Lei ha detto, signor Troiano, che le vere interviste – vale a dire quelle più veritiere – e la loro critica più acuta non possono scaturire che dalla conversazione realizzata dall’intervistato stesso. A condizione che si posizioni comme di fronte al Creatore che, solo, è degno di ogni vera gloria… Ma la cosa potrebbe essere un altro e superiore inganno per fabbricare la propria autocelebrazione…
È esattamente così ! Anche l’uomo più umile può architettarlo. Per ben descrivere questa vanità estrema, Nietzsche aveva scritto un aforisma che presentava una madre al seguito del funerale del proprio figlioletto ; ma il grande scrittore tedesco aveva messo in evidenza che lei non poteva impedire di preoccuparsi al massimo per l’impressione generata dalla sua attitudine esteriore presso il pubblico dello stesso corteo diretto al cimitero… Vanitas vanitatis anche nel massimo dei dolori!
Del resto, la quasi totalità delle interviste che si leggono o si ascoltano sono radicalmente gnostiche in quanto gli intervistatori sono irrimediabilmente nichilisti, spesso senza saperlo.
È tutto il rischio che, nel caso, val la pena di correre. Peraltro, è il rischio dell’uomo che si mette sempre nella tentazione illecita e non dovuta del protagonista narciso, come arrogante concorrente rispetto alla sola presenza legittimamente gloriosa di Dio. Quella centrale e almeno sistematicamente preponderante che si deve invece sistematicamente riservare alla Sua Trinità misericordiosa.
Non è certo la prima volta che lei è intervistata. Forse ora non ha più nessuno ancora interessato a conoscere le sue opinioni, fino a scegliere questa forma di comunicazione alquanto bizzarra?
Sì, sono già stato intervistato – non molto spesso, bisogna dire – dalla televisione e dalla stampa belga e pure da quella italiana. Ma ora i media non s’interessano ad « un vecchio oltretutto pensionato che ha pure trasmesso la sua impresa alla figlia » www.eurologos.com e che, molto apparentemente, vive ai margini anonimi della società detta passiva. La quale – come lo diceva recentemente il prestigioso scrittore cattolico francese Fabrice Adjadj, alla presentazione a Bruxelles del suo ultimo libro « A moi la Gloire » – non è nemmeno più « in attiva competizione di performance nel mondo ». Tuttavia, siccome ho ancora, forse più di prima, la debolezza di credere di avere qualche cosa di ben valido da dire, eccomi al compitino. Sempre ben nel rischio, naturalmente. E sotto gli occhi di tutti ben avvertiti e… veramente interessati.
Nel suo blog, non risparmia critiche, spesso feroci, al pontificato di Papa Francesco, mentre continua a dichiarare di non essere scismatico, né da vicino né da lontano
In realtà, attribuisco a questo Papa sedicente « rivoluzionario e riformista coatto », il riconoscimento essenziale del suo primato sacro e obiettivo.
Un cattolico può solo essere evoluzionista nella continuità e non rivoluzionario. Ma accuso, nel qualcaso, anche che è per l’appunto codesta intermittenza sua relativista in discontinuità, praticamente sistematico e alternato, a costituire la totalità della sua versione – misuro le mie parole – eterodossa e onusiana.
Quando si abbandona o si marginalizza la cristocentricità sempre globale, totale e eterna, anche per una frazione della Verità ma in modo reiterato, ci si situa radicalmente nella molto classica eresia.
In modo tanto più grave, se essa è mescolata a dichiarazioni e pratiche tradizionali e felicemente abituali, dietro le quali cerca anche di nascondersi.
L’eresia è sempre un miscuglio di verità e di eterodossie. In breve e molto sinteticamente, essa sguazza nello gnosticismo piuttosto pseudo-antropologico e antropocentrico del modernismo filosofico pure heideggeriano. E in quello anche teologico neo-gesuitico rahneriano, molto casuistico : ne ho già parlato in vari post e ne riprendo qui brevemente ancora l’essenziale, se me lo consente…
In questo modo però, lei si situa dunque e comunque nello scisma!
Mai! Il cattolico, per definizione, non può essere scismatico. Può, o meglio, deve essere critico e attivamente consapevole di fronte alle posizioni dell’Autorità della gerarchia della Chiesa. Seguendo scrupolosamente il dovere di difendere il Depositum fidei, che è pure proprio al dovere di Salvezza dei semplici fedeli, oltre che al primo compito funzionale e imperativo dei papi. I quali coincidono con la fondamentale finalità di salvaguardare giust’appunto il Deposito della fede. La posizione del fedele può così diventare anche molto critica in rapporto alle sue Autorità ecclesiali, fino alla cosiddetta e solo apparente « rottura », in ogni caso solo in coscienza. Ma mai in modo fattuale e reale: il suo giudizio deve essere rigorosamente petrino e non semplicemente papale o papista, od anche papolatra. Deve essere così il difensore dell’unità della Chiesa al di sopra o al di sotto di ogni «opinionismo personale» antimagisteriale, sempre però ampiamente e rigorosamente giustificato.
In quanto il semplice fedele, sebbene nella continuità della Tradizione, non deve mai essere reazionario; legittimando il suo diritto o dovere di giudicare cattolicamente – in preghiera preventivamente penitente – anche con molta rettitudine evangelica e canonica. Avendo sempre la consapevolezza umile, in forza del fatto che sa per fede che lo Spirito Santo veglia sempre sulle sorti della Sua Chiesa Unica. Le forze così del male non potranno mai prevalere, così come invece è già successo molte volte, ma solo occasionalmente e brevemente, nella storia del cattolicesimo.
Questa Verità, come sempre, è ancora valida attualmente quando sono praticate eterodossie puntualmente denunciate sotto l’occhio vigilanrte della Trinità. La quale, nella Sua sapienza infinita e non troppo penetrabile, sa cosa fare sistematicamente rispettando la totale libertà umana, o meglio il suo arbitrio !
Ma allora come giustifica la radicalità delle sue critiche?
I cattolici non sono obbligati ad amare sentimentalmente il loro Papa al di sopra di Gesù Cristo che è il capo della Sua Chiesa et del Magistero ecclesiale. Il sentimento affettivo deve sempre essere subordinato alla ricerca e alla proclamazione della Verità Unica incarnata verso la gerachia emanata dalla Tradizione magisteriale e storica. E se questa affettività umana non può estrinsecarsi, bisogna farsene una vera e dolorosa ragione. Nella preghiera umile ancora aumentata del fedele cattolico. Forse mai i cattolici hanno tanto pregato per l’Unità nella Verità della Chiesa come attualmente.
La cosa deve diventare la sorgente dell’Amore e non altro.
Più papista dunque del Papa?
I papi sanno di essere i primi servitori di Dio. È Gesù, il Cristo, ad essere alla testa del cristianesimo e dell’universo. Questo Papa attuale del resto non pretende la sua totale infallibilità se non nella proclamazione solenne di un dogma di Fede. Papa Francesco non l’ha mai fatto. Come invece per esempio (in realtà abitualmente nella storia molto raramente) Papa Pio XII nel 1950 a proposito del dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo. È in questo senso che soprattutto il nostro attuale papa, in odore teologico di eterodossia permanente neo-gesuitica e sangallese, deve essere prudente e sempre comportarsi in modo rigorosamente petrino. E non personalisticamente « papale » opinionista, nella sua specifica specie pure rahneriana ! Egli stesso sa, come ogni altro papa, che il suo magistero ordinario nella continuità (molto loquace, è noto) non può pretendere – né, felicemente, lo rivendica – l’infallibilità automatica. È possibile che l’infinita sapienza divina, come pure la perfetta Concezione di Maria, permettano liberamente tutti gli attuali allontanamenti dottrinali dalla Fede. E questo allo scopo di mettere in evidenza, magari per contrasto – chi potrebbe veramente negarlo? – presso il Popolo di Dio (dalla dura cervice) le Verità eterne così spesso calpestate.
Ma allora lei non ama Papa Francesco?
Come ogni buon cristiano, cerco di amare prima di tutto la Trinità. Quanto ai papi, amo naturalmente i più rigorosi sul piano dottrinale in quanto so che il mio sentimento coincide con il loro amore per la giusta ortodossia cattolica. Più un papa si identifica con la dottrina e la difesa della Fede, e più m’è simpatico amorevolmente. Fino a non ammirarlo assolutamente, ma obbligatoriamente in modo alquanto misericordioso, se eterodosso ! È dal « theoros » filosofico e dal « logos » teleologico (finalistico) che deriva la simpatia o l’amore. Si potrebbe dire la stessa cosa per i vescovi o i propri parroci. È per questo che – sebbene viva a Bruxelles da più di quarant’anni – mi considero sempre un ambrosiano, grazie all’immenso vescovo di Milano di millecinquecento anni fa : sant’Ambrogio da Treviri. Ma sono altrettanto vergognoso che, nella città della mia giovinezza, una coppia di protestanti sia stata accolta ultimamente – per esempio – a predicare in una chiesa cattolica ! Come non coltivare profonde obiezioni al riguardo dell’attuale arcivescovo lombardo, sempre obiettivamente responsabile degli obbrobri nella sua diocesi. Il quale prelato sembrerebbe ripercorrere gli stessi sentieri che hanno condotto Papa Francesco ad andare a « festeggiare » i cinquecento anni dallo scisma luterano in Svezia ! Oppure, come ignorare l’esposizione celebrativa riservata alla statua di Martin Lutero in Vaticano, protagonista principale dello scisma del 1517 e messo debitamente all’inferno dal Concilio di Trento !
Passiamo ora al piano politico. In virtù del suo Battesimo e semplice fedele, come collaboratore con Dio nella ricerca della Vérità, qual è per lei il problema numero uno dei nostri giorni?
Si tratta dell’urgenza, a causa del grave ritardo nella sostituzione dell’assurda privazione del partito laico dei cattolici. Abolizione nel 1994, molto giusta del resto, a causa del suo pressocché intrinseco e divenuto progressivamente gnosticismo : la comunque prestigiosa Democrazia Cristiana italiana !
Ma il nuovo partito laico « dei cattolici » è stato appena fondato autonomamente, nemmeno quattro anni fa, denominato il Popolo della Famiglia!
Sì, ma l’attuale Pontificato e quasi tutte le organizzazioni cattoliche continuano a praticare la scelta scervellata della « diaspora », ormai tragicamente recidiva da un quarto di secolo. Vale a dire, il fatto di sostenere e votare i partiti borghesi esistenti che sono tutti, per definizione, parzialmente o totalmente secolarizzati e nichilisti, più o meno laicisti e ben onusiani. Ed anche vagamente massoni (senza neanche troppo saperlo).
« Noi li influenzeremo », continuano a ripetere tutti o quasi questi cattolici nei confronti dei « loro » partiti preferiti. Appoggiati o contrastati dall’assurda scelta molto netta ed esplicita di questo Pontificato per i partiti di sinistra e per la linea totalitaria e sedicente progressista dell’Unione Europea. La cosa è malgrado che questo nuovo partito cattolico sia fedele ai principi non negoziabili della Dottrina Sociale della Chiesa. Sia le gerarchie del Vaticano che le organizzazioni ecclesiali continuano ad ignorarlo. Essi dovrebbero invece sostenerlo e indicarlo nelle votazioni dal primo giorno della sua esistenza.
Ma questo partito che lei definisce « dei cattolici », non solamente non è riuscito ad eleggere nemmeno un solo parlamentare ma, alle ultime elezioni, è riuscito anche a quasi dimezzare i propri già magrissimi suffragi!
Si deve innanzi tutto ben considerare il principio primordiale in questione, elaborato dalla Dottrina Sociale della Chiesa (!) la quale afferma chiaramente che «in caso di mancanza sul mercato politico di un partito laico cattolico [di un qualsiasi Paese (nd’a)], il fedele cristiano non deve nemmeno andare a votare »! Questo nuovo partito (il PdF) è riuscito, in ogni caso, ad essere presente in tutte le circonsrizioni del territorio nazionale dello Stivale (già questo è un grande exploit !), con eletti locali. Creare un partito e le sue strutture elettoralmente necessarie richiede ai nostri giorni molti anni : bisogna anche realizzare l’unità non solo politica indispensabile dei cattolici. Invece, questi si sono prestati allo scandalo di sostenere e far votare siffatti partiti più o meno nichilisti e fondamentalmente pure statalisti ! Dunque, non è per nulla stupefacente la mancanza di successo all’appuntamento fondativo
Difficile che tutti i cattolici si allineino…
Ovvio, i peccatori ci saranno sempre ! Ma è il pontificato ad essere diviso al suo stesso interno…
Così bisogna sperare che la sterilità della strategia della diaspora sia ora più che manifesta in tutto il suo fallimento (come prevedibile ed anche previsto) e quindi dia i suoi frutti. Soprattutto dopo la burocratica e surreale installazione di un governo senza elezioni (!) e molto minoritario nel Paese (l’Italia). Allineato con i desiderata sinistri dell’attuale… Unione Europea (dominata dagli interessi anche ben partigiani e ignobili della Germania e della Francia).
I cattolici, i soli strutturati storicamente con un patrimonio sul piano della filosofia politica (la sussidiarietà antistatalista) e quello globale religioso (il cattolicesimo almeno bimillenario), si sono così subordinati al dominio dei partiti dell’orribile modernismo della gnosi e della cultura variamente secolarizzata contemporanea detta del politically correct.
Ora abbordiamo – dopo la globale dimensione religiosa e quella politica – il tema economico. La pregherei di essere molto sintetico anche se il problema è paradossalmente sconosciuto e molto mistificato : voglia definire il problema centrale della nostra èra, dalla crisi economica endemica
Si presenta ai nostri giorni un solo problema centrale, diviso in due aspetti simmetrici che descrivono tutta la povera economia contemporanea. Questo problema è molto semplicemente costituito dalla vera causa primaria di questa penuria dell’economia occidentale : si tratta del fatto che i Paesi sviluppati sono caduti nella denatalità spaventosa di meno di 1,2 bambini di media per coppia.
E questo da due generazioni a partire dalla fine degli anni ’60. La crisi economica è provocata progressivamente così da una cinquantina d’anni in cui ben più di 2 miliardi di non nati hanno reso i mercati occidentali sottodimensionati, dunque tragicamente impoveriti. Malgrado il consumismo esploso in modo mostruoso (evidentemente non a caso, secondo un piano antifamiliale ancora in piena azione generale), i mercati della domanda si sono resi insufficienti. E le produzioni hanno dovuto conformarsi proporzionalmente verso il basso . Con chiusure innumerevoli d’imprese e licenziamenti per decine di milioni, soprattutto negli ultimi dieci anni in Europa. La ragione di questa denatalità è così diventata anche apparentemente irreversibile a causa della sua scervellatezza e contro natura in pratica permanente. Si tratta del desiderio di un edonismo massificato, inseguito pure a credito : il debito pubblico ! Dunque producente, con i suoi costi d’interesse, anche la fatale illusione del suo scopo primordiale che sta ingenerando ciò che si è cominciato a definire la « chimera stracciona » delle masse dette erroneamente « opulente ». Ma in realtà ridotte alla loro sopravvivenza demente. Questo problema primario, dovuto al nichilismo materialista e gnostico, è stato doppiato, sempre nel medesimo mezzo secolo, dal fenomeno dello statalismo. La cui radice è sempre la prevalenza usurpata dello Stato su Dio. Con, nella fattispecie, la conseguente dinimuzione delle nascite, drammaticamente anche morale. Questa ingenera la logica crescente e mostruosa dell’intervenzionismo sistematico degli Stati statalisti, peraltro resi molto impotenti, va da sé, sul piano economico massacrato dalla stessa denatalità.
Ma cosa può mettere in rapporto ed essere pertinente lo statalismo con la denatalità ?
Un cotanto costoso aumento burocratico in una società politica diventata fatalmente antiliberale e totalitaria. La quale inevitabilmente non fa altro che aggravare ancor più lo stesso meccanismo vizioso nichilista. Questi due fenomeni apparentemente opposti e simmetrici, sempre la denatalità e lo statalismo, sono i due problemi più gravi non solamente economici della nostra èra e, paradossalmente, di cui molto si parla ma mai o quasi in relazione alla crisi economica. Ed hanno l’aria di non essere presi nemmeno in vera considerazione. Preferendo attribuire le sue conseguenze convergenti all’ultima catastrofe in corso (peraltro endemica) o alla penultima qualunque, malgrado il rincorrersi delle mini-recessioni. Oppure – con preferenza – a false cause, marginali ed anche spesso insignificanti. Eppoi, lo statalismo è indotto pure dalle strutturali debolezze dei governi che cercano così di compensare la loro inanità.
Ma, per l’appunto, signor Troiano, non si parla mai di tutto ciò in quanto tutti sanno che bisogna essere neo-malthusiani : si vive su un pianeta sovrappopolato…
Codesta è l’oceanica mistificazione falsificatrice che dura da due secoli, secondo cui «la Terra non può nutrire – come già diceva il razionalista antiscientifico inglese Malthus – il miliardo di abitanti » della sua epoca (all’inizio del diciannovesimo secolo). Invece, si è giunti nel 2015 a produrre ben più del doppio di cibo per tutta l’umanità (indipendentemente dalle guerre, carestie climatiche, insufficienti distribuzioni e tutti i giganteschi sprechi). Ma nel frattempo e in sovrappiù, gli abitanti del pianeta sono aumentati numericamente di più di sette volte! E non si può nemmeno immaginare quanti miliardi di persone si possono contenere in modo soddisfacente nel nostro universo, ancora molto… vuoto di umani. La quasi totalità degli uomini è «costretta» invece a vivere nel conformismo culturale più antiscientifico e oscurantista dettato dalla propaganda dei media. Essa ci appioppa quotidianamente le «verità» più contraffatte dalla manipolazione del potere internazionale che giustifica ideologie incredibilmente false! Come pretendere di uscire allora dalla crisi detta economica, se si continua ad essere schiavi di questo tipo di defigurazioni gnostiche?
Allora, voglia concludere con tre piccole frasi relative alle stesse tre dimensioni che abbiamo ora constatato : quella globale religiosa e nichilista ; quella politica col suo problema numero uno (del partito laico cattolico, anche molto minoritario) ; e infine quella economica riguardante la causa della penuria della domanda dei mercati : la denatalità
Allo scopo, ho appena pubblicato un post su questo stesso blog di ventiquattro capitoli che cercano di ben spiegare la cosa. Questi tre punti conclusivi potrebbero comunque essere i seguenti.
1 – Bisogna prima di tutto finirla con la sedicente « Morte di Dio e del cattolicesimo » mai così perseguitati : con il sollecito ritorno invece all’amore della ricerca della Vérità eterna (che, contrariamente all’opinione più diffusa, esiste ed è unica!) attraverso la preghiera nella vera Chiesa. Riconnettendosi con la sapienza della creaturalità reale e naturale dell’uomo religioso e antiedonista.
2 – Sul piano politico, bisogna che ogni Paese rimetta all’ordine del giorno la creazione e la strutturazione efficace, dunque unitaria, del partito laico dei cattolici. Il quale potrebbe essere pure quello degli «uomini di buona volontà» credenti solo nella razionalità (la Ragione senza Fede della sua laicità contro l’orribile laicismo).
3 – Occorre doppiare abbondantemente l’attuale tasso di natalità media, almeno per recuperare in fretta i risultati recessivi disastrosi di già due generazioni folli di denatalisti, pseudo edonisti immaginari. E aspettare una ventina d’anni loboriosi e necessariamente frugali per permettere l’educazione e la formazione dei bambini così nati. Affinché possano diventare essi stessi veri produttori e consumatori economici nella Salvezza globale.
Semplicismo ingenuo, tutto questo ? In effetti. Ma bisognerà pur convincersi che la vita non è, alla fin fine, molto complicata. Il lievito sa fare sempre e silenziosamente il miracolo dell’abbondanza. Preghiamo !
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