come premessa, si deve poter aver ben chiara l’idea che senza vita spirituale interiore a ogni individuo, non c’è nemmeno la possibilità di far fronte al ciclopico problema della vocazionalità generale, sociale e personale. Si deve cioè costatare il tragico destino degl’innumerevoli abbrutiti umani, ora dal modernismo, che i primi “gnosticisti cristiani” iniziali già del secondo secolo, attribuivano tragicamente in modo erroneo alla cosiddetta ontologia umana le tre prime categorie dette spesso allora  immutabili: i senza spirito, i conformisti per interesse e gli spirituali. Per cui l’uomo (ogni uomo, senza eccezioni) è sempre la Creatura concepita ad immagine di Dio secondo il Cristianesimo. E destinata immediatamente, dalla sua Creazione, alla collaborazione unica nell’universo con la Trinità. Nella Ricreazione continua come sviluppo approfondito della ricerca della Verità. Di tutta la Verità cristiana, che anche uno dei primi neo-gnostici rivoluzionari implacabilmente il più anti-clericale della nostra era moderna, il Napoleone auto-incoronatosi imperatore davanti al Papa, riconobbe molro dopo. Cioè nella  Grazia ricevuta prima della morte all’isola di sant’Elena, in cui la sua intelligenza era giunta a comprendere come l’unica Vera religione dotata di “Infinito” fosse solo il Cattolicesimo (ripeteva al suo generale sempre ateizzante Bertrand, suo co-esiliato ugualmente). A condizione però di non entrare in alcuna contraddizione con la Rivelazione già completa di Dio: quella oggi solo della Chiesa romana, sempre e nonostante tutto. All’uomo è dunque concesso, per Amore, di scoprire progressivamente – o pure molto tardi – gli approfondimenti della Verità già Rivelata: in tutti i campi dello scibile e dei Misteri della Cattolicità.
E, quindi, di accettare che la Ragione umana, non solo non sia separata dalla Fede, ma che essa si sottoponga naturalmente alla grandezza incomparabile dello stesso riconoscimento razionale del Reale. Il quale comprende la Ragione ritenendola così autonoma anche nelle sue metodologie dette sempre provvisoriamente “scientifiche”. In sovrappiù, tutta la ricerca sulla scienza è obbligata a siffatta grandiosa autonomia, grazie alla funzione illuminante della Grazia divina che solo la Fede cattolica assicura. Uno dei principi intrinseci di questo concetto veritativo, anchesì rivelato, è quello per cui l’uomo deve produrre veramente in modo imprevedibile più di quanto consumi. Il che implica che le nazionali società umane cui appartiene da quasi mezzo millennio, hanno dissennatamente iniziato a ostracizzare Dio al di fuori della dimensione pubblica e politica. Così che non possano fare debiti se non moderatissimi e sempre proporzionati alle condizioni reali. Non a carico delle future generazioni, ovviamente senza il loro… consenso indispensabile consenso di responsabilità.

La truffa statalista e coatta alle spese del popolo tutto sottomesso totalitariamente (e sempre  provvisoriamente!) delle generazioni oggi purtroppo inconsapevoli e soprattutto future
Ma, ancora più grave e inaudito, è che non si possa strutturalmente e moralmente creare – attraverso l’assetto ora diabolico dominante dello Stato attuale, assoluto e statalista – l’inesistente ricchezza (artificiale, va da sé) mettendola in conto ai debiti oppressivi delle popolazioni future.
La gigantesca truffa dello statalismo infinito e illimitato (al posto e in vece di Dio), a profitto di una ristretta oligarchia tirannica nel mondo, è ovviamente alle spese totalitarie dell’umanità così schiavizzata. La moneta correntemente usata da secoli, cioè il valore della ricchezza creata nella storia, non è assolutamente appartenente al popolo – come si dice e si pensa correntemente –, ma alle banche ben private e oligarchiche. Riprenderò l’argomento per ben analizzarlo e spiegarlo.
Il Distributismo, vale a dire la teoria politico-economica fondata sulla Verità cristiana della Dottrina Sociale della Chiesa, una volta che è stata rimessa in Luce da Papa Leone XIII e rielaborata dalla ricerca semplice e realista del trio anglofono Chesterton, Belloc e Mc Nabb più di un secolo fa, è stata ignorata e occultata dalla Chiesa cattolica stessa in cerca di modernismo mondano. La cui ricerca è  rimasta pressocché sconosciuta per far sì che, supinamente, tutti i Cattolici aderiscano, oggettivamente e in modo progressivo, alle ideologie comuniste o a quelle altrettanto politiciste dette “liberali”, messe in commercio da quasi mezzo millennio dal dannato modernismo.
Queste ideologie, ovviamente false e falsificanti, sono intrinsecamente erronee in quanto, per esempio, spendono di più, molto di più e direttamente, di quanto si giunga (apparentemete) a produrre attraverso lo Stato detto moderno, gradatamente sempre più ateo. Alle spese di chi? Naturalmente del futuro concreto, cioè del popolo-bue reso tale con la conseguente massificazione. Finché la cosa possa reggere tutto l’imbroglio teoretico e pratico sulle spalle delle masse popolari, mistificate totalmente e subordinate. Comprese pure le piccole e medie immprenditrici che, anche per crassa ignoranza coltivata e voluta espressamente, oltreché incredula e relativista, sono così pari credulone, o quasi, delle sterminate masse di subordinati. Che stanno al gioco del massacro masochista tutto ideologico, perlopiù inconsapevolmente. Lo straordinario è che la menzogna, mentre si è ora molto parzialmente smascherata per il comunismo (purtroppo solo apparentemente, con la propaganda forsennata e contraria di tutta la sinistra mondiale) per questa ideologia (reo confessa spontanea nell’1989-91 di fronte al proprio fallimento auto-dichiarato storicamente di fronte al mondo intero). Vale a dire il liberalismo occidentale: il quale fa finta ora, nella figura di legittimità culturale ed economica  incontrastata, di essere l’unico modello economico valido e legittimo. Mentre è stato alla base del modernismo come inventore dell’eresia mondialista ed economicista, prodotta da tutti i filosofi gnostici e massonici, non solo tra gli economisti collettivisti e socialisteggianti, ancora oggi in auge. Collettivisti, soprattutto marxisti comunisti (notoriamente osannati generalmente e ancora maggioritariamente hegeliani) prodotti comunisti, fatalmente e cronologicamente, dallo stesso Stato capitalistico! Il tragico è che la Chiesa cattolica  ora anche molto neo-gnostica e modrnisteggiante, totalmente dichiarata (almeno ufficialmente) a sostegno del liberalismo irreligioso, rende la situazione oltreché confusa sulla via della dannazione!

L’imprenditorialità costituisce, sempre, il primo criterio del lavoro come attività vocazionale e intrinseca di ogni Persona: nella sua Vita, in quella sociale e storica in cui campeggia la Verità unica nella follia dei diritti del desiderio, affermati prima e indipendentemente del dovere di produrli
Quando si continua molto debolmente a ricordare moralmente ai genitori di almeno “mandare a lavorare i figli” il più presto possibile per ben educarli, non si dà una ricettina di galateo modernista, ma si afferma una verità, la Verità eterna stessa, suprema dell’uomo-Creatura che si associa veritativamente al suo Creatore sempre al Lavoro. Per continuarne l’Opera creativa eterna in quanto “coordinato co-creatore associato dell’universo soprattutto umano”, tra l’altro. Il suo compito è così quello di mettersi sulla strada di poter comprendere sempre più, innanzitutto, la Verità oggettiva del Reale… E sfuggire all’inevitabile Torre di Babele, il cui Peccato suo originale lo inclina sempre, oggi in particolare, a volersi ripetere in modo doppiamente parassitario. Oltre alla classica indolenza classica, in effetti, oggi l’uomo modernista ha aggiunto anche la detta idea corrente che la Vita sarebbe  animata dal falso edonismo ideologico dell’immagine satanica del mondo. Per cui si possa “avere il cosiddetto diritto di avere Tutto e subito”, in relazione a ciò che si giunge a desiderare. Ovviamente, si tratta di falso diritto in quanto non “precendentemente” pre-ordinato, sempre anticipatamente ed effettivamente doveroso nel realismo (!): mai avverabile veramente da ideologie oltretutto falsamente collettiviste e naturalmente totalitarie. È invece il “valore aggiunto”, quello che, contrariamente al razionale, viene considerato la “Tassa” fondamentale della società modernista e, non a caso, alla base dell’UE. Per cui si deve tutti lavorare per soddisfare i bisogni delle ristrettissime oligarchie alla maniera di Davos e di tutte le istituzoni politiche mondiali e mondialiste loro dipedenti. L’aggiunta di valore innato all’esistente è invece il Senso e il risultato del lavoro di ciascuno, in rapporto al proprio valore individuale e vocazionale. Che ciascun uomo, dovunque si trovi, deve poter realizzare come scopo principale della sua esistenza, nel proprio essenziale e primario ringraziamento divino.

L’IVA come primaria Tassa anche dell’Unione Europea, come dimostrazione fattuale dell’inesistenza di Dio nel presente e nel futuro dell’uomo. La sostituzione della rekigiosità!
Una trentina di anni fa, anche in Francia, aveva fatto capolino l’idea iniziale che non si dovesse tassare con l’IVA  (Imposta sul Valore Aggiunto) il lavoro di trasformazione riguardo al valore della realtà fattuale. Che s’immaginasse invece una tassa unica piuttosto sul consumo e non sul lavoro.
La cosa avrebbe reso immediatamente e automaticamente giusta (sempre proporzionata e libera) la tassazione legittimamente statale. Pure possibilmente diminuendo radicalmente e contemporaneamente la perversa potenza statale e statalista… Affermando la priorità ontologica della gerarchia della decisionalità libera dell’uomo: se produrre o cercar di consumare di più del… semplicemente disponibile. Ma allora anche moralmente accettabile!
Della proposta appena introduttiva non se ne parlò stranamente più…
Ci si ricordi che ora tutte le Nazioni hanno deciso di spendere (apparentemente) e da almeno una una cinquantina di anni, di più di quanto si… creda di produrre. Il che soddisfa l’ideologia dominante ma non esattamente nemmeno lo stesso consumo sottoposto così alla razionalità (per i motivi di Senso, di Verità e di Ragione sopra esposti sommariamente). Non a caso da molti decenni le cosiddette “crisi economiche” non fanno che inanellarsi l’una all’altra (soprattutto in ultima analisi artificialmente), con minacce sempre più gravi e con discrepanze divaricanti a forbice, tra ideologia illimitata e pseudo-edonista e realtà economiche sempre più limitative e paurose. Sul problema, evidentemente non conosciuto, perché occultato ad hoc da sempre, confermo che cercherò sicuramente di tornare…

Esiste per essere felici già in questo mondo una “liturgia” del rapporto di produzione rispetto alle proprie fasce di età: esse non possono essere che religiose e Rivelate dalla Cattolicità. Sostituire la razionalità col razionalismo ideologico è diventato lo sport universale numero uno al mondo
Il “valore aggiunto”, ossia lo scopo felicitativo principale del lavoro, vale a dire l’attività primaria  fondamentalmente esistenziale umana, non può essere concepito se non in funzione dello stesso uomo, come ogni altra attività umana, nelle sue diverse età. Ora che ho compiuto le mie ottanta primavere e che da meno di otto anni non lavoro più nella mia ditta (ora venduta da mia figlia che l’aveva ereditata e condotta), guardo come l’attività dell’uomo non possa proporzionarsi e concepirsi solo rispetto alle sue fasi di età. Mai queste dovranno  essere sospese, in attesa, o in… pensione inattiva per il suo vivente. Che si debba nascere o morire non in attività produttiva è il Senso della civiltà (in particolare quella cattolica e pure non solo), in cui gli adulti sentono e vivono l’onore di accollarsi l’onere dei loro neonati e vecchi in età moritura. Gli adolescenti, i giovani adulti e gli anziani hanno strutturalmente esigenze produttivistiche, consumiste e formative ben diversamente differenziate e doverose. Pensare quindi all’assurdo delle irrealizzabili ed ingiuste remunerazioni pensionistiche da erogare nella (impossibile) sostenibilità con le richieste della sinistra di pensioni per tutti a sessant’anni o poco più, è un fatto demenziale. Oppure distribuire vitalizi al livello delle ultime  remunerazioni nelle attività professionali di ciascuno! Nonché si rifletta sulle assurde richieste delle ormai moltitudini di divorziandi, nella loro esistenza tranquillamente rivendicata come “diritto” per aver commesso una colpa almeno generalmente corresponsabile, mentre lo Stato tuttofare si occupa anche del giudizio legale. Tutto questo è demenziale. Il problema, come sempre, è l’assenza di criteri razionali e religiosi, nel senso di almeno “religati” alla totalità dell’esistente dalla stessa Creazione fino alla sua esclusione e negazione imposta nel modernismo molto ideologico. Sempre arrogante nel suo ateismo astratto. Nonché il tutto concepito per irrealisti razionalisti (non razionali). E divenuti, ovviamente, così spessissimo dementi.
Cosa può salvare, quindi, dal collettivismo ugualitarista dei diritti senza doveri della nostra epoca?
Ecco così il manifestarsi dell’esigenza delle neglette “Liturgia” e della “Vocazionalità personale”, ossia della normatività vitale, nell’esistenza anche generale e non solo “religiosa”. Che non può che essere civile. E soprattutto fondata sempre e anch’essa sulla Verità!

La vita degli anziani non può che rinunciare all’attività estrema per divenire sempre più contemplativa e dedicata soprattutto all’Adorazione del Creatore trinitario di tutto il Creato
Le mie esigenze razionali, alla mia età, sono ormai ridottissime. Giustamente: mi avvicino al termine della mia esistenza terrena, quindi le mie necessità si riducono sempre più verso il famoso “zero cimiteriale”: per cui a che pro una pensione dello stesso livello di remunerazione della mia vita adulta? Naturalmente parlo di necessità, di bisogni percepiti come razionali e non come capricci coltivati (del tipo “quando sarò in pensione, voglio fare il giro del mondo”…), a volte come vere e proprie ideologie auto-parassitanti oppure di esercizio di volontà, purtoppo, d’inutile potenza.
Che almeno nell’età ultima, all’azione si sostituisca il più possibile la contemplazione: just’appunto per prepararsi degnamente all’Adorazione della Vita piena non meno che eterna (anche economicamente, in modo ovvio!). Cosa razionalmente desiderare di legittimo, realisticamente fondato e naturalmente giustificato prima di occuparsi – forse infine! – del nostro non appena poco… duraturo e futuro eterno. A cosa serve una pensione remunerata al massimo quando la Vita diventa necessariamente e opportunamente quella di una sorta di “anacoreta”?
Per corrompere forse le generazioni seguenti e non educarle?  Finalmente in una pratica che, come almeno interiormente, si avrebbe dovuto aver vissuto lietamente da sempre. Preghiamo!      

Laisser un commentaire