La crisi globale della nostra epoca riguarda anche i significati delle parole: bisogna riscoprire le accezioni originali dell’”Eucarestia” e del “mercato”: le due parole chiave di tutta la nostra vita.
Vale a dire ciò che si celebra al centro e al cuore nella santa messa cattolica per la salvezza spirituale, e per ciò per cui si lotta quotinianamente nel lavoro per l’utilità della nostra esistenza materiale.
I loro concetti devono essere ridefiniti nella nostra attiva coscienza moderna. Altrimenti si è condannati a sottomettersi ad una concezione distorta nei nostri comportamenti. Generalmente si crede tutto già conosciuto o aver metabolizzato. Ma noi tutti siamo bombardati giorno e notte da centinaia di messaggi condensati nelle comunicazioni invadenti tipiche del pensiero unico massificato che ci incombe. Tutte le nostre nozioni ne sono impercettibilmente conseguenti, occorre dirselo! Così, succede come la tendenza al casuismo, vale a dire l’ideologia sottilmente eretica con cui, all’interno della Chiesa, si adatta la teologia e la pastorale alle sedicenti “circostanze”. Si assiste così ad una diluizione e ad un riduzionismo costante dei contenuti religiosi. Il mistero eucaristico della morte e della resurrezione di Cristo diventa fatalmente eccentrico, anche sul piano liturgico, in relazione ad una visione cattoprotestante di “convivialità” di assemblea di “fedeli”, molto orizzontalmente situati e immanenti in rapporto alla santa messa come rinnovo del sacrificio cristiano. Allo stesso tempo, il lavoro per la produzione di ricchezza si sposta sempre più verso la concezione statalista ed economicista dei partiti e dei sindacati: il funzionalismo marxiano della tecnoscienza materialista e laicista, in tal modo, assurge in auge. La DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) in materia è dimenticata e tutta la tradizione ecclesiale, ricchissima, che ha fondato la superiorità assoluta del mondo ecclesiale nella civiltà occidentale su tutte le altre culture, sparisce sotto il nichilismo dominante: nella secolarizzazione scervellata in corso dal secolo detto “illuminista”.
Appare, per conseguenza, che se non si coltiva in permanenza un atteggiamento critico e radicale in relazione alle mentalità comuni del nostro mondo, si finisce per essere fatalmente vittime incoscienti di ciò che viene chiamato il relativismo che domina questo nostro universo massificato. Tanto più che è pure più complesso per i cristiani che – lo si sa – hanno sempre una doppia nazionalità spirituale: appartengono allo stesso tempo al Regno di Dio, dunque alle profondità dell’Essere, e a quello che viene chiamato “di questo mondo”. L’adesione primaria e fondamentale a Dio ha mostrato a ciascuno tutta l’incarnazione evangelica e la dimensione totalizzante di Gesù. Il piano di salvezza eterno della Trinità indica il cammino pratico da percorrere in questa vita per cominciare la realizzazione, qui ed ora, di questo Regno possibile. In codesto cammino tutto si riassume ed entra in fusione: dalla realizzazione personale, con il compimento della propria vocazione, fino alla concretizzazione della civiltà sociale e pubblica nella quale noi viviamo e speriamo vivere. È per questo che il vero cristiano, compiuto e completo, non ha mai un deficit in rapporto al non credente: la sua fede non lo mette mai in posizione di handicap. Egli vive tra due polarità che deve costantemente riformulare. A due condizioni però: primo che non scelga la tendenza molto diffusa detta del cattolicesimo spiritualista; e, in secondo luogo, che non si faccia dominare dallo psicologismo privatistico tanto alla moda dell’attiule pietismo di paccottiglia. Queste due condizioni non fanno altro che corrispondere alle lotte quotidiane che ciascuno deve combattere contro le tendenze più diffuse e generali nell’attuale Chiesa dette individualista e casuista. Queste due ideologie sono anche dominanti – e non a caso – nella superficialità del mondo intero. Le si chiamano anche massoni oppure onusiane, a casusa del loro attaccamento alla piattezza banalizzata della “felicità” mediamente praticata. Il dramma supremo della Croce e della Resurrezione è molto, molto lontano. Rimane solo un cammino verso la “religiosità facile” di un ecumenismo già soddisfatto di “Verità addomesticate”. La salvezza umana per questo universo sostanzialmente irreligioso non è veramente necessaria!
Analisi condivisibilissima. Non ci resta che pregare affinché il Figlio dell’Uomo, quando verrà sulla terra, trovi ancora – per Grazia – la Fede.