La nostra era è accelerata : la sua intervista, signor Troiano, che noi abbiamo pubblicata e che lei ha ripresa su questo Blog, val la pena ancora di rifarla. Anche per verificarne le convinzioni che già erano molto nette. E radicali, sia sul piano professionale che sul politico e, soprattutto, sul globalmente culturale. Nel frattempo lei ha pubblicato parecchio : tre novelle, un romanzo in francese tradotto in italiano, oltre a più di centocinquanta post, con minimo mille parole, riguardanti l’attualità internazionale e della Chiesa. Potremo così rivedere, nel retrovisore ormai storico, i fondamenti del suo pensiero e della sua azione : nel nostro mondo, è diventata cosa rara ma sempre necessaria.
- Il primo punto che lei aveva posto era che la crisi economica, dalla quale tutti si accordano a confermare che si è definitivamente usciti, era provocata dalla « mostruosa denatalità » e non dai « subprime » americani…
- Innanzitutto è sempre falso che l’Occidente sia uscito dalla crisi. È vero che si è usciti da quella recessiva, ma si è molto lontani dall’aver anche solo ricuperato il gigantesco déficit – economico, ma ancor più importante, culturale – accumulato almeno nell’ultimo decennio. In effetti si sta facendo fronte, non solalmente in Occidente, ad una penuria sempre orribile a causa della stessa denatalità. Che denunciavo da più di un quarto di secolo (in uno dei miei libri e vari articoli dal ‘94).
Secondariamente, non solamente non tutti sono d’accordo che si è usciti dalla crisi, ma la causa della sua gravità oceanica non è stata nemmeno identificata : la denatalità, salvo per rari specialisti, non è stata – quasi clamorosamente! – presa in considerazione malgrado la sua evidenza da due generazioni. Si è continuato a fare figli da più di cinquant’anni ma per appena la metà del naturale sviluppo minimo : in media fino a 1,3 nascite per coppia! - Ma la crisi è ormai finita, tutti i parametri economici lo attestano.
- Assolutamente no. Dopo la prima fase fatalmente e (radicalmente) recessiva, si continua praticamente a ristagnare, da anni e malgrado le promesse reiterate dei politici, con tassi detti di « ripresa » (in sovrappiù molto fragili) ma concretamente di confermata, soprattutto in Europa, vera crisi. In effetti il molto debole e orribile tasso (diciamo così) di « fertilità » non si è veramente modificato da molti anni nella nuova povertà tragicamente ancora rilevante.
- Si potrebbe dire, come lo si fa sempre : « Per una volta che si è adottata una vera buona soluzione con questa denatalità al sovraffollamento del mondo… »!
- I due miliardi (forse più) artificialmente di non nati nel mondo da mezzo secolo, vale a dire quasi quattro volte la popolazione europea (!), hanno creato una mostruosa penuria della domanda dei mercati mondiali che è alla base della vera e conseguente crisi economica. La massificazione degli anticoncezionali preventivi, i molti miliardi di pillole dette del giorno dopo e le legislazioni che hanno legalizzato (e promosso) innumerevoli aborti banalizzati hanno creato una ecatombe (anche assassina e arbitraria !) che ha osato sconvolgere lo sviluppo armonioso dei mercati della domanda. Di cui nessuno parla. Invece si parla molto di fenomeni assolutamente marginali (come i subprime che sono stati rapidamente riassorbiti) con il risultato di sviare la semplice ed evidente verità.
- Ma allora come pensa che si debba procédere ?
- Non si potrà veramente uscire dalla crisi che dopo aver ricomiciato ad avere figli con una media almeno doppia per coppia dell’attuale. E dopo che questi primi bambini, finalmente lasciati naturalmente liberi di nascere, saranno diventati consumatori, almeno in quanto giovani adulti.
- Tuttavia, tutti si accordano ad affermare che ci sono troppi abitanti nel mondo.
- È sempre falso. Molto falso! Nel 2015 già, il « piccolo pianeta Terra », che il volgare scientista (per niente scientifico !) Malthus affermava « essere incapace di nutrire il miliardo di uomini » della sua epoca (inizio 1800), ha prodotto una volta e mezza di più del bisogno di nutrizione degli abitanti attuali di tutti i continenti. I quali, come è noto, sono aumentati più di sei-sette volte in rapporto alle piccole idee razionalistiche (e non razionali!) del molto falso futurologo inglese.
La cosa la dice lunga sulle incalcolabili possibilità di aumentare, spontaneamente, la popolazione mondiale e le relative capacità di nurirla, malgrado guerre, sprechi e carestie di sempre ! - Ma allora come spiega questa contraddizione colossale e antagonista in cui tutti credono?
- Si può spiegarla in rapporto a varie cause che vanno dalla stupidità umana perpetuamente conformista ai luogi comuni, alla mancanza generalizzata di scientificità e a ciò che viene chiamato l’abbrutimento dall’edonismo straccione delle masse sottoposte al pensiero unico (funzionale miopemente solo al potere)…
- Come mai gli scienziati non dicono niente sul problema?
- Al contrario. Anche la Chiesa ha sempre criticato il malthusianesimo. Tutti sono stati silenziati via la censura dai poteri che comandano e manipolano i media. Due anni fa anche un gruppo di scienziati qualificati anglofoni si è scatenato, come ultimo attacco rigoroso contro i malthusiani e i neo-malthusiani numerosi ora anche nella Chiesa cattolica stessa, con molti suoi prelati.
Ne avete mai sentito parlare tra le logorree infinite del bla bla televisivo intellettualoide e servile ?
- Se ciò è vero, perché saremo sottomessi a cotanta irrazionalità e a follie anche dal punto di vista economico ?
- Questa è la buona domanda che si evita accuratamente di porsi. Peraltro, si sa che i fenomeni pratici dipendono sempre da errori teorici. Noi viviamo nell’epoca chiamata del riduzionismo : si riducono tutte le questioni all’immanenza di ciò che viene denominata l’evidenza (assolutamente supeficiale) della secolarizzazione. Del materialismo sedicente concreto e tangibile. Così ogni impresa, dalla più grande alla più piccola, può produrre tranquillamente più del doppio di quanto giunge penibilmente a fatturare nell’attuale contesto piuttosto miserabilista.
- Lei si è distinto in dichiarazioni contro lo statalismo come « cancro massimamente mortale » della nostra era. È sempre convinto del fondamento di tale diagnosi?
- Non solamente tutti possono sempre più verificarlo direttamente e facilmente, ma ho avuto molte occasioni di constatare le vere radici anche e soprattutto religiose di questa tragica catastrofe, quasi invisibile nei suoi apparenti interessi, oltretutto falsamente individualisti.
- Per esempio?
- Ciò che posso pertinentemente aggiungere alle analisi precedenti è che lo statalismo non riguarda solo la devastazione economica, come epifenomeno della politica. All’origine (ma non solamente), bisogna considerare lo statalismo come volontà diabolica di predominanza dello Stato sull’inviolabile Divinità, vale a dire sul sacro che dà il senso di Verità all’esistenza umana stessa. L’allontanamento cioè dal Trascendente, da Dio e dalle Sue leggi: il che non fa che abbrutire gli uomini fino alle idée più folli e antieconomiche.
- Faccia anche qui un esempio.
- Prendiamo il debito degli Stati. L’ultimo calcolo fatto ha certificato il debito mondiale a 235% di ciò che l’umanità è capace di produrre in un anno : vale a dire che bisognerebbe lavorare quasi tre anni senza circa nulla consumare per rimborsarlo (senza contare i giganteschi interessi da pagare sempre cash !). E si è costretti a constatare, purtuttavia e irresolubilmente, che questo debito cresce sempre malgrado tutte le dichiarazioni di doverlo invece diminuire. La cosa conduce a concludere che non solamente si va verso una certa devastazione ancora più grave (un fallimento), ma ci si è già in pieno, cioè nella… crisi.
Le attuali generazioni fanno pagare così, irresponsabilmente, alle seguenti il tenore di vita che esse si accordano « a credito », attraverso la complicità delinquenziale dello Stato.
Vale a dire che esse rubano il futuro facendo prosperare, in sovrappiù, una classe incredibile di parassiti redditieri ad alti guadagni : i sedicenti poteri finanziatori del debito pubblico.
Lo Stato, in via di principio, non deve avere debiti, ma piuttosto riserve allo scopo di poter far fronte a possibili (e disgraziatamente anche frequenti) catastrofi naturali : come avviene abitualmente coi buoni padri di famiglia naturalmente previdenti. Oppure, queste riserve devono finanziare le infrastrutture produttive per i figli e il futuro… - Passiamo ora al piano professionale. Alla sua età, lei continua a lavorare ma in seconda linea, in quanto sua figlia si è incaricata di dirigere l’head office di Bruxelles e le sedi attuali (come pure future) su tutti i continenti. Quali sono le novità che lei può verificare nella strategia dei mercati di servizi multilingui di comunicazione?
- Sul piano strategico, quasi nessuna ! La crisi economica ha solo rallentato i processi. Forse la sola evidenza che si può constatare in forte progressione è il grado d’informatizzazione. Ma il settore della comunicazione pragmatica e marketing è fra quelli meno « robotizzabili » : bisogna solo integrare – se si osa dire – tutte le attività proprie alla pubblicità per ridurre i tempi di fornitura nella qualità, rendendo i prezzi molto accessibili e competitivi per ogni impresa utilizzatrice. Soprattutto le piccole perché possano accedere facilmente a diversi mercati, multilingui naturalmente.
- Bisogna constatare in ogni caso negli ultimi anni che la grande maggioranza delle imprese ha dovuto lottare per non fare fallimento o per non dover chiudere le attività…
- E certamente non per svilupparsi investendo o per far fronte ai problemi basilari della qualità linguistica e geo-marketing propri alla multilocalizzazione. La crisi economica costa caro. Molto caro !
- Ma così si è ancora radicata l’idea che la qualità linguistica, dunque della comunicazione, non possa essere prodotta se non dai free-lance.
- E tuttavia, anche il migliore dei free-lance non può evitare occasionalmente di sbagliarsi in ortografia, sintassi, adeguamento terminologico, in geostilistica o in fedeltà semantica !
Da cui l’indispensabilità di révisori ed omogeneizzatori lessicografici che assicurino rapidamente (lavorando in tandem) anche la pubblicità contrattuale unica e globale della confidenzialità. E della continuità pertinente sul piano pubblcitario che solo una sede glocalizzata può garantire. La permanenza della crisi economica cristallizza anche l’obsolescenza nell’innovazione, pure giuridica. - Bisognerà approfittare pure per integrare tutti i servizi della comunicazione pubblicitaria e marketing.
- Per le agenzie di punta, è inevitabile. Già oggi c’è una superiorità certa ben strutturale : sul piano glocalizzato oltreché in grafica illustrativa. Ed anche in marketing, oltre che in capacità creativa in rapporto a molte sedicenti agenzie pubblicitarie, anche ancora sorprendentemente grandi ma monolocalizzate !
- È anchesì da prevedere la messa o rimessa in azione di una capacità composita di vari mestieri spécializzati (non naturalmente tutti, ma i principali!) con diverse agenzie glocalizzate in altrettanti sedi rispetto alle lingue dei mercati target…
- Sì, ma la cosa non è proprio nuova: già più di vent’anni fa parlavo in questi stessi termini. La vera difficoltà è situata sul piano imprenditoriale. Quando appena adesso facevo allusione allo statalismo trionfante e al dominio del riduzionismo ideologico (per esempio, il pensiero unico) pensavo all’allontanamento che i nostri comtemporanei hanno già scavato in rapporto a tali verità fattuali. Essi hanno la stessa radice : la dominazione totale dello Stato sulla Persona che, invece, dipende solo e unicamente – come sempre – dal suo Creatore.
Les popolazioni ci si rivoltano, anche se non completamente consapevoli. Codesta perniciosa dominazione del pensiero detto anche “liquido” prende origine dalla riduzione costante e sistematica delle stesse leggi verso la banalizzazione superficiale dei sedicenti valori materiali e falsamente edonisti.
Le conseguenze sul piano della concezione pubblicitaria e della comunicazione sono enormi e ancora largamente incomprese. Per cui c’è ancora molto spreco e una ingente innovazione, pure concettuale, da realizzare in programma ! Non solo per le PMI. - Perché diventare imprenditori sarebbe in antagonismo con la, diciamo, leggerezza del divertimento e del piacere ?
- Non c’è alcun antagonismo. Il problema risiede nel fatto che non si tratta, molto correntemente, di « divertimento » e di « piacere », ma di “alienazione” e di “fuga dal vuoto esistenziale”.
E siccome il divenire imprenditore (di cui quasi due su tre nei prossimi dieci anni non esistono ancora), coincide con il controllo globale della realtà. Mentre si rimane nella consapevolezza della propria creaturalità sempre fragile: lo statalismo e il riduzionismo contemporanei ostacolano le virtù d’imprendere. - Ma le imprese di comunicazione classiche sono ben là pronte per occuparsene…
- È vero, non lo dimentico. Ma l’ideologia massificata è anche sempre in gioco nelle stesse direzioni di queste agenzie pubblicitarie e cosidette multlingui ! Lo statalismo materiale ed economico, con la sua espropriazione culturale, provoca il riduzionismo con la reificazione superficiale di ogni valore reale, allo stesso titolo di quelli religiosi (che riguardano la totalità dell’esistente) : gli ambienti professionali, notoriamente limitati su questo piano, sono alquanto lontani dal poter comprendere queste mutazioni radicali. Si tratta, a dire il vero, della novità fondamentale nella comunicazione di cui abbiamo iniziato appena a parlare.
- Vuole dire con ciò che tutta la civiltà occidentale è stata devastata dalla decristianizzazione delle nostre società e dal riduzionismo della secolarizzazione?
- Esattamente, senza però alcuna idea passeista! Imprendere significa, in fondo, legare e integrare tutta la propria esistenza alla Creazione continua, di cui solamente la prima parte è stata già compiuta dal gesto infinitamente realizzativo, ma nella libertà dell’uomo, del Dio creatore. Tutta la civiltà occidentale, vale a dire cristiana, si è realizzata nella continuità globale di questa dimensione che il modernismo idéologico (non la vera modernità!) sta disfacendo e sconvolgendo. Così come la Famiglia è stata sfasciata e quasi distrutta nei suoi fondamenti sul piano teorico e esistenziale, l’impresa è stata vittima dell’anonimato relativo al cosiddetto produttivismo utilitario. Un certo rifiuto paradossale del lavoro generalizzato ne è il risultato. La cosa spiega la crisi attuale anche della comunicazione e della pubblicità alla quale bisogna ancora trovare la vera soluzione storica.
Da cui le possibilità di sfida delle nuove agenzie di comunicazione multilingui e glocalizzate. - Una ultima domanda prima di ringraziarla per le risposte sempre pertinenti, sorprendenti e nette. E per verificare se, malgrado tutto, lei ha sempre la speranza, oltre alla fede che sempre manifesta, contro corrente, anche in pubblico. Come pensa di esplicitare il senso positivo delle cose e l’atteggiamento fiducioso malgrado le sue posizioni criticissime in rapporto al futuro immediato del mondo?
- La crisi della comunicazione non coincide per nulla con quella del mondo! Osservate le magnitudini oceaniche dei fenomeni generalmente ancora incompresi. Come quelli di Trump, Brexit, dei governi europei non sottomessi (come quello polacco, ungherese, slovacco, sloveno, austriaco, italiano, spagnolo… oppure come il problema centrale dello statalismo e della reputazione dell’UE): ne dimentico sicuramente.
I comunicatori, soprattutto professionisti, fanno molta fatica a seguire (quando ci riescono!) tutto ciò. E a correre appresso alla realtà: dovrebbero anticiparla!
Devo dunque e prima di tutto ringraziare la dinamica intrinseca del lavoro che la grande Tradizione cristiana chiama sempre “redentrice”, non ho paura a dirlo in questo modo classico e considerato pure bigotto. Essa, in effetti, porta con sé – contro ogni opinione apparentemente corrente – in ogni uomo che si abbandona alla semplice progettualità dell’eterna Creazione, l’anelito insopprimibile della salvezza, anche immediata. Questa è strutturalmente contraria al nichilismo fatalista e erroneamente opportunista. E genera solo cambiamenti sani di speranza. Si è infatti obbligati a fare nuove analisi più razionali e non ripetutamente illusorie. Per cui due virtù sulle tre teologali – la Speranza e la Carità, oltre alla sempre incerta Fede – inducono, in concreto, immancabilmente all’innovazione. - Una ultima domanda prima di ringraziarla per le risposte sempre pertinenti, sorprendenti e nette. E per verificare se, malgrado tutto, lei ha sempre la speranza, oltre alla fede che sempre manifesta, contro corrente, anche in pubblico. Non crede, signor Troiano, che questo tipo di linguaggio non sia troppo negativamente percepito a detrimento del suo discorso veritativo?
- Le parole e le espressioni idiomatiche del passato identificano la cultura alla base della civiltà occidentale – ormai apparentemente sprovvista della Verità cristiana – quasi clamorosamente! – e che vanno riprese letteralmente in quanto praticamente laicisticamente sconosciute. Oppure rese desuete dal riduzionismo generalizzato, detto “moderno”. Mischiato ad uno stile molto marketing, culturale e attuale, utilizzo così, espressamente, questi termini apparentemente obsoleti e inattuali, in quanto i comunicatori professionali devono sempre anticipare les tendenze piuttosto che limitarsi a tragicamente seguirle in modo conformista, quasi sempre inefficace e spocchioso!
Ai nostri giorni il miserevole abbrutimento riduzionista si contrappone a segni di eterno rinsavimento di grandi popolazioni. Ma la massificazione spappolata si presenta brillantemente spavalda e vincente nel contesto impoverito e mutilato del dibattito sedicente moderno (in realtà molto tragicamente modernista!). Per cui risulta indispensabile ricostituire prima e pur sempre anticipatamente, con nuove e antiche parole, l’universo globale e totalizzante ormai perduto, anche sul piano lessicale.
È per questo che l’auto-laicismo, sostenuto persino da una importante parte del clero cattolico, costituisce il nemico più radicale de futuro civile e dell’economia.
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