La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) professa, sotto il segno della responsabilità e da cinque millenni (!) religiosi, fino al Cattolicesimo di alcuni anni fa e già dall’Antico Testamento, il sacrosanto diritto-dovere della proprietà e della dominazione personale dell’uomo sui Beni terreni.
Come se non fosse Papa, nel modo di comportarsi di un semplice militante progressista di qualsiasi Paese, il Pontefice Francesco continua a produrre molti e intensi avvenimenti significativi della politica sinistrosa internazionale, pure più estremista! Ha rinnovato, per esempio, l’accordo con il dispotico partito unico comunista e imperialista cinese, dopo aver rifiutato d’incontrare il segretario di Stato di Trump. E infine, dopo aver ricevuto la Fondazione massone Rockfeller… A questi atti pubblici internazionali bisognava completare con una grande dichiarazione ideologica, ugualmente totalitaria, di tipo teorico, nella linea coerente anticattolica. Ecco dunque puntualmente una grande e decisiva dichiarazione oh quanto politica, particolarmente importante e sovvertitrice, in tempi di crisi economica molto grave! Soprattutto appena dopo la giusta dichiarazione a sostegno del “diritto alla famiglia da parte degli omosessuali” (sottointesa la sua appartenenza alla loro propria famiglia natale, come sembra fosse la sua originale frase in spagnolo, interpretabile ambiguamente al loro sedicente attribuibile diritto a una nuova famiglia propria e omosessuale, come abitualmente intesa da parte delle forze LBTG…). Puntualmente, tutti i media si sono precipitati con questa previsibile comunicazione, perfettamente falsificabile contro la verità, questa volta intermittente nella giusta luce. Anche se alquanto riscaldata, la dichiarazione economica doveva prodursi nello scandalo sia politico che teologico: per almeno la seconda volta, aggravando la sua posizione eretica, il Papa dichiarava la violabilità del principio sacro ed eterno della proprietà privata. Già nella Genesi dell’Antico Testamento, si era prefigurata l’ontologia della legge divina con la dominazione dell’uomo su tutte le cose della Natura e del lavoro, del suo lavoro. Lo scandalo della dichiarazione di Papa Bergoglio è, come sempre nel suo caso, molto clamoroso. Tanto più che, in sopvrappiù, sull’affare del potere di proprietà conquistato da ogni persona, viene ottenuto anche in un regime fiscale generalizzato molto pesante, a causa dello statalismo al di là del possibile tollerabile.
Ma lo sa questo Papa, che la DSC conserva come riferimento il “Distributismo”, come esito di tutta l’esperienza solidare cattolica, particolarmente dopo quello passato alla storia di Leone XIII?
Dopo la prima enciclica intitolata “Rerum novarum ” dello stesso Papa in fine secolo diciannovesimo, i due amici inseparabili cattolici, Belloc e Chesterton, gran politico il primo, e genio scrittore, il secondo, si sono lanciati nella grande avventura nuovamente politica. Bisognava prima scrivere un trattato applicativo teorico dei principi che il supremo Papa, detto sociale, riassumeva dall’esperienza colossale della Carità evangelica di millenni di religiosità e di Cristianesimo rigoroso. Sotto l’Autorità spirituale e morale del monaco irlandese McNabb, si sono messi in tre a costruire, dapprima con vari libri (il primo, intitolato “Lo Stato servile” di Belloc) sul nuovo pensiero che avevano denominato “Distributismo”. La teoria dunque politica e sociale d’ispirazione totalmente cristiana, secondo Papa Leone XIII, era così cominciata ad affermarsi. Il loro centro motore filosofico e teologico era naturalmente situato intorno al destino assegnato all’umanità e alla responsabilità individuale di ogni uomo, in rapporto alla ricchezza della Creazione originaria e permanente: scaturita dunque dalla cooperazione religiosa e volontaria umana, in conformità alle Leggi del Dio salvifico e trinitario.
Così, ci si metteva in evidenza nella Verità analitica per la quale, non solamente non bisognasse più concentrare la ricchezza scoperta e costruita nell’armonia delle leggi naturali, divine e rivelate nelle mani dei sedicenti “migliori”. Ma che bisognasse massimizzare, al contrario, l’attribuzione della proprietà al più gran numero possibile di uomini e delle popolazioni!
Una inversione dunque totale della tendenza detta capitalistica che, inevitabilmente e per progetto, porta sempre all’accumulazione infinita della ricchezza: è quanto sta continuando ancora oggi, dopo più di un secolo, ad aumentare nel mondo anche à causa pure della pandemia! E tutto questo, senza alcuna relazione naturale ai bisogni umani e ontologici delle necessità meritocratiche e realmente meritate, oltre che vocazionali di ciascuno. Quindi no all’esaltazione o colpabilizzazione della ricchezza, naturalmente molto limitata e ben giustificata. Ma piena accettazione della sua ricerca, nell’umiltà dei destini individuali. Secondo l’intelligenza ontologica umana e divina, in rapporto ai talenti individualmente ricevuti e volontariamente sfruttati con la santificazione del lavoro. “Questione di Fede“, diceva don Giussani!
E tutti quelli che non sarebbero giunti, anche a causa del Peccato originale, a compiere tutto questo processo di liberazione, anche personale, che solo la proprietà della famiglia può distribuire?
L’obiezione era ed è naturalmente ripresa come un cavallo di battaglia dai partigiani del capitalismo…
Ebbene, in questi casi, si sarebbe almeno risolto il problema cancro della “lotta di classe”: tutti quelli che non sarebbero arrivati alle virtù e ai benefici del distributismo, non potrebbero imputare “ai padroni” i loro mali o le loro negligenze!
Già da più più di un secolo, il trio britannico massimamente prestigioso del Cattolicesimo (Belloc, Chesterton e McNabb), ha stabilito i principi del distributismo e s’è visto accettare, da tutti i pontefici seguenti, la dottrina non solamente inviolabile della proprietà privata ma anche, e soprattutto, della sua diffusione massimale come criterio di Bene pubblico e Salvezza eterna!
Oltre al fatto che il dibattito indotto dal trio britannico è stato già clamoroso nelle dispute sviluppate a favore o contro il distributismo fino agli Stati Uniti, Papa Francesco dovrebbe essere al corrente di questa visione cattolica della politica economica riconosciuta e adottata dalla Chiesa. Bisogna considerare che i combattimenti ideologici e culturali sono ancora in corso da decenni. Già san Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger, oltre che Papa Benedetto XVI, sono arrivati a condannare esplicitamente la molto debole e antagonista “Teologia della liberazione“, nella quale il futuro Papa Francesco era gravemente implicato. Anche e sebbene spesso pure come peronista attivo, quando era ancora cardinale a Buenos Aires. Questa “teologia” eretica, marxiana se non proprio marxista, era stata espressamente osteggiata e scomunicata, negli anni 80 e 90 dello scorso secolo, dalla Chiesa cattolica e dal suo Papa con il suo Clero (all’epoca ancora maggioritario). Non è un caso se il cardinale fiammingo Danneels, alla testa del Gruppo detto di San Gallo, gran elettore del futuro Papa Francesco (già nella sconfitta di Bergoglio nel 2005, allorquando fu eletto Papa Ratzinger), abbia pure rinunciato a partecipare al funerale del secondo e unico altro cardinale belga. Bisogna forse ricordare che tutto si ferma di fronte ad una morte prossima? Il vallone prelato Ries, monto nel 2013 mentre il primate belga si trovava a Roma per “assicurare” – mediante i suoi sinistri pourparler – la nomina al Pontificato dell’attuale Papa “progressista”. E antidistributista secondo la dottrina della DSC di Trieste. Il fatto che l’attuale Papa proponga il suo sedicente insegnamento assolutamente contrario alla Giustizia, alla Carità e alla Dottrina della Chiesa senza parlare del distributismo e senza confessarne la supposta e teorica necessità di superarlo con una nuova oltretutto “materialista” (irrazionale e sinistrosa), non fa che aggravare ulteriormente la sua solita condotta triplamente eretica, anche dal punto di vista metodologico. Rimane tuttavia sempre il dubbio, più volte rilevato, che sia l’ignoranza totale della cosa e da parte del suo immediato “entourage” nominato ad hoc, la triste responsabile della vicenda…
L’eterodossia della Chiesa romana sta attualmente cercando di affermare ideologicamente (e pure contro la vasta democrazia almeno formale dei popoli) la concentrazione della proprietà privata nelle mani oligarchiche di una sempre più ristretta “Nuova Organizzazione Mondiale“.
Anche gli analisti politici di fama, in quanto piuttosto autonomi e personalmente liberi, sebbene la loro aderenza alla NOM, ripetono continuamente che il mondo intero è entrato in una nuova era nella quale i due ” partiti” (nel senso analizzato dal grande convertito leader anglicano, cardinale Newman) stanno confrontandosi duramente: gli gnostici politicisti contro i veri spirituali, i cattolici petrini (e non i teologicamente… naif bergogliani!). Anche gli “oppositori” al sistema, non veramente cattolici cristocentrici, finiscono per essere pure loro interni e collaborazionisti al progetto NOM, nella quale giungono ad integrarsi esplicitamente, presto o tardi. Innanzitutto con il funesto partito gnostico, malgrado l’intermittenza papale e del Vaticano, con l’inerzia tradizionalista d’indifferenziamento. E con il partito antropocentrico e non più teocentrico, situato anche in compagnia dei più reazionari e pericolosi sulla Terra: i Cinesi!
Ci sono chi difendano anche questa scelta di posizionamento anticattolico: non si può inseguire le tracce delle “buone” cause – si sa – con i cattivi mezzi e con il pretesto di difendere i cattolici locali… Le prove sono innumerevoli. L’imperatore Costantino, per esempio, si è ritrovato con una maggioranza dei suoi popoli già diventata cristiana (anche a Roma), malgrado le persecuzioni inaudite dei due secoli precedenti contro i martiri!
Ha dovuto quindi “convertirsi”, anche se si è fatto battezzare… solo alla fine della sua vita.
Anche l’interpretazione assolutamente gratuita degli irrigorosi cattolici giussaniani e stranamente “bergogliani” (secondo una falsa interpretazione dell’insegnamento giussaniano), plaudenti alla nozione analizzata da Newman a riguardo dell’etimo della parola “partito” sopra citato, risulta molto spiritualisticamente sul piano “culturale” pro domo sua…
Senza contare che Papa Francesco, così comportandosi da intemittente ma realmente eretico tipicamente modernista, si pone come il più grande ostacolo al Cattolicesimo di assumere strategicamente, forse anche maggioritario, il posto nel mondo, in occasione della crisi di tutte le ideologie! E questo, dopo il post-modernismo che – in realtà – è già virtualmente entrato in deliquescenza sempre più totale già da oltre una ventina d’anni.
A meno che la Trinità, come sempre, non stia coltivando un disegno, per noi come al solito impenetrabile, allo scopo di sottoporre il popolo di Dio, conosciuto come molto poco perspicace (quello della “dura cervice“), per fargli vedere in concreto la profondità del suo abisso eretico, nell’obiettivo abitualmente amoroso e salvifico. Preghiamo.
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